Argo1, quel mandato che non si spiega... La perizia conferma le indiscrezioni di liberatv. La domanda delle cento pistole resta: "Perché fu scelta quell'agenzia?". Il presidente del Governo, Manuele Bertoli: "Su Belraminelli decideranno gli elettori"
L’ex procuratore pubblico Marco Bertoli ha consegnato al Consiglio di Stato la versione definitiva del proprio rapporto sul caso Argo1. Secondo il rapporto, scrive oggi laRegione, i motivi ufficialmente addotti dal Dss – l’urgenza, i minori costi, le competenze... – non giustificherebbero quel mandato diretto
foto: TiPress/Alessandro Crinari
BELLINZONA - L’ex procuratore pubblico Marco Bertoli ha consegnato ieri al Consiglio di Stato la versione definitiva del proprio rapporto sul caso Argo1. E, come aveva anticipato nelle scorse settimane liberatv, la domanda delle cento pistole è sempre la stessa: perché nel 2014 la Divisione dell’azione sociale del Dipartimento socialità ha attribuito all’agenzia di Marco Sansonetti il mandato di sorvegliare i centri per rifugiati?
Secondo il rapporto, scrive oggi laRegione, i motivi ufficialmente addotti dal Dss – l’urgenza, i minori costi, le competenze... – non giustificherebbero quel mandato diretto. Motivazioni che la perizia mette in discussione. Ieri mattina Marco Bertoli ha consegnato al governo la versione definitiva del rapporto. Una ventina di pagine. Che ora l’Esecutivo trasmetterà alla Commissione parlamentare d’inchiesta. Insomma, la vera o le vere ragioni per cui si è optato per la Argo 1 potrebbero emergere dall’inchiesta penale o dalle indagini commissionali.
Secondo la perizia, appare poco credibile che i funzionari del Dipartimento che si sono occupati direttamente del mandato alla Argo 1 non fossero consapevoli della mancanza della risoluzione governativa necessaria a legittimare l’incarico alla ditta. Il che confermerebbe quanto ha dichiarato nel maggio scorso l’ex capo dell’Ufficio del sostegno sociale Renato Scheurer (nel frattempo prepensionato) alla sottocommissione Vigilanza del Gran Consiglio: dal 2015 sapevamo dell’assenza di una risoluzione del Consiglio di Stato. Mentre Claudio Blotti, all’epoca dei fatti capo della Divisione, disse l’esatto contrario: non ci siamo mai accorti di nulla.
La Regione ha chiesto una presa di posizione sulla perizia al presidente del Governo, Manuele Bertoli, il quale ha detto: “Il giudizio sull’operato del collega Beltraminelli compete agli elettori. Noi, come organo che rappresenta il datore di lavoro, abbiamo il compito di osservare, valutare e giudicare l’operato dei funzionari. Sul direttore del Dipartimento della sanità e della socialità è giusto che un giudizio politico lo dia il parlamento, anche attraverso la Commissione parlamentare d’inchiesta che, comunque, incontreremo per discutere del rapporto tra una o due settimane (…) Il Consiglio di Stato ha come riferimento la Cpi. Sono i suoi membri che dobbiamo informare. Dobbiamo indicare loro fin dove siamo arrivati, tenuto conto che hanno maggiori mezzi di indagine a disposizione. La Commissione può convocare persone, porre loro delle domande. Il governo no”.