Intervista al consigliere nazionale che difende la revisione della legge sulla caccia in votazione il 27 settembre. E tocca i punti salienti, comprese le aggressioni da parte dei cani di protezione
BELLINZONA - La caccia è da sempre un tema sensibile. Soprattutto quando ci sono di mezzo animali particolari, come il castoro, il lupo, il cigno o la lince… Il 27 settembre dell’anno scorso le Camere federali hanno approvato la revisione della legge sulla caccia, contro la quale è stato lanciato un referendum. Si sarebbe dovuto votare il 17 maggio ma, a causa del Covid19, la consultazione popolare è stata rinviata al 27 settembre prossimo.
Secondo i contrari, “questa revisione non soddisfa nessuno senza riserve. Un dibattito fiume e i voti negativi giunti da tutti i partiti ne sono un chiaro segnale. Dopo il lavoro malfatto del Parlamento, una revisione parziale, inizialmente moderata, ora mette in pericolo la protezione delle specie nel suo complesso e ha portato a un risultato squilibrato. La natura, i mammiferi e gli uccelli protetti nonché la protezione degli animali in generale finiscono ancora più sotto pressione. La revisione della legge federale sulla caccia e la protezione va molto oltre l’obiettivo iniziale di una regolazione pragmatica e ragionevole delle popolazioni di lupo”.
Già, il lupo è uno dei nodi centrali del dibattito. Ma non solo lui, visto che i manifesti dei referendisti mettono graficamente nel mirino anche altre specie. Compresa la lepre, che pure è già attualmente cacciabile. Secondo i contrari, questa revisione legislativa apre le porte all’abbattimento di animali protetti, “ma malvisti e invisi, ancor prima che abbiano arrecato un qualsiasi danno. Basterebbe la loro presenza per poterli decimare. Nel gergo tecnico si parla di ‘regolazione’. Se finora era la Confederazione a dover autorizzare l’abbattimento di animali protetti dalle leggi federali, in futuro sarebbero i Cantoni a decidere su questi abbattimenti. Gli animali selvaggi, tuttavia, non conoscono confini cantonali. Il Consiglio federale potrebbe allungare la lista delle specie protette che possono essere abbattute senza una votazione in Parlamento o una consultazione popolare. Il dibattito parlamentare sulla legge sulla caccia ha mostrato quante altre specie animali protette sarebbero nel mirino. Potrebbero finire davanti alle doppiette il castoro, la lince, la lontra, l’airone cenerino e lo smergo maggiore”.
Il consigliere nazionale del PPD Fabio Regazzi, che è anche presidente dei cacciatori ticinesi, è di ben altro avviso, e ritiene che questa revisione della legge sulla caccia sia necessaria ed equilibrata.
“La legge attuale – spiega - ha quasi 40 anni e in questi decenni sono cambiate molte cose. Quella approvata dal Parlamento, anche se come sempre in questi casi è frutto di un compromesso, è comunque una legge moderna, che cerca di dare una risposta ai cambiamenti che sono intervenuti. Uno dei temi è il lupo, e allora iniziamo da qui. In dieci anni siamo passati da 10 a 80 esemplari in Svizzera (un aumento del 700%!), con una decina di branchi censiti tra Vallese, Grigioni e Ticino. Questa crescita esponenziale del numero di lupi va affrontata anche a livello legislativo. Dobbiamo porci il problema di come far convivere specie potenzialmente problematiche con le attività umane salvaguardando la biodiversità. Sia chiaro: nessuno vuole eliminare il lupo. Questo è assolutamente falso e chi lo sostiene è in malafede. Del resto, ho letto tante sciocchezze e falsità in queste settimane... Comunque, non saranno di certo i cacciatori che cacceranno i lupi problematici: la regolazione sarà gestita dai competenti uffici cantonali, come del resto è già possibile fare con la legge attuale; eh sì, perché già oggi sono possibili interventi sul lupo ma anche su altre specie protette, ma questo i referendisti non lo dicono”.
Il consigliere nazionale sottolinea tra l’altro che il titolo della legge non parla solo di caccia, ma anche di “protezione dei mammiferi e degli uccelli selvatici”.
E un’altra cosa che i referendisti non dicono, prosegue, è che la legge in votazione imporrà nuove limitazioni e vincoli ai cacciatori. “Solo alcuni esempi: nella lista degli animali protetti sono stati inserti 12 specie di anatidi che oggi sono cacciabili. I cacciatori saranno inoltre obbligati a sottoporsi a una prova di tiro, e dovranno dimostrare di allenarsi regolarmente. La nuova legge introduce anche l’obbligo della ricerca di animali feriti durante la caccia. Ma potrei citare altri argomenti: come il prolungamento di un mese del periodo di protezione per la beccaccia. Questa è tutt’altro che una legge a favore dei cacciatori, e introduce anche misure per la protezione degli animali, come i corridoi faunistici o il sostegno finanziario per la conservazione delle specie e degli spazi vitali nelle aree di protezione della fauna selvatica, quindi a beneficio della biodiversità. In altre parole se la nuova legge sarà bocciata, tutti questi elementi positivi cadranno”.
Poi Regazzi torna sul lupo: “Il focus del dibattito – spiega - è incentrato su chi vorrebbe regolamentarne il numero e chi vorrebbe una protezione assoluta. È chiaro, con il lupo, ricomparso in Svizzera nel 1995, dovremo imparare a convivere ma dobbiamo dotarci di strumenti per gestire questo problema: abbiamo un territorio molto antropizzato, un’agricoltura di montagna che già fatica a sopravvivere, e che ora si trova confrontata anche con questo problema, che in futuro rischia di dare un colpo letale all’intero settore, con conseguenze immaginabili sulla cura e la manutenzione del territorio. Ma, al di là degli agricoltori, il lupo può diventare un problema anche per la popolazione. Quello che non vogliamo è che si arrivi al bracconaggio o al ‘linciaggio’ come è già successo in alcune regioni italiane o francesi dove i lupi sono aumentati a dismisura. Quindi, se abbiamo il coraggio di adottare strumenti per gestire in modo ragionevole gli effettivi si eviterà di arrivare alla giustizia fai da te”.
