CORONAVIRUS
Coronavirus, Marco Borradori: "Scuole aperte? Sono preoccupato: serve chiarimento urgente dal Cantone"
Intervista al sindaco di Lugano: "Credo che il semplice buonsenso ci spinga a dire che la frontiera può restare aperta solo per quei frontalieri strettamente necessari. Mi auguro che Berna decida quanto prima"

LUGANO - I sindaci sono i politici al fronte. Quelli a cui tutti i cittadini si rivolgono in prima battuta. È così nella normalità, figuriamoci nell’emergenza. In questi giorni Marco Borradori è tempestato di sollecitazioni da parte dei luganesi. Rivolgono al sindaco preoccupazioni e domande in queste ore febbrili.

“La mia percezione - ci racconta Borradori tra una telefonata e l’altra - è che le persone siano disorientate e frastornate. Chiedono risposte ai quesiti che tutti si stanno facendo in queste ore in Ticino. Il forte aumento dei casi in Svizzera e nel nostro Cantone, le continue restrizioni che sta adottando l’Italia, le decisioni di Stati esteri che chiudono le frontiere, stanno generando ulteriori perplessità sulle modalità con le quali stiamo affrontando questa crisi in Ticino. Non nego di sentirmi in difficoltà nel tentare di spiegare alcune delle scelte che sono state fatte finora”.

Prima di entrare nel merito, facciamo un passo indietro con una considerazione generale. Anche il sindaco di Lugano è rimasto colpito dall’articolo scritto ieri sul Corriere della Sera da Paolo Giordano. Il fisico e scrittore ha ammonito i Paesi che circondano l’Italia: “Siamo sempre stati in ritardo - ha scritto l’autore de “La solitudine dei numeri primi” - fin da quando abbiamo saputo del primo focolaio nell’Hubei. Nulla è precipitato inaspettatamente da allora e, se ci sembra così, si tratta solo di un’altra falsa percezione: siamo stati dentro l’evolversi consequenziale e prevedibile dell’epidemia. Le misure imposte nelle zone rosse dovrebbero essere seguite anche fuori, da tutti, alla lettera e a partire da adesso, anzi da ieri. L’evoluzione, altrimenti, sarà la medesima. Nel diffondersi di un contagio, le misure di contenimento reattive sono molto meno efficaci di quelle preventive”.

“Credo - afferma Borradori - che il monito di Giordano vada preso molto seriamente. Dobbiamo guardare a quanto succede all’estero con grande attenzione e umiltà . Del resto nessuno si aspettava che la Lombardia potesse adottare misure cinesi per fronteggiare il Coronavirus, e invece è esattamente quello che sta accadendo in queste ore davanti ai nostri occhi”.

A Borradori non sono sfuggiti neppure gli appelli che giungono da una parte del corpo medico. A cominciare da Christian Garzoni, epidemiologo della Moncucco, che ha messo in guarda sui rischi legati all’afflusso di 70’000 frontalieri dalla Lombardia. “Se è in corso un’emergenza sanitaria - riflette il sindaco di Lugano - allora non possono esserci dubbi sul fatto che la salute pubblica debba prevalere sull’economia. Oggi l’Austria ha chiuso le frontiere con l’Italia, una misura che fino a ieri sembrava un sacrilegio. Credo che il semplice buonsenso ci spinga a dire a questo punto che la frontiera può restare aperta solo per quei frontalieri strettamente necessari, penso in primis al settore sociosanitario. E mi auguro che Berna assuma quanto prima questa decisione”.

“La stessa economia - aggiunge Borradori - si sta già muovendo in questa direzione. La RSI sono già due settimane che ha imposto il lavoro da casa ai frontalieri. E nel mondo bancario luganese sono a conoscenza di decine e decine di collaboratori che operano nella stessa condizione lavorativa, senza contare quelli in quarantena. La Confederazione dovrebbe semplicemente assecondare questa tendenza su tutto il territorio cantonale e nei vari settori”.

“Accanto a questa considerazione però - chiude il ragionamento il sindaco - va detto che, come stanno facendo gli altri Paesi maggiormente toccati dalla crisi, occorre elaborare celermente delle misure straordinarie a sostegno dell’economia. In questo senso saluto positivamente la task force istituita dal DFE per studiare dei provvedimenti a favore del settore turistico”.

Per chiudere l’argomento frontalieri. Oggi Ignazio Cassis ha ha dichiarato che è stata la Svizzera, appreso del decreto Conte che blindava la Lombardia, a chiedere all’Italia di lasciare libero accesso ai lavoratori italiani. Cosa ne pensa? “È una decisione che come ticinese mi lascia parecchio perplesso”.

L’altro tema sensibile è quello legato alle scuole. Nelle ultime ore si moltiplicano ormai gli appelli a una chiusura generalizzata degli istituti scolastici. “In Lombardia - argomenta il sindaco di Lugano - dunque anche nelle province che confinano con il Ticino come Como e Varese, sono già chiuse da tre settimane e lo resteranno almeno fino al 3 aprile. In un primo tempo ho capito le spiegazioni che ci hanno fornito Manuele Bertoli e il DECS, oggi francamente sono preoccupato. Leggo dichiarazioni di medici stimati caldeggiare con forza l’introduzione di questa misura. Credo che a questo punto sia urgente un chiarimento da parte del Cantone”

A livello comunale prevedete delle misure “speciali”? “La Città già due settimane fa ha istituito una task force che ha il compito di valutare tutte le misure interne all'amministrazione per garantire i servizi alla cittadinanza. Si tratta di misure di organizzazione interne e di sostegno sociale alle fasce della popolazione più a rischio”.

AELLE

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