Il senatore del PD precisa come "gli attuali frontalieri non dovranno pagare un euro in più", mentre "gli stipendi medio-alti di quelli nuovi saranno più bassi, ma più tasse rimarranno sul territorio". Soddisfatto anche Mastromarino
VARESE - Il senatore varesino e capogruppo Pd della Commissione esteri del Senato è felice per la firma dell'accordo fra Svizzera e Italia. In particolare, intervistato da Varesenews, spiega quali sono i punti che ritiene più importanti e che cosa comporterà l'intesa per i frontalieri.
"Si mette fine ad una tensione diplomatica ed economica che si protraeva da troppo tempo e vedeva i nostri lavoratori frontalieri e le finanze dei Comuni di frontiera esposti ogni anno ad iniziative e campagne politiche oltre confine, spesso a sfondo xenofobo", è il suo commento.
In merito ai contenuti, spiega come "gi attuali frontalieri non dovranno pagare un euro in più, viene tutelato chi lavora ora, chi lavorerà fino all’entrata in vigore dell’accordo e anche chi non ha lavorato per via del covid. Sono più di 64mila persone che faranno pienamente parte del vecchio regime".
Mentre per chi lavorerà in Svizzera in futuro "saranno sottoposti a un nuovo modello di tassazione. La Svizzera avrà diritto a trattenere una quota di imposta alla fonte dell’80%: a quel punto al lavoratore l’Italia applicherà la tassazione con una serie di detrazioni (aumento della franchigia speciale per tutti i lavoratori da 7.500 a 10.000 euro, detrazione di quanto già tassato dalla Svizzera, non imponibilità degli assegni familiari erogati dalla Svizzera, deducibilità dei contributi per i prepensionamenti) che ridurranno notevolmente la differenza tra nuovi e vecchi lavoratori frontalieri". Anche se un dettaglio è innegabile: "In futuro gli stipendi medio-alti dei futuri frontalieri subiranno una contrazione se paragonati a quelli degli attuali frontalieri ma quelle tasse in più rimarranno sul territorio perchè andranno a finanziare opere, progetti, interventi di sviluppo delle nostre comunità".
Alfiera festeggia, comunque. Ritiene che "coi lavoratori che vanno in Svizzera a lavorare e ticinesi che vengono in italia a fare la spesa, in mezzo per tutta conseguenza si è sviluppata tutta una zona di desertificazione imprenditoriale", dunque è convinto che l'extra gettito potrà "essere utilizzato per finanziare investimenti e progetti per l’economia di confine. Questo è un punto fondamentale perché da qui deve iniziare un lavoro di confronto con associazioni categoria, le province e tutti i soggetti coinvolti per capire come spendere questi soldi per il territorio".
Se i sindacati, italiani e ticinesi, parlano di una "nuova stagione per il frontalierato italiano", Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa e presidente dell’associazione dei comuni di frontiera è felice: "Credo sia il miglior accordo che si potesse raggiungere, rispetto soprattutto all’accordo del 2015, da tutti noi criticato e contestato". Oltre a quanto già precisato da Alfieri sui lavoratori, sottolinea come "ai Comuni di frontiera saranno garantiti i ristorni, riconosciuti essenziali per dare servizi e opere ai frontalieri stessi, fissati in oltre 85 milioni di euro", oltre a poter avere ulteriori fondi, come spiegato dal senatore, per altre opere.