POLITICA E POTERE
Dazi USA al 39%, Parmelin ammette lo shock: "Forse siamo stati troppo ottimisti"
Il Consigliere federale: "Faremo di tutto per evitare il disastro". Si valuta una nuova offerta agli Stati Uniti
TIPRESS

BERNA – “Stiamo cercando di capire cosa è andato storto”. Il giorno dopo la mazzata targata Donald Trump, con l’annuncio di dazi al 39% sulle merci svizzere, il consigliere federale Guy Parmelin non nasconde la delusione. Intervistato dalla RTS, il responsabile del Dipartimento federale dell’economia, formazione e ricerca ha ammesso che qualcosa è chiaramente sfuggito di mano.

Il Consiglio federale, ha spiegato, può riunirsi in qualsiasi momento e presto si farà chiarezza sulle cause della decisione americana: “Faremo tutto il possibile per dimostrare la nostra buona volontà e rielaborare l’offerta. Il punto della situazione sarà fatto molto presto, probabilmente già lunedì”.

Eppure fino a poche settimane fa l’intesa sembrava a un passo: il 4 luglio era stata approvata una dichiarazione d’intenti, frutto di mesi di trattative bilaterali. “Era stata negoziata in buona fede – ha ribadito Parmelin – ma Trump ha ritenuto che il deficit commerciale fosse ancora troppo elevato. E così siamo finiti con un dazio del 39%, mentre l’Europa si è fermata al 15%”.

C’è ancora margine per rimediare? Parmelin si dice fiducioso, e lascia intendere che una nuova offerta è in preparazione. Tra le carte sul tavolo, anche l’acquisto di gas naturale liquefatto (LNG) dagli Stati Uniti, come fatto dall’Unione Europea per ottenere un trattamento più favorevole.

Un’altra concessione potrebbe essere l’aumento degli investimenti elvetici sul suolo americano, ma, precisa il ministro, “prima dobbiamo capire esattamente cosa si aspetta Washington”.

Il capo del DEFR ha ammesso che forse, nei negoziati, si è peccato di ottimismo: “Tre Dipartimenti erano convinti che il testo fosse sufficiente. Fino all’ultimo non avevamo idea che saremmo stati puniti in questo modo”.

L’allarme resta alto: il rischio è perdere competitività rispetto a UE e Regno Unito, con potenziali conseguenze pesanti sulla crescita. Il Consiglio federale è in stretto contatto con i rappresentanti del settore farmaceutico, sotto pressione da Washington per una riduzione dei prezzi. Colloqui che, assicura Parmelin, verranno intensificati nei prossimi giorni.

Nel frattempo, Berna e anche la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter si dicono pronte a volare oltreoceano, se necessario, per salvare l’accordo ed evitare che il "pianeta Trump" travolga l’economia svizzera.

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