Ecco le spiegazioni fornite dal ministro della sanità e della socialità sotto il fuoco di fila delle domande dei deputati. Se Blotti fosse ancora capo divisione dovrebbe essere rimosso? "Per rimuovere una persona bisogna sempre fare un’inchiesta amministrativa"
Il Caffè, questa mattina, pubblica ampi stralci del resoconto dell’audizione che il ministro della sanità e della socialità ha tenuto davanti ai commissari lo scorso 6 giungo. Una versione, quella di Beltraminelli, comunque molto interessante dal profilo politico. Non foss’altro perché, attraverso queste righe, si può leggere la ricostruzione fatta dal Consigliere di Stato titolare del dossier.
Di seguito pubblichiamo per esteso lo stralcio di verbale reso noto dall’edizione del Caffè di questa mattina.
Farinelli Se le dicessi che i suoi collaboratori sapevano un anno e mezzo prima dei fatti di febbraio che si stava agendo nell’illegalità?
"Che cosa intende?"
Farinelli Che si sono resi conto che non c’era una risoluzione governativa e che la situazione avrebbe dovuto essere sanata.
"I miei collaboratori hanno posto alla mia attenzione due risoluzioni governative relative alla Rainbow. Il tema è stato contestualizzato in Consiglio di Stato. E più tardi, il 15 giugno 2016, una risoluzione per Camorino, che rimaneva una questione di urgenza. Per il resto non so a che cosa si riferisce riguardo alla consapevolezza dei collaboratori".
Farinelli Mi riferisco a qualcosa detto in questa sala da qualcuno dei suoi collaboratori, che ha detto che nel 2015 ci si è resi conto che la condizione con cui si stava operando non era entro il quadro legale prestabilito. Inizialmente si è detto c’era l’urgenza e non ci si è accorti. A un certo momento però ci si rende conto.
"Mi meraviglia abbastanza, perché la situazione di incertezza è continuata e continuerebbe a mio modo di vedere ancora oggi qualora vi fosse un abbandono di Losone. Nel 2016, non nel 2015, è nata la necessità di creare un centro cantonale richiedenti l’asilo. Non si è sempre stati con le mani in mano in attesa di creare un centro cantonale. Con i nostri partner, in particolare il partner di riferimento per la questione richiedenti l’asilo durante la prima fase, ossia la Croce Rossa, è stato necessario un mio intervento a Paradiso.
"I centri della Croce Rossa sono due: uno a Paradiso e uno piccolo a Cadro, molto piccolo e molto vecchio. Paradiso è in una situazione provvisoria, ed è importante venga mantenuto questo centro, e sinora si continua l’esperienza. Più volte ho sentito il sindaco di Paradiso. Però della necessità di disporre di più alloggi, che non si trovano da un momento all’altro, ne era consapevole la Divisione e io personalmente, tant’è vero che è in fine costruzione un nuovo centro della Croce Rossa a Cadro, in cui si disporrà di circa 180 posti e si è aperto un piccolo centro per minorenni non accompagnati ad Arbedo. Il fatto che si sono resi conto dell’illegalità lo vengo a sapere adesso da Farinelli, perché non mi hanno mai riferito".
Farinelli Quindi lei non è mai stato informato di questo, da nessuno?
"No, perché se no avrei dovuto intervenire".
Farinelli Come si spiega che il suo capodivisione (ndr, Claudio Blotti capo della Divisione dell’azione sociale fino al 30 settembre scorso), coscienzioso, bravo, capace, per un periodo di 18 mesi si rende conto che c’è una situazione potenzialmente pericolosa anche per il consigliere di Stato, che alla fine è il parafulmine di tutto, e decide di non dirle niente? Noi sappiamo che il capodivisione era informato.
"Non so quel che vi ha detto nel dettaglio il capodivisione perché non ero presente. So che c’è stato concettualmente un errore procedurale. Il concetto di illegalità non so a che cosa si riferisce".
Farinelli È molto semplice. Io sbaglio e non mi accorgo di aver sbagliato. È un errore. Se io sono consapevole che sto sbagliando, ma perpetuo l’errore, si è oltre la dimenticanza. Sono consapevole che sto sbagliando (che sto andando a 180 Km/h in autostrada con un limite di 120 Km/h) ma proseguo così... per qualche motivo.
"È la cosa che mi meraviglia di più. Perché in effetti la modalità operativa più corretta era quella che in questo settore, passata la super emergenza, continuando la provvisorietà e l’incertezza (un’altra cosa è fare i concorsi), bisognava ratificare con una risoluzione governativa gli ordini generali. In questo senso sicuramente ho del rammarico. Però questo è quello che bisognava fare. Da lì a dirmi che consapevolmente non lo si è voluto fare, non ho fatto questo tipo di click".
Farinelli Quando ha saputo di questo caso non ha chiesto ai suoi collaboratori che cosa era successo e di spiegarle la situazione?
"Certo. Mi hanno detto che, presi dall’operatività e dalla necessità di far fronte a situazioni delicate, hanno lavorato secondo scienza e coscienza, cercando di avere un prodotto di qualità a un prezzo onesto e gestendo l’operatività nel modo migliore. Come ho detto in Gran Consiglio, dal lato operativo, ossia come si è saputo gestire una situazione potenzialmente esplosiva sul territorio - si è arrivati vicini al dover posare tende - e dal lato dei costi dello Stato, dove la pressione è continua, non posso rimproverare i miei collaboratori".
Farinelli Quando è scoppiato lo scandalo con chi ha parlato dei suoi collaboratori? Con Claudio Blotti? Solo con il capodivisione attuale? Solo con il capufficio?
"Quanto successo è più che uno scandalo: l’arresto di due persone e una cessazione dell’attività di Argo1 a seguito dell’arresto del direttore operativo e di un’altra persona indagata dalla Procura federale. Sono stato informato dal capo della Polizia, come tutto il Consiglio di Stato - era un mercoledì - e ho chiesto tutte le spiegazioni del caso ai miei collaboratori, quelli che oggi lavorano presso l’Amministrazione cantonale, vale a dire Renato Bernasconi che ha preso il posto di Claudio Blotti e Renato Scheurer (capo dell’Ufficio del sostegno sociale, ndr) e poi ci siamo rivolti a Claudio Blotti per capire meglio e lui ha mostrato massima disponibilità, anche nell’accettare l’invito della Sottocommissione".
Farinelli Avesse saputo che ci si era accorti degli errori, ci conferma che sarebbe andato direttamente in governo con una risoluzione?
"Certamente, perché io non ho nessun motivo di non andare in Consiglio di Stato. È strano che sono state fatte due risoluzioni Rainbow in una prima volta e poi si è fatta una risoluzione, assolutamente corretta, nel mese di giugno 2016 per tematizzare ancora una situazione di delicatezza e che è mancata questa risoluzione, che secondo me doveva essere non legata unicamente al mandato di sicurezza, ma alla gestione di grande provvisorietà e anche di carico differente: a Lodano, a Peccia i partner di riferimento per assolvere il compito sono diversi. Bisognava fare questa risoluzione. Ho chiesto anche ai collaboratori, a Claudio Blotti, che mi ha risposto di non sapere perché non l’ha fatta. Mi sembra strano che ora mi veniate a dire che mi hanno sottaciuto informazioni".
Farinelli Se glielo hanno sottaciuto lo deve dire lei. Noi sappiamo che lo sapevano. Sono due cose diverse.
PINOJA Claudio Blotti e Renato Scheurer hanno parlato più di una volta della mancanza della risoluzione governativa.
"Lo dico anch’io, ma a posteriori. Non c’ero e non ho i verbali delle audizioni dei miei collaboratori. Che oggi condividano de facto che doveva esserci una risoluzione governativa è evidente".
Farinelli Non è questo il punto. Il punto è - è stato detto - che a un certo momento ci si è accorti che mancavano delle risoluzioni governative, che non c’era la delega governativa per poter agire in questo modo. È successo nel 2015. Nel 2015 di ciò parlano Scheurer e Blotti.
PINOJA Nel 2015 è stata anche emanata la direttiva dalla Sezione delle finanze riguardo ai documenti da allegare ai pagamenti.
"Se era così, allora anche la Sezione delle finanze poteva accorgersi che mancavano documenti".
Farinelli Rimaniamo sulla questione dell’informazione. Un collaboratore ha detto che nel 2015 ha parlato con il capodivisione di questo problema dicendogli che si stava lavorando con un problema di forma appunto, perché mancava la risoluzione governativa. Di questo tema ne parlano anche in altre occasioni. Se ho ben capito, per più di un anno il capodivisione con cui si rapportava non le ha mai detto: guardi consigliere di Stato che siamo contenti di come lavora la Argo1, ma bisogna fare una risoluzione.
"No. Me l’avesse detto, l’avrei fatto".
DURISCH Come mai non hanno proceduto a informare il consigliere, che sarebbe andato spedito in governo?
"Sarei andato spedito, ma per me questa è una novità che apprendo oggi da voi".
BACCHETTA CATTORI Non dovevano neppure sottoporre la questione al consigliere. Dovevano presentargli la risoluzione governativa.
"Per come funziona l’Amministrazione, sono i collaboratori che portano al consigliere di Stato la necessità di una risoluzione. Il consigliere non si occupa di tutti i dettagli amministrativi. Ci sono situazioni in cui non è necessaria una risoluzione. Dipende anche dalle deleghe di un Dipartimento, ecc. È evidente che loro se si sono accorti - come oggi mi dite e cosa che apprendo oggi - avrebbero dovuto arrivare da me con una risoluzione governativa in cui spiegavano il perché del ritardo".
L’audizione si concentra sulla posizione del capodivisione Blotti e Beltraminelli entra nel merito di un’eventuale inchiesta amministrativa e delle indagini in corso da parte della magistratura.
PINOJA Se oggi Claudio Blotti fosse ancora a capo della Divisione dovrebbe essere rimosso?
"È una domanda che deve essere contestualizzata. Per rimuovere una persona bisogna sempre fare un’inchiesta amministrativa".
DURISCH Io l’ho sempre chiesta.
"Sì, ma non si può andare a fare casino. Prima di tutto è importantissimo sapere che nessun collaboratore del Dipartimento della socialità, attuale e presente, in passato è stato oggetto di un’inchiesta penale. Prima di esprimermi in parlamento mi sono informato presso il procuratore generale John Noseda per capire la situazione e cercare nel limite del segreto d’ufficio di avere le idee chiare per riferire al Gran consiglio. Ho preso molto sul serio l’interpellanza Galusero. Anche se oggi quanto ho detto può apparire lungo, era importante non sottacere elementi legati ad esempio al penale. La magistratura ha lavorato moltissimo per scongiurare, o meglio per appurare se potevano esserci stati problemi di natura penale da parte dei miei collaboratori e magari anche miei personali. All’inizio girava la voce che ero amico di D.S. e che c’erano mazzette. Avete sentito anche Cavallero? Anche lui ha avuto contatti con il Pg".
Farinelli Abbiamo sentito Cavallero, che non ha rivelato nulla in ragione del segreto istruttorio.
"La magistratura per lavorare deve informarsi. Si è informata su Argo1, a cui ha sequestrato tutto. Non aveva d’altra parte elementi interni all’Amministrazione cantonale, perché non c’è stata inchiesta penale all’interno. Il fatto è che a disporre dei documenti di Argo1 non erano i soli. Ci sono stati momenti brutti, quando sono uscite fughe di notizie dei documenti di Argo1 per cui mi sono arrabbiato. Vi ricorderete quella più preoccupante, perché la più semplice se si vuol fare populismo, che diceva che Argo1 aveva messo in pericolo la vita della persone quando c’è stato un caso sospetto di tubercolosi, che ha costretto il Dipartimento a dover rettificare la notizia.
"Chi ha divulgato i documenti aveva i documenti da una parte ma non aveva la corrispondenza interna al Dipartimento tra la parte socialità e il medico cantonale. Per me è importante venga fatta la chiarezza necessaria. Non c’è ‘penale’. Il ‘penale’ ha avuto contatti con Cavallero e grazie a quel che Cavallero ha detto alla magistratura - penso anche grazie a quello - non è mai partita un’indagine penale a carico dei miei collaboratori. A Durisch dico che le inchieste amministrative si aprono e si chiudono quando c’è un’inchiesta penale in corso. A carico di Claudio Blotti, che non è più un dipendente dello Stato, non si possono fare inchieste amministrative. Certamente il vostro rapporto o quant’altro sarà utile a me per primo per capire meglio se ci sono state lacune gravi o molto gravi. Non è stata fatta un’inchiesta amministrativa da parte del governo perché lasciamo lavorare voi".
Durisch Quando è emerso in febbraio il caso, Blotti non era più alle dipendenze dello Stato, ma sicuramente è stata fatta una riunione di emergenza. Chi era il riferimento di Beltraminelli per comprendere la fattispecie?
"Il servizio richiedenti l’asilo mi ha dato le informazioni necessarie per quel che dovevo sapere io. C’è un caposervizio, che è la signora Carmela Fiorini, che con me non parla molto".
FARINELLI Perché con lei non parla molto?
"Perché è il terzo livello della scala gerarchica. Io devo avere un rapporto chiaro di linea, altrimenti si fa confusione".