Ma sia chiaro, ribadisce Regazzi: “Il lupo è, e rimane, una specie protetta. Del resto, già oggi lo si può abbattere in casi particolari, analogamente per altro ad altre specie pure protette. La nuova legge conferisce semplicemente maggiore competenza ai cantoni, che conoscono la propria realtà territoriale. Le condizioni di abbattimento verranno in parte allentate, ma rimangono comunque piuttosto restrittive e in ogni caso ci vorrà il preavviso dell’Ufficio federale dell’ambiente e le associazioni ambientaliste avranno diritto di ricorso”.
Gli oppositori alla nuova legge ritengono che la convivenza tra lupi e allevatori di montagna possa essere garantita tramite la recinzione dei pascoli e con l’uso di cani da protezione.
“A differenza dei tanti ‘ambientalisti da salotto’ che ho sentito pontificare su questo tema, chi conosce le nostre valli – obietta Regazzi - sa che le misure di recinzione non sono applicabili, perché gli animali pascolano liberi in territori vasti e spesso impervi. E comunque ci vorrebbero recinzioni molto efficaci per fermare i lupi, con costi sproporzionati. E per quanto riguarda i cani, vicino alla mia cascina in Verzasca ce ne sono due, e vi assicuro che ci giro alla larga! Nei giorni scorsi mia sorella è stata aggredita e uno di questi cani le ha morso lo zaino. Un mio amico e sua figlia, invece, hanno avuto un incontro ravvicinato con un cane di questo tipo sul Monte Bar e per fortuna ha avuto il sangue freddo di restare immobile e di non scappare, altrimenti sarebbe stato aggredito. Allora faccio una domanda: avanti di questo passo, chi ci proteggerà dai cani da protezione?”.
Secondo il deputato ticinese, un’altra preoccupazione infondata dei referendisti è legata al fatto che la nuova legge autorizza il Consiglio federale ad ampliare la lista delle specie cacciabili, inserendo altri animali tra le “specie protette suscettibili di regolazione”. In quest’ultima lista ci sono per esempio gli stambecchi, che negli ultimi anni hanno avuto un incremento importante.
“Ora – spiega Regazzi -, come sappiamo lo stambecco è una specie protetta, ma i cantoni possono regolare gli effettivi sul proprio territorio. Lo stesso principio varrà per il lupo. Quindi, se una specie ha un’evoluzione in termini di effettivi che supera una certa soglia si interviene per regolarla, e non per annientarla, anche nell’interesse della specie stessa. Se prendiamo lo stambecco, è dal 1977 che lo gestiamo con prelievi di circa 1'000 esemplari all’anno e gli effettivi da allora sono passati da 8'000 capi agli attuali 18'000. Gestire non significa dunque sterminare ma semplicemente regolare il numero di esemplari in modo da avere una presenza che sia sostenibile, per ridurre entro limiti accettabili i potenziali conflitti”.
Veniamo ai cigni, che i referendisti hanno messo nel mirino sui loro manifesti: “Anche questa specie sta aumentando in modo esponenziale – aggiunge il consigliere nazionale – soprattutto nella Svizzera centrale e in altre regioni. E quindi anche il cigno, pur rimanendo una specie protetta, sarà ‘regolabile’. Ma, anche qui, non saranno i cacciatori a farlo. Il castoro e la lince, per citare altre due specie utilizzate dai referendisti nella loro campagna, rimangono invece protette senza eccezioni. Anche se in alcune regioni i castori creano seri problemi. Sapete quanti ce ne sono in Svizzera? Circa 3'500! Ebbene, se i futuro ci fossero problemi importanti legati all’eccessiva presenza di castori il Consiglio federale si riserva la facoltà di regolarne il numero. Ma se dovesse accadere sarà comunque a condizioni molto restrittive e senza mettere in pericolo gli effettivi della popolazione, come precisa l’articolo 7a capoverso 2 della nuova legge. Tanto per intenderci, a gestire la caccia in Svizzera non c’è mica il dittatore nordcoreano Kim Jong, ma Simonetta Sommaruga, per altro attorniata da parecchi funzionari molto sensibili alla protezione dell’ambiente!”.
E l’orso? “Fa parte anche lui delle specie protette senza eccezioni, come la lince e il castoro – spiega Regazzi - ma pure in questo caso se ci dovessero essere problemi si deve aver la facoltà di intervenire, anche se i presupposti per eliminare orsi pericolosi ci sono già oggi. Con la nuova legge la questione sarà semplicemente più chiara e verrà codificata. Ecco perché non capisco l’accanimento che c’è contro questa revisione legislativa”.
Il consigliere nazionale ritiene che la legge si fondi su buoni e ragionevoli argomenti. “Ma – conclude – sarà una votazione difficile, perché c’è molta gente, soprattutto tra chi vive nelle città, lontano dai problemi delle valli e delle montagne, che ha ancora una visione romantica e bucolica della natura. La natura, però, non è un parco giochi. Va bene lo svago, che è importante, ma se vogliamo che le nostre vallate rimangano come le conosciamo bisogna evitare che chi ci vive e ci lavora le abbandoni: ecco perché è fondamentale salvaguardare gli equilibri tra uomo e animali selvatici”.