POLITICA E POTERE
"Gli imprenditori sfruttano i frontalieri e precludono l'occupazione ai residenti. Mentre i partiti borghesi e di destra..."
Attacco a tutto campo da parte del ForumAlternativo dopo il nuovo record di frontalieri in Ticino. "L'unica soluzione è un salario minimo di 4'000 franchi"

BELLINZONA – Colpa di imprenditori che scelgono lavoratori frontalieri solo per poterli pagare meno, colpa di chi non vuole il salario minimo, ovvero le forze borghesi e di destra. Serve un salario minimo che sia di 4'000 franchi. È un attacco frontale, quello del ForumAlternativo, che parla di “un mercato del lavoro che conosce dei problemi profondi ai quali la nostra classe politica non è in grado di rispondere, sia per mancanza di capacità che per scarsa volontà di intervenire sulle condizioni quadro che ne reggono il funzionamento”.

Il tema, si era capito, è l’aumento dei frontalieri, che hanno toccato un nuovo record. Esso, per il FA, “dimostra in modo inequivocabile che un numero crescente di imprenditori locali assume i propri dipendenti esclusivamente in funzione del criterio del basso salario. Un comportamento semplicemente irresponsabile che, oltre a sfruttare i lavoratori frontalieri, preclude l’occupazione ai residenti. Nello scorso decennio abbiamo assistito in Ticino ad uno sviluppo economico basato su dumping, bassi salari e sfruttamento della manodopera in un mercato del lavoro che mese dopo mese diventa sempre più precario”. 

“Non a caso, malgrado sia aumentato il numero degli occupati, non si è riusciti a ricollocare le 13/14'000 persone che in Ticino sono senza lavoro. Un dramma per le persone coinvolte, ma anche per l’insieme della società”, prosegue la nota.

Soluzione? Una sola: “l’introduzione di un salario minimo legale che permetta di vivere dignitosamente in questo Cantone. Un salario che sia almeno di 4'000 franchi per 13 mensilità. Non è un caso, per esempio, che negli ultimi dieci anni sia esploso in Ticino il numero di frontalieri occupati nel settore terziario, attestandosi ad oltre 42'000 unità: in questo settore i contratti collettivi con dei salari minimi obbligatori sono l’eccezione”.

E qui si punta il dito verso la politica. “Eppure, a causa dell’ostruzionismo dei partiti borghesi e della Lega, alle nostre latitudini il salario minimo resta un lontano miraggio. Anche se il popolo ne ha accettato il principio in votazione popolare da ormai diversi anni. Se la ridono gli imprenditori impegnati a massimizzare i loro profitti, e se la ridono le forze della destra populista che fanno dello sciacallaggio politico sulle spalle delle legittime paure della popolazione. E intanto in Ticino i salari mensili sono più bassi che nel resto del Paese di oltre 1'000 franchi, abbiamo avuto un esplosione del lavoro interinale e – ciliegina sulla torta – abbiamo il più elevato tasso di sottoccupazione del Paese. Non è un caso se i nostri giovani cominciano ad emigrare a nord del Gottardo in cerca di lavoro e futuro”.

“Ma non è troppo tardi: noi crediamo che un Ticino diverso sia possibile, un Ticino dove i residenti non debbano preoccuparsi del loro posto di lavoro e del futuro dei loro figli. Per realizzarlo, dovremo lottare per rafforzare i diritti dei lavoratori. È ora di cambiare!”, si termina con un accenno di speranza.

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