SECONDO ME
Giorgio Fonio: "Sulla disoccupazione basta frottole e scuse!"
Il deputato e sindacalista: "Reputo estremamente necessario smetterla di mettere la testa sotto la sabbia fingendo di non capire che la crisi occupazionale e parallelamente sociale che sta colpendo alcune fasce della nostra popolazione non è pura fantasia o il frutto della volontà di alcuni di generare paura nella collettività ma semplice e drammatica realtà"
foto: TiPress/Pablo Gianinazzi
di Giorgio Fonio *

In queste settimane se ne sono lette e sentite di tutti i colori in merito alla problematica relativa all’esplosione del numero di persone in assistenza. A dire il vero si potrebbe quasi affermare che si è assistito al festival della banalizzazione che talvolta può anche aver offeso chi oggi con fatica si ritrova a nuotare nei meandri dell’assistenza sociale con tutte le difficoltà ad essa connesse. Dai numerosi “esperti di politica sociale” abbiamo potuto ascoltare che per uscire dall’assistenza è fondamentale investire sulla formazione professionale oppure che la situazione non è così drammatica perché la maggioranza degli assistiti sono persone non collocabili per i propri problemi personali oppure ancora che la situazione attuale non è imputabile all’economia.

Nulla sul precariato, nulla sui salari, nulla sulla sostituzione di persone qualificate con personale più giovane e peggio pagato. Personalmente ritengo che il momento imponga alla politica un cambio radicale nel discutere quella, che per me, è la vera emergenza del nostro Cantone. Parlando in maniera ancor più chiara reputo estremamente necessario smetterla di mettere la testa sotto la sabbia fingendo di non capire che la crisi occupazionale e parallelamente sociale che sta colpendo in particolare alcune fasce della nostra popolazione non è pura fantasia o il frutto della volontà di alcuni di generare paura nella collettività ma semplice e drammatica realtà.

La politica deve intervenire concretamente con misure efficaci ed efficienti. Se pensiamo al dramma degli over 50 senza lavoro saremmo degli struzzi a pensare che queste persone hanno perso il lavoro perché non formate. La verità è che il mercato del lavoro attuale esclude queste figure per fini speculativi lasciando intere famiglie in braghe di tela. Ed è per questo che il PPD ha presentato una prima proposta facilmente attuabile per far sì che chi si ritrova a perdere il lavoro a pochi anni dalla pensione non termini la sua carriera in assistenza.

Abbiamo bisogno di aiutare i disoccupati a rientrare nel mondo del lavoro e il potenziamento dell’assegno di inserimento professionale rientra in una logica che vuole valorizzare il lavoratore che alla Politica chiede un posto di lavoro. Per affrontare certe proposte bisognerà però avere il coraggio e l’onestà di ammettere che abbiamo un problema e che per risolverlo non bastano più gli auspici e le belle parole.

In Ticino abbiamo oltre 8'000 persone in assistenza di cui ben 2'000 appartengono alla fascia che va dai 50 ai 64 anni. Sono questi i numeri dai quali partire, perché, come dicevo in entrata, cercare di minimizzare il fenomeno dell’assistenza attribuendolo a problematiche sociali che nulla c’entrano con le numerose distorsioni del mercato del lavoro offende l’intelligenza delle persone e calpesta la dignità di chi un lavoro lo ha perso per cause a lui non imputabili.

* sindacalista OCST e deputato in Gran Consiglio per il PPD

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