Amanda Rückert: "Non abbiamo speso miliardi per un'opera monca. Firmiamo l'appello per il completamento a sud di Alptransit"
La deputata: "Senza il completamento a sud, AlpTransit non può che restare un’opera monca. Utile per gli spostamenti pendolari, ma totalmente inadatta ad adempiere quello che dovrebbe essere il vero scopo dell’opera: contribuire nella velocizzazione dei trasporti tra il nord e il sud dell’Europa e rendere possibile il trasferimento del traffico pesante dalla strada alla ferrovia"
Foto: TiPress/Davide Agosta
L’idea di una ferrovia ad alta velocità attraverso le Alpi svizzere è viva e concreta nella politica del nostro Paese dall’inizio degli anni novanta. Ciò significa per la generazione a cui appartengo, che siamo praticamente cresciuti assieme a questo importante progetto e ci rendiamo conto di quanto sia stata lunga, tortuosa e complessa la via che ha portato alla realizzazione di AlpTransit.
Accanto a chi ha sin dall’inizio creduto fortemente nel progetto, vi è stato però chi lo ha accolto più tiepidamente. Tant’è che si formarono ben 3 comitati contrari che promossero un referendum. Fortunatamente il popolo si dimostrò lungimirante e il 27 settembre 1992 ben 21 Cantoni su 23 e il 63,6% dei cittadini, accettarono il progetto AlpTransit. Nel 1994 il popolo svizzero approvò l’iniziativa delle Alpi con il 51,9% dei votanti e 19 Cantoni su 23, oltre all’introduzione di una tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni e ai consumi, con il 67.1% dei votanti e 21 Cantoni a favore.
Il popolo ha detto chiaramente cosa vuole
La linea è dunque chiara dal 1994: Il popolo svizzero vuole una rete ferroviaria ad alta velocità performante, non vuole un aumento della capacità delle strade nel transito della regione alpina e vuole il trasferimento delle merci dalla strada alla rotaia.
Da quel momento sono trascorsi 23 anni e lo scorso 1. Giugno 2016 è stata inaugurata la galleria ferroviaria più lunga al mondo. Con l’entrata in funzione del traforo del Monte Ceneri prevista nel 2020, il traffico ferroviario regionale in Ticino verrà completamente rivoluzionato, grazie al dimezzamento dei tempi di percorrenza tra Lugano e Bellinzona e tra Lugano e Locarno.
AlpTransit non può restare un’opera a metà
La soddisfazione per gli importanti traguardi raggiunti non può però essere completa. Infatti, nonostante i costi miliardari dell’opera, attualmente la sua utilità reale sembra essere confinata a migliorare i collegamenti interni al nostro Paese, avvicinando Lugano e Zurigo di 40 minuti. Ma senza un completamento di AlpTransit a Sud di Lugano, l’inserimento della nostra moderna ferrovia nel corridoio ferroviario europeo è impossibile.
Infatti, senza il completamento a sud, AlpTransit non può che restare un’opera monca. Utile per gli spostamenti pendolari, ma totalmente inadatta ad adempiere quello che dovrebbe essere il vero scopo dell’opera: contribuire nella velocizzazione dei trasporti tra il nord e il sud dell’Europa e rendere possibile il trasferimento del traffico pesante dalla strada alla ferrovia.
Al momento, secondo il programma degli investimenti ferroviari della Confederazione, un’entrata in materia in merito ad un eventuale completamento di AlpTransit non è prevista prima del 2050. Ciò porterebbe inevitabilmente la linea Lugano-Chiasso ad essere il fanalino di coda nella realizzazione dell’importante corridoio ferroviario di merci tra Rotterdam e Genova. Ancora per svariati decenni la nostra rete ferroviaria non potrà dunque essere collegata in modo efficiente alle reti italiane e tedesche, che già da tempo si stanno sviluppando in modo da poter essere complete e all'avanguardia, in grado di permettere un effettivo trasferimento delle merci su rotaia. Questa prospettiva è inaccettabile.
Un appello trasversalmente condiviso
Per questo da alcuni mesi un gruppo di rappresentanti di tutti i partiti, dell'economia e della società civile ha lanciato un importante appello indirizzato alle Autorità federali, chiedendo di non attendere il 2050 per completare l’asse del San Gottardo, bensì di anticiparlo al 2030-2035, senza interruzioni temporali, per raggiungere la possibilità di sfruttare appieno delle potenzialità dell’asse ferroviario. Permettere che AlpTransit resti incompleta ancora per svariati decenni significa recare danni all’economia, a causa dell’inefficacia di una rete che non consente un reale sviluppo della mobilità inter e intrametropolitana, oltre che all’ambiente, poiché rende impossibile il trasferimento delle merci su rotaia.
Credo che qualsiasi cittadino ticinese che abbia a cuore il futuro del nostro Cantone, la salvaguardia dell’ambiente e del territorio, che vuole che i nostri figli possano avere le stesse opportunità che abbiamo avuto noi e vedere crescere ancora questo Paese, debba sottoscrivere l’appello. Non per nulla, oltre che di numerose personalità, Comuni e svariati enti, l’iniziativa ha trovato il sostegno di tutti i movimenti politici giovanili attivi sul territorio del nostro Cantone, a dimostrazione della grande importanza di questo tema per il nostro futuro.
Il comitato promotore ha un obiettivo ambizioso: raccogliere il maggior numero di sottoscrizioni possibili nei prossimi mesi. Oltre alle sottoscrizioni cartacee, anche una firma elettronica è sufficiente, al seguente sito internet:
* deputata Lega in Gran Consiglio