SECONDO ME
Caso Imperiali e post razzisti, dopo Galusero interviene l'ex ufficiale Bazzocco: "La sensibilità degli agenti verso i rifugiati veri non è cambiata"
SECONDO ME - "Attenzione a non fare di ogni erba un fascio e a formulare giudizi affrettati..."

Dopo la presa di posizione odierna di Giorgio Galusero (leggi qui), un altro ex ufficiale della Polizia, Alfredo Bazzocco, interviene sul caso Imperiali

di Alfredo Bazzocco *

Dopo avere appreso dai media quanto accaduto in occasione della Giornata della memoria (celebrata ieri, in coincidenda con lo scoppio del caso del sergente Edy Imperiali legato ai post razzisti, ndr - leggi qui), non posso non raccontare un episodio avvenuto qualche anno fa.
In seguito alla guerra in Kosovo vi fu un’ondata di profughi, di certo maggiore rispetto a quanto assistiamo oggi, con un’unica differenza: ieri erano prevalentemente famiglie con bambini, oggi sono giovani uomini.
La pressione a sud era molto forte e a Chiasso la polizia fu chiamata ad un compito molto difficile. Bisognava offrire a queste famiglie una sistemazione temporanea in caserma in attesa dello smistamento in luoghi adeguati.
Intanto però chi doveva gestire questa prima fase di accoglienza molto delicata era l’agente di polizia, il gendarme. E’ stato toccante vivere questa situazione, con mamme e bimbi anche piccolissimi che approdavano da noi in condizioni molto precarie, praticamente senza nulla.
Proprio in corrispondenza a questo esodo fui nominato ufficiale di polizia del posto di Chiasso e di conseguenza ero pure il responsabile della gestione della grave situazione che si era venuta a creare.
La prima cosa che affrontai fu quella di migliorare per quanto possibile la primissima accoglienza, proponendo quella che chiamai “Operazione sorriso”.
Chiesi a tutti gli appartenenti  dei vari Corpi di polizia (cantonale, comunale e guardie di confine) di convogliare presso il posto di polizia di Chiasso vestitini e giocattoli per i bambini che arrivavano in condizioni pietose.
In caserma avevamo a disposizione diversi armadi che in poco tempo furono riempiti. Spettava poi ai gendarmi distribuire questo materiale alle famiglie ospitate giorno e notte.
Fu un successo al quale francamente non ero preparato. Nel giro di alcuni giorni sono stato costretto a congelare l’operazione perché gli armadi traboccavano di vestiti, scarpine, pannolini e soprattutto giocattoli. 
Questo è stato un gesto di grande solidarietà offerto da tutto il Corpo.
Qualche anno è passato, ma io credo che la sensibilità degli agenti e delle loro famiglie non sia per nulla cambiata: a quel tempo eravamo confrontati con rifugiati veri.
Attenzione quindi a non fare di ogni erba un fascio e a formulare giudizi affrettati.

* ex ufficiale Polizia cantonale e presidente UDC Distretto Lugano     

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