Il Consigliere Federale ticinese rompe il silenzio: "Francia e Italia potrebbero precettare il loro personale sanitario? Oggi no, ma non posso escluderlo. Il Ticino è il Cantone più aiutato da Berna"
LUGANO - Ignazio Cassis a tutto campo sull’emergenza Coronavirus. Il Consigliere Federale ticinese, rompe il silenzio con una lunga intervista concessa al Corriere del Ticino, dove tocca tutti i nodi principali della crisi.
A cominciare dalla principale accusa che viene mossa al Consiglio Federle: quella di aver sottovalutato l’epidemia ed agito in ritardo. “No - risponde Cassis - credo che sarebbe sbagliato affermarlo. Ogni epidemia, e questa è diventata addirittura pandemia, inizia localmente. Nel corso dello sviluppo ci sono misure adeguate che la scienza epidemiologica conosce e che permettono idealmente di rallentarne o di arrestarne il decorso. È ciò che è successo anche in questo caso”.
Il Consigliere Federale ripercorre quindi le ore concitate di una settimana fa: quando l’Italia, nel corso del weekend, decide di sigillare la Lombardia: