"Ancora una volta il Dipartimento educazione ha tentato di far entrare dalla finestra ciò che il popolo democraticamente ha espulso dalla porta"
BELLINZONA – “Il 23 settembre 2018, il Popolo ticinese con il 56.7% di voti disse chiaramente NO alla “Scuola che verrà”. L’UDC aveva lanciato il referendum popolare contro quel progetto, permettendo finalmente al popolo di esprimersi su un tema che riguarda tutte e tutti. Da sempre l’UDC ritiene che la scuola sia un tema troppo importante per lasciarlo nelle mani esclusive del DECS e di chi pensa che l’educazione e l’istruzione siano solo materia per gli esperti”. È l’incipit del comunicato stampa con cui l’UDC mette i puntini sulle “i”, respingendo le critiche giunte da più parti dopo la bocciatura dell’abolizione dei livelli e l’introduzione della sperimentazione in Gran Consiglio.
“Proprio perché la scuola è il luogo dove si tramandano e si trasmettono saperi, cultura, usi e costumi di un Popolo e di una Civiltà – si legge nella nota - nessuno deve essere escluso dal processo di miglioramento di questo luogo e dall’aiutare chi in questo luogo esprime la propria vocazione, dà la sua vita lavorativa per tenere unite, attraverso l’arte dell’insegnamento, tre generazioni: quella di chi è scomparso, quella presente e quella di chi non esiste ancora.
Mercoledì 26 gennaio 2022 in tardissima ora il Gran Consiglio ha respinto l’ennesimo tentativo del DECS di aggirare la volontà popolare e di sperimentare l’abolizione dei livelli nelle scuole medie. Ancora una volta, il Dipartimento dell’onorevole Manuele Bertoli ha tentato di far entrare dalla finestra ciò che il popolo democraticamente ha espulso dalla porta.
Grazie al voto compatto di UDC, Lega, PLR e MPS abbiamo evitato alla scuola ticinese qualcosa che in questo momento non meritava: il caos organizzativo e la spaccatura per un esperimento assolutamente non maturo e osteggiato o criticato in gran parte da chi la scuola la fa e la conosce: docenti, direttori ed esperti.
Non entriamo nel merito, ma il dibattito parlamentare, sebbene non gradito nei suoi contenuti dal capo del DECS, ha permesso di evidenziare le enormi “stranezze e perplessità” di ciò che si voleva sperimentare, sia nei metodi che nei contenuti. A margine rileviamo poco elegante il modo di esprimersi, di distribuire colpe e di enfatizzare le posizioni dei contrari, da parte del Direttore del DECS nonché Presidente del Governo, durante i lavori parlamentari e nel dopo voto. Fossimo nello sport diremmo: un pessimo perdente.
Ci interessa qui invece sottolineare quello che i media scritti e parlati non dicono, o fanno finta di aver dimenticato mettendo l’UDC nel mucchio dei contrari reazionari che non hanno idee proprie; o peggio ancora di quelli che per partito preso contro l’On. Bertoli, il DECS o il Partito socialista bocciano tutto. Invece va ricordato questo: L’UDC è stato il partito più attivo sul tema della scuola da diversi anni, inserendolo perfino nel programma di partito per questa legislatura.
Tra le altre cose, il referendum vinto contro la Scuola che verrà era una misura più che concreta per salvare la scuola ticinese da una deriva verso il basso, e il Popolo l’ha capita. Giova ricordare che a più riprese, dal 2012 a oggi, esponenti dell’UDC e il gruppo UDC hanno presentato delle proposte concrete e formali per migliorare la scuola ticinese.
Sono tutte proposte che vanno nella direzione di una vera riforma scolastica e in opposizione alla rivoluzione sociale progettata con la Scuola che verrà. Si può essere d’accordo oppure no, ma non si può affermare che all’orizzonte non ci sia nulla e che nessuno (ancora meno l’UDC) abbia alternative a quello che il DECS stava cucinando in questi 11 anni”.
All’UDC dispiace sinceramente che si siano persi altri dieci anni sulla riforma scolastica, ma non accettiamo che la colpa sia scaricata genericamente su coloro che si sono opposti con un lavoro serio, con una fatica enorme e con pochi numeri alla volontà di chi non ha mai voluto ascoltare, intervenire, collaborare per trovare alternative e compromessi al suo progetto ideologico. Un progetto già sperimentato e risultato fallimentare altrove.
Quattro anni fa dopo la vittoria sulla Scuola che verrà l’UDC scrisse al CdS dando tutta la sua disponibilità per far ripartire il progetto di riforma su altre basi e con nuovo slancio. Fu lettera morta. Oggi ribadiamo di nuovo tutta la nostra disponibilità per ripartire e per collaborare a una riforma vera, con chi avrà interesse a valutare le nostre proposte formali e a condividere l’enorme conoscenza cumulata che cittadini e persone della scuola ci hanno trasmesso, in varie forme, spontaneamente in questi lunghi anni.
Siamo certi che la scuola ticinese riceverà il meritato sostegno e che dopo queste difficoltà, potrà iniziare un cammino di successo partendo dalle eccellenze già presenti di cui deve andarsene fiera".