Sia il capogruppo Daniele Caverzasio che la stessa Minoretti, motivano la scelta di lasciare il Parlamento con l’impossibilità per l’ormai ex Gran Consigliera di conciliare l’attività professionale con quella parlamentare. Ma in realtà la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata un'altra....
Il Corriere del Ticino ripercorre oggi la vicenda con le voci dei protagonisti. Sia il capogruppo Daniele Caverzasio che la stessa Minoretti, motivano la scelta di lasciare il Parlamento con l’impossibilità per l’ormai ex Gran Consigliera di conciliare l’attività professionale con quella parlamentare. Ma in realtà la goccia che ha fatto traboccare il vaso, è stata l’assenza di Minoretti dall’aula, a causa di una telefonata di lavoro, durante il voto del plenum sulla proposta di introdurre le congiunzioni delle liste a livello comunale e cantonale. Un voto a cui la Lega teneva tantissimo e a cui da mesi i deputati stavano lavorando per raggiungere l’agognata maggioranza.
Per una volta, il gruppo leghista, aveva imposto ai suoi Gran Consiglieri una ferrea disciplina sulla presenza in Parlamento durante il voto di questo oggetto. Del resto, le congiunzioni, rappresentano per il Movimento, così come per la sinistra, una sorte di assicurazione sulla vita per blindare i seggi negli esecutivi.
Eppure, nonostante le ripetute raccomandazioni, Minoretti sul più bello in aula non c’era. Risultato: pareggio, con la votazione da ripetersi alla prossima sessione del Gran Consiglio. E chissà quali saranno i numeri la prossima volta…
“Visto il ripetersi delle assenze - ha spiegato Caverzasio al CdT - ho invitato la mia collega a prendere una decisione: o sei dei nostri rispettando il mandato che ti hanno conferito i cittadini o è tempo di valutare se i tuoi impegni di lavoro ti permettono di sedere in Parlamento”.
Dal canto suo Minoretti ribatte: “Sono il responsabile finanziario di un importante gruppo farmaceutico e l’anno prossimo abbiamo in previsione grossi investimenti in Ticino. Col passare delle settimane mi sono quindi accorta di non riuscire più a stare al passo con i lavori del Gran Consiglio. Era dunque arrivato il momento di fare una scelta tra professione e politica”
Quanto all’assenza “incriminata” spiega: “Ero al telefono con un cliente al quale era importante rispondere. Non potevo mica mandarlo al diavolo. La professione è la mia priorità, mentre certi tatticismi politici non m’interessano. Capisco che il mio comportamento possa aver dato fastidio. Ma sarò sincera: non ho percepito l’importanza del messaggio in discussione, sul quale avrei seguito la linea della Lega ma senza interesse. E a Caverzasio ho semplicemente detto che in fondo non era successo nulla di grave e che avrebbero rivotato in gennaio”.