CRONACA
No Billag, Gilles Marchand scrive una lettera a tutti i dipendenti della SSR: "Non c’è nessun piano B ma c’è un piano R (come Riforme). A patto che l’iniziativa venga bocciata". E fissa quattro paletti per il futuro della radiotelevisione pubblica: "Dobbi
Il direttore della SSR fa il punto della situazione in una lettera ai collaboratori: "Le teorie degli iniziativisti sono castelli in aria: un Sì alla No Billag comporterà la scomparsa dell'azienda. Ma se vince il No dopo il 4 marzo sarà necessario intraprendere un vero cambiamento. Ecco come"
COMANO - Non c’è nessun piano B ma c’è un piano R. A patto che l’iniziativa No Billag venga bocciata. Parola e musica di Gilles Marchand.

 

Il direttore della SSR ha messo nero su bianco questo pensiero in una lettera indirizzata a tutti i dipendenti della radiotelevisione pubblica svizzera, quindi anche ai collaboratori della RSI. Lo scritto, datato 18 gennaio, fa un bilancio a poche settimane dal verdetto delle urne, fissato per il 4 marzo, e disegna le prospettive i caso prevalga il “sì” o il “no” alla No Billag.

 

“Come voi - esordisce Marchand - leggo e sento moltissimi commenti sulla nostra azienda, sui nostri programmi e sulla nostra strategia. Il tutto accompagnato da numerose osservazioni più o meno utili e pertinenti. Per questo motivo desidero fare il punto della situazione”.

 

“L’USAM - ascrive il direttore della SSR - ha tentato di dimostrare che è possibile continuare a proporre programmi di qualità alla radio e in televisione senza finanziamenti pubblici. Come? Incrementando gli introiti pubblicitari sia online che offline, trasformando con un colpo di bacchetta magica i canoni in abbonamenti a pagamento à la carte e, per completare il quadro, introducendo un sostegno diretto da parte dei Cantoni e il finanziamento di alcune trasmissioni da parte della Confederazione. Tutti i professionisti sanno che queste teorie sono castelli in aria. È chiaramente impossibile continuare a proporre una programmazione generalista di qualità e in quattro lingue senza alcun finanziamento pubblico. Per questo motivo non possiamo prendere in considerazione questo famoso piano B. Non si tratta di strategia, bensì di responsabilità professionale. Nessuna azienda, e in particolar modo un servizio pubblico che deve adempiere un mandato, può far fronte alla scomparsa del 75 per cento delle sue entrate nell'arco di qualche mese. Un «SÌ» il 4 marzo implica di fatto la scomparsa della SSR, scomparsa che avverrebbe secondo modalità più o meno rapide e strutturate. Ma una cosa è certa: non potremo continuare la nostra attività. Dobbiamo quindi prepararci anche al peggio”.

 

Ma la lettera di Marchand non si concentra solo sul risultato peggiore per la SSR, ovvero l’approvazione dell’iniziativa. Il dirigente usa parole altrettanto chiare anche nel delineare il futuro nel caso il testo in votazione venisse respinto. “Dopo il 4 marzo - afferma - sarà necessario intraprendere un vero cambiamento. Dovremo palesare le nostre priorità, spiegare meglio le nostre scelte. E questo lavoro dovrà essere svolto con professionalità e serietà. Dovremo discuterne tra noi e insieme alla società. Per poter lanciare un «piano R» (Riforme, ndr.) avremo bisogno di un chiaro «NO». Sarò allora lieto di poter dare inizio a questo immenso cantiere, insieme a voi, al Comitato direttivo, al Consiglio d'amministrazione e anche al nostro pubblico.

 

Ma quali principi andrà basata questa riflessione? Marchand fissa quattro paletti. Il primo: “Innanzitutto la convinzione che la forza e la legittimità del servizio pubblico si fondano sulla sua specificità e sulla sua unicità rispetto alle altre offerte, sia broadcast che digitali. Il radicamento dei nostri programmi nelle realtà svizzere ci dà indubbiamente una marcia in più”. 


 

Il secondo: “Poi l'idea secondo cui tutta l'azienda debba mettersi al servizio delle nostre offerte e dei valori che trasmettono al pubblico. A tal fine dobbiamo rendere le nostre strutture più flessibili, leggere e dinamiche. Una grande sfida!” 


 

Il terzo: “La volontà costante di proporre semplicemente programmi di qualità, originali, diversificati e affidabili, accompagnati in particolare da un'informazione di qualità nei diversi ambiti e nelle quattro lingue nazionali; investimenti culturali e la capacità rinnovata di riunire il pubblico in occasione di grandi eventi popolari, sportivi o culturali”. 


 

E infine il quarto: “La necessità di adattare i nostri servizi alle nuove abitudini di consumo del pubblico, che vuole poter accedere in modo sempre più flessibile e personalizzato ai nostri contenuti”.

 


“Tutto ciò - termina lo scritto - sarà decisivo per il futuro della SSR. Sarà difficile dal momento che dovremo contemporaneamente ridurre le nostre risorse, tenuto conto delle decisioni riguardo al canone. 
Ma la prospettiva di rinnovare il nostro rapporto con la società svizzera è molto interessante. Avremo modo di riaffrontare questo tema nel corso dell'anno. 
Le prossime settimane saranno difficili e all'insegna dell'incertezza. Ci saranno sondaggi, dibattiti, interviste e commenti. Fino all'ultimo giorno dovremo continuare a convincere e spiegare mantenendo la calma e garantendo programmi oggettivi e professionali. 
È una vera sfida, della cui entità sono perfettamente consapevole. Ma so che la SSR può contare su collaboratori validi in grado di affrontarla”. 


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