POLITICA E POTERE
Ghisletta, prima gli spintoni e gli insulti, poi le scuse e il caffé insieme
Il socialista è stato aggredito mentre raccoglieva firme per l'aeoporto, ha sporto denuncia ma a sorpresa il suo aggressore lo ha cercato. "Mi ha parlato dei suoi momenti difficili, è attivo nel volontariato. Mi sono emozionato"

LUGANO – Una disavventura, con tanto di aggressione e rottura degli occhiali, con Raoul Ghisletta che è anche andato a fare denuncia in Polizia. E poi, il miracolo, usando il termine scelto dal socialista, di Natale: l’aggressore si palesa e…

La vicenda la racconta Ghisletta in un testo inviato in redazione. Era, come spesso accade in questo periodo, a caccia di firme per il referendum sull’aeroporto. “Un passante ad un certo punto inveisce contro di me, chiedendo insistentemente alla signora di mezza età con cui parlo se sa veramente cosa firma: la signora gli risponde che è giusto che il popolo possa votare sulla questione, perché siamo in democrazia. Mi sposto in seguito sul marciapiede centrale e faccio firmare una seconda persona di Lugano, un uomo di una quarantina d’anni: stessa scena ed anche in questo caso chi firma risponde che sa benissimo cosa sta firmando e di smetterla. Mezz’ora dopo faccio firmare il referendum ad una signora di Massagno che mi interpella direttamente”, spiega. 

Ma “questa volta il passante irrompe in modo scomposto ed il risultato della sua spinta è che i miei occhiali volano per due metri. Raccolgo gli occhiali ed inveisco anch’io, rimproverandogli di avermi rotto gli occhiali. Tutti se ne vanno a casa senza dire altro. Non ha senso continuare. L’accaduto mi pesa veramente e lo segnalo con un messaggio agli amici del gruppo referendario”.

E decide di denunciare. “Il 24 mattina mi reco alla polizia cantonale di Via Bossi per fare la denuncia, così consigliato da amici. Tutti mi hanno espresso solidarietà, ma sento il peso dell’aggressione subita, quasi mi vergogno, perché non ho mai vissuto un episodio simile in tanti anni di raccolta firme e non doveva accadere. Nell’atrio della polizia, dove tira il vento ogni volta che si apre la porta su Via Bossi ritiro il formulario di Denuncia/querela penale per il ministero pubblico, che dovrò riempire e consegnare entro tre mesi, preoccupandomi di far acquisire le immagini della videocamera presso la polizia comunale. Poi dovrò fare la foto degli occhiali e allegare la fattura della riparazione. La solita trafila burocratica, per cui ci vorrà tempo”.

Dopo la denuncia, torna alla pensilina a raccogliere firme e trova diverse persone disposte a firmare. Poi la sorpresa! Dopo mezz’oretta, che sorpresa! Il passante che mi aveva preso a malo modo la sera prima si avvicina a me, mi parla e si scusa profondamente, dicendomi che non aveva mai fatto una cosa del genere in vita sua. Pensa di essere stato fuori di sé, forse perché conosceva delle persone impiegate all’aeroporto e m’invita a bere un caffè. Sono sconvolto ed emozionato, ma sconvolto ed emozionato è anche lui, che non ha dormito bene la notte. Mi viene anche da piangere al bar, quando parlo con lui di quanto successo. Poi lui mi parla dei suoi momenti difficili con il lavoro e con la famiglia, ma anche del fatto che è attivo nel volontariato. E mi fa leggere un breve testo che ha scritto sulla situazione economica: è una persona che ha studiato e che conosce il mondo economico di Lugano”. Tutto è bene quel che finisce bene, insomma.

Prosegue Ghisletta: “Gli chiedo di accompagnarmi al mio negozio di occhiali per costatare di persona i costi della riparazione. Prendiamo il bus e parliamo un poco delle nostre vite e delle vicende luganesi. Dopo un paio di ore ci salutiamo e ci auguriamo Buon Natale. Il peso che sentivo prima non c’è più. La riconciliazione diretta ha funzionato”.

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