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"Esmeraldas, ci lasci il cuore!"
Il racconto dell'esperienza in Ecuador di due studentesse della SUPSI: "Un viaggio introspettivo che permette di riflettere sul proprio io"

Di Maria Quaresima e Michela Marchesi 

Nell’ agosto 2019 siamo partite per fare un’esperienza di cooperazione internazionale in Ecuador in collaborazione con associazioni presenti nel territorio svizzero e italiano. Il nostro interesse a partire naque al principio del percorso formativo, grazie alle informazioni ricevute il primo anno riguardo alle opportunità di svolgere gli stage sia a livello europeo che internazionale. Durante il secondo anno, ci sono stati presentati i progetti nei vari luoghi del mondo e sia io, sia la mia compagna di viaggio ci siamo proposte per andare in America Latina, viste le precedenti esperienze sul luogo e la facilitazione con la lingua spagnola.

Ci siamo quindi iscritte al percorso formativo di cooperazione internazionale,  partecipando in maniera attiva alle attività proposte. Il corso ci ha permesso di comprendere il significato e l’obiettivo dei vari progetti rivolti alla cooperazione internazionale ma, soprattutto, le possibilità e i limiti presenti nei vari contesti culturali. In particolare, ci ha preparato ad affrontare in maniera consapevole e autoriflessiva il percorso successivamente intrapreso, cogliendo tutte le sfumature di questa nuova esperienza che ci avrebbe portate a cambiare sia personalmente che professionalmente. È stato fondamentale il supporto delle responsabili, le quali hanno accolto tutte le preoccupazioni, ansie e aspettative che una partenza dall’altra parte del mondo comporta. Il progetto scelto dava la possibilità di lavorare all’interno del Centro La Nostra Familia, una scuola speciale per ragazzi con diverse disabilità, e di vivere in prima persona il progetto di riabilitazione su base comunitaria (RBC).

Questo ci ha permesso di metterci in gioco, immergendoci completamente tra la gente e la cultura esmeraldena. L’Ecuador rappresentava per noi una terra sconosciuta. In Svizzera, ma non solo, si sente poco parlare di questo stato, se non per la presenza delle Isole Galapagos (meta turistica ambita da tutti). La nostra destinazione era Esmeraldas, una città situata sulle sponde dell’Oceano Pacifico. Leggendo la descrizione di questa regione in internet o sulle guide turistiche pensi di andare nel posto più brutto e inquinato dell’Ecuador “dove al massimo si può sostare per una notte”. Effettivamente rappresenta la regione più povera dello Stato, ma è capace di entrarti nel cuore non appena la si vive in tutte le sue sfumature.

 Prima di cominciare lo stage, abbiamo fatto una full immersion di spagnolo e cultura sierrana alloggiando due settimane a Quito, capitale ecuadoriana, considerata una tra le città latine più belle. Abbiamo vissuto l’esperienza cittadina, tra luoghi turistici, centri commerciali e l’unione di un centro storico con la modernità del resto della città. Il 14 settembre siamo salite sul bus che ci ha portate nella provincia verde, tra le piantagioni di cacao, papaia, palme e platano verde. Arrivate nella città di Esmeraldas, siamo state accolte da un caldo sole e una cittadina molto diversa dalla turistica Quito: gli odori del cibo di strada, il caos della macchine e dei taxi per le strade del centro, il rumore dei clacson, la musica latina a tutto volume e la gente così accogliente ed espansiva. Fin da subito ci siamo rese conto dei contrasti di questa provincia. Da un lato la moderna Esmeraldas, con un lungo mare alla Miami beach e i ponti in costruzione, quasi una realtà parallela rispetto all’altra Esmeraldas, fatta di case in legno e cemento, con tetti in lamina che contornavano tutta la città. Il Centro La Nostra Familia si trova ad Esmeraldas città, poco fuori dal centro, dove all’interno della scuola speciale collabora un’equipe di lavoro completa che risponde ad ogni esigenza del bambino che può presentare problematiche fisiche, psichiche e sociali. Nel centro si trovano anche gli uffici di OVCI (Organismo di Volontariato per la Cooperazione Internazionale) che si occupa principalmente di due progetti: donna & disabilità e la riabilitazione su base comunitaria.

Quest’ultimo prevede la collaborazione dei professionisti e delle promotrici con la comunità esmeraldena.  Ogni giorno ci svegliavamo presto per fare in media 2-3 ore di viaggio in bus che ci portava nei vari cantoni di Esmeraldas (Quininde, Eloy alfaro, ecc.) e insieme alle promotrici locali camminavamo nei paesini sperduti per visitare gli “usuari” con basse risorse economiche che presentavano delle disabilità. L’obiettivo del progetto è quello di implementare il senso di aiuto comunitario reciproco, organizzando attività di inclusione e aiutando/formando le persone della comunità nel trattamento e intervento con le persone disabili. Il progetto si prefigge anche il compito di creaere un ponte di assistenza e comunicazione tra i centri di assistenza e le zone più lontane della provincia. Questa esperienza ci ha permesso di comprendere l’importanza della rete sociale e d’aiuto presente all’interno della comunità, per tutte quelle persone che hanno difficoltà socio-economiche importanti e che necessitano particolari attenzioni. Inoltre, ci ha permesso di comprendere il valore dello scambio interculturale nella cura della persona. Ciò che ci siamo portate a casa è il calore e la capacità della gente del posto di accoglierci dal primissimo incontro e di farci sentire come a casa.

Il nostro consiglio ai futuri studenti che vorranno intraprendere questa esperienza è quello di trovare uno stato di equilibrio tra lavoro e vita privata/sociale. Per noi è stato importante saper bilanciare l’occupazione lavorativa, quindi la motivazione e la dedizione per il progetto con la possibilità di scoprire la vastità  dell’Ecuador e le distrazioni che ci hanno permesso di evadere a volte da un contesto molto complesso e difficile quale può essere quello che si vive tutti i giorni sul posto di lavoro. Infatti, alcuni weekend abbiamo viaggiato in lungo e in largo il paese, visitando i posti più famosi ma anche quelli più inesplorati e inaspettati, incontrando gente nuova (in questi viaggi è quasi impossibile stare soli!) e conoscendo le diverse culture che convivono all’interno dello stesso paese. Consigliamo questo tipo di esperienza ai neostudenti, non solo per la crescita personale e professionale alla quale porta, ma anche per il viaggio introspettivo che a volte inizia proprio con una partenza simile e che permette di riflettere in maniera profonda sul proprio io e sul proprio essere. Comprendere il valore dello scambio culturale permette di valorizzare maggiormente l’incontro con l’altro scoprendo le differenze ma soprattutto le assonanze.

Ad oggi, noi possiamo dire di aver vissuto in pieno questa esperienza e di aver fatto tutto quello che desideravamo. Non ci resta altro quindi che augurare a voi di vivere nell’avventura (sempre con prudenza!) e lasciarsi travolgere dalla cultura latina che vi resterà senza dubbio nel corazón. E come dicevano i nostri amici ecuadoriani “disfruta la vida!”

studentesse in Ergoterapia e in Fisioterapia presso il Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale della SUPSI.

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