Il presidente Omct: “C’è in gioco il futuro del sistema sanitario ticinese e svizzero, la medicina di qualità e prossimità è a rischio. La sanità è un malato grave da curare, ma per la politica è solo un tema elettorale”
BELLINZONA - La sanità ticinese è scesa in piazza ieri a Bellinzona, per la prima volta unita, per sensibilizzare i cittadini sui disagi e le criticità del settore. Circa 150 persone si sono riunite in Piazza Governo, appartenenti a varie associazioni e ordini professionali: tecnici di sala operatoria, medici assistenti, levatrici, infermieri e capi clinica. Come riporta LaRegione, non accadeva da una decina d’anni, o forse più, che diverse categorie del mondo sanitario si ritrovassero per discutere, cercare e soprattutto chiedere soluzioni.
“Oggi voltiamo le spalle a Palazzo delle Orsoline. Come mai? Perché non c’è nessuno di loro qui presente. Semplicemente la sanità è un tema politico che torna utile soltanto tra settembre e ottobre, quando vengono comunicati i premi di cassa malati, o quando si è in prossimità delle votazioni. Ora sono finite anche le elezioni comunali, e vedete l’interesse della classe politica”. Sono le parole di Franco Denti, presidente dell’Ordine dei medici del Canton Ticino (Omct). Pur non trattandosi di una manifestazione di protesta, con il proprio intervento dai toni pacati ma risoluti, egli ha fatto chiaramente presente che il sistema sanitario è in crisi e che non c’è tempo da perdere: c’è in gioco il futuro del sistema sanitario ticinese e svizzero, la medicina di qualità e prossimità è a rischio.
La manifestazione si inserisce nella campagna nazionale lanciata lo scorso gennaio dall’Associazione dei medici svizzeri (Fmh) con lo slogan “Per voi”. Un appello accorato, quello di Denti; più che altro un grido di aiuto.
“Dopo quindici anni abbiamo deciso di ritornare in piazza, visto che a livello politico le cose si stanno mettendo male”, ha proseguito dal palco. “È ora di dire basta alla politica del produrre a minor costo, al razionamento occulto delle cure, ai premi di cassa malati che non riflettono il costo delle nostre prestazioni. La stessa politica che ci ringraziava e ci dava pacche sulle spalle per la gestione della pandemia ora ci accusa di essere i principali responsabili dell’aumento dei premi di cassa malati. Noi non curiamo gli organi, né le malattie, ma le persone. Per farlo, però, necessitiamo della fiducia delle istituzioni, non solo a parole”, ha rimarcato il presidente Omct.
E ancora: “Non si parla mai del disagio della sanità ticinese; sembra che tutto vada bene, e invece lavoriamo quotidianamente in condizioni non soddisfacenti. Eppure, i costi della medicina crescono del 2-4% all’anno, mentre i premi di cassa malati sono aumentati del 130% in dieci anni: è evidente che non siamo noi la causa di tale rincaro”, ha puntualizzato il medico.
Dal canto suo, il consigliere di Stato Raffaele De Rosa, capo del Dipartimento sanità e socialità, interpellato da LaRegione, fa notare come il sistema sia retto e condizionato da norme federali. Quindi, pur comprendendo e condividendo l’obiettivo della manifestazione, “non bisogna neppure dimenticare che le riforme di cui il sistema necessita urgentemente sono spesso ostacolate dagli interessi delle lobbies del settore sanitario presenti in parlamento a Berna”.
Il capo del Dss ammette poi che il sistema della LaMal è “perverso”, per diversi motivi: “Oltre a generare tantissima burocrazia, si basa su falsi incentivi che non permettono di tenere sotto controllo le quantità. Più un operatore sanitario propone trattamenti, terapie e medicamenti, più il suo reddito aumenta. Non c’è quindi un incentivo, se non parziale, a contenere l’evoluzione della spesa sanitaria che sappiamo avere un riverbero estremamente importante sui premi di cassa malati”. Inoltre, il margine di manovra dei Cantoni nell’interazione a livello federale è limitato: “Cerchiamo però di sfruttare appieno questo margine”, spiega De Rosa. “Penso al messaggio ProSan portato avanti dal Decs e dal Dss, che mira a promuovere la formazione professionale in campo infermieristico, approvato già nel 2022 dal parlamento (…) o alla promozione e prevenzione della salute o ancora alla promozione della medicina di famiglia, elemento essenziale non solo nei processi di presa a carico ma anche per contenere i costi”.
Denti però non è d’accordo. Secondo il presidente Omct, il governo dovrebbe piuttosto preoccuparsi di approvare un adeguato riconoscimento finanziario agli operatori sanitari, invece di varare misure di risparmio che colpiscono il sistema stesso. E nell’esprimere il proprio dissenso non usa mezzi termini: “Direi che, non solo il governo non fa quello che dovrebbe fare, ma quello che sta facendo lo fa male”.