POLITICA E POTERE
"Le mani nelle tasche dei cittadini”: anche l'OCST fucila il preventivo
Il sindacato: "Anziché proporre ed attuare misure strutturali per contenere la spesa il Governo propone nuovamente le solite misure, ossia tagli indiscriminati"

BELLINZONA - Dopo i partiti é la volta dei sindacati. Ecco la presa di posizione dell'OCST sul preventivo a la manovra finanziaria presentata oggi dal Governo.

"L’OCST si era battuto contro l’introduzione del vincolo di pareggio economico da attuare entro il 2025. Pur comprendendo la necessità di avere finanze pubbliche sane, questo obiettivo non può comportare una riduzione delle prestazioni soprattutto alla fascia debole ed in difficoltà della popolazione. Era evidente che si sarebbe invece giunti alla situazione odierna e cioè che le “mani nelle tasche dei cittadini” vengono messe, eccome.
Grande delusione nel costatare che il Governo, anziché proporre ed attuare misure strutturali (revisione dei compiti) per contenere la spesa, propone nuovamente le solite misure, ossia tagli indiscriminati. Il messaggio prevede infatti interventi che colpiscono oltre al personale pubblico, che offre importanti servizi alla popolazione in seno alla scuola, alla polizia e all’amministrazione cantonale, anche gli enti sussidiati in particolare gli enti sociosanitari e le aziende di trasporto pubblico.
Il mancato riconoscimento dell’adeguamento al rincaro rappresenta una rilevante perdita di potere d’acquisto e riduce l’attrattiva agli ambiti di servizio pubblico. Ed è ancora più assurda questa misura se pensiamo all’aumento dei compiti affidati in numerosi ambiti del servizio pubblico.

Esprimiamo inoltre preoccupazione per le decisioni che prenderanno gli enti che guardano allo Stato come riferimento. Operare tagli o anche solo non aumentare la spesa per gli enti sussidiati in questo momento, significa colpire servizi essenziali per tutta la popolazione, oltre che limitare il sostegno ai più bisognosi.
Pensiamo per esempio ai servizi sociosanitari nei quali gli operatori da anni lavorano sotto una grande pressione. Con la pandemia era stata espressa solidarietà a questo settore e a quel momento erano state fatte promesse per un miglioramento e ampliamento della formazione, un’analisi delle necessità di personale e il miglioramento delle condizioni per le lavoratrici e ai lavoratori che, non riuscendo a resistere alla fatica e alla pressione quotidiana, abbandonano precocemente la professione. Nulla di ciò è stato fatto ma addirittura il mancato aumento della spesa proposto per questo settore significa operare dei tagli. Pensiamo poi ai sussidi RIPAM per i quali si è deciso di non aumentare la spesa. Anche in questo caso, con il consistente aumento previsto dei premi di cassa malati, non aumentare significa operare dei tagli che vanno a colpire i più bisognosi.

Ricordiamo che il Decreto legislativo concernente il pareggio del conto economico entro il 31 dicembre 2025 all’articolo 1 recita che l’obiettivo di pareggio del conto economico deve essere raggiunto con delle misure prioritariamente di contenimento della spesa, ma “senza incidere sui sussidi alle persone meno abbienti”.
Chiediamo con forza che le misure di risparmio proposte siano riviste, che siano preservate le condizioni salariali e di lavoro del personale pubblico e negli enti sussidiati e che siano mantenuti i servizi per la popolazione e i sussidi per i meno abbienti. Chiediamo poi responsabilità alla politica, perché con le proposte avanzate non si vada ad aggravare una situazione già instabile penalizzando ancora di più le fasce più fragili della popolazione.

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