POLITICA E POTERE
"Prima i nostri" secondo il Consiglio di Stato: "Sì alla preferenza del personale indigeno, ma...". Marchesi: "Il Governo se ne infischia della volontà popolare"
Il Consiglio di Stato ha preso posizione su 10 iniziative parlamentari e 4 mozioni, frutto dei lavori della Commissione speciale nominata dal Gran Consiglio per l’applicazione dell’iniziativa popolare «Prima i nostri». Deluso il presidente dell'UDC
Foto: TiPress/Francesca Agosta
BELLINZONA - Il Consiglio di Stato ha preso posizione su 10 iniziative parlamentari e 4 mozioni, frutto dei lavori della Commissione speciale nominata dal Gran Consiglio per l’applicazione dell’iniziativa popolare «Prima i nostri», approvata dalla popolazione ticinese il 25 settembre 2016.

“Il Governo – si legge nella nota stampa - si esprime favorevolmente su tutte le iniziative che riguardano la preferenza del personale indigeno – formulando anche alcune controproposte –, mentre invita il Parlamento a respingere le modifiche alla Legge tributaria e la proposta di Legge di applicazione della preferenza indigena".

Il presidente dell'UDC Piero Marchesi non è sorpreso..."Nessuna sorpresa, purtroppo, da parte del Consiglio di Stato ticinese, che si é pronunciato sulle proposte della commissione e dell'UDC per l'applicazione dell'iniziativa", scrive. A suo avviso, "il Governo non ha fatto nulla per applicare l'iniziativa e ora fa di tutto per evitare l'applicazione chiedendo al Parlamento di bocciare la legge di applicazione. Il nostro Governo se ne infischia della volontà popolare, ne prendiamo atto".
 
Ecco la nota integrale del Consiglio di Stato.

“Dopo l’approvazione dell’iniziativa costituzionale «Prima i nostri» dello scorso 25 settembre, i membri della Commissione speciale nominata dal Gran Consiglio hanno elaborato una serie di atti parlamentari che propongono misure legislative per attuare i principi contenuti nella modifica introdotta nella Costituzione cantonale. In attesa del conferimento della garanzia federale – la procedura è in corso in seno al Parlamento federale – il Consiglio di Stato ha ora preso posizione sulle richieste della Commissione.

In generale, il Governo ha accolto favorevolmente tutte le proposte che – al momento dell’assunzione del personale – mirano a prescrivere alle aziende pubbliche e parapubbliche, e agli enti privati legati allo Stato da contratti di prestazione, di dare la precedenza a persone residenti, a parità di qualifiche.

L’inserimento nella legislazione cantonale di queste norme – che formalizzano una prassi già da tempo adottata dal Cantone – consentirà di sfruttare nel modo più ampio possibile il margine di manovra a disposizione dei Cantoni per adottare norme sulla preferenza dei lavoratori svizzeri o residenti in Svizzera; il Consiglio di Stato sottolinea che tale margine risulta molto limitato, in base alle norme oggi in vigore, ma ha ad ogni modo formulato alcune controproposte per aumentare l’efficacia dei provvedimenti.

Per quanto invece riguarda l’iniziativa che propone la Legge di applicazione della preferenza indigena, il Governo ritiene che le norme centrali del progetto – nelle quali sono istituite una serie di condizioni per il rilascio e il rinnovo di permessi per stranieri – risultino in contrasto con il diritto superiore. Il Parlamento cantonale viene quindi invitato a respingere l’iniziativa, in attesa che venga chiarito il margine di manovra del legislatore cantonale: ciò avverrà nei prossimi mesi, quando il Consiglio federale licenzierà il messaggio sul conferimento della garanzia federale alle modifiche della Costituzione cantonale stabilite con la votazione del 25 settembre.

Infine, il Consiglio di Stato propone di respingere una modifica alla Legge tributaria secondo la quale gli investimenti di manutenzione e miglioria degli immobili possano essere deducibili fiscalmente solo se – in caso di ricorso a un fornitore proveniente dall’estero – il pagamento avvenga mediante bonifico bancario. Tale obbligo è infatti sostanzialmente in vigore già nella prassi attuale, e una sua formalizzazione potrebbe creare conflitti con le norme in vigore negli altri Cantoni svizzeri”.

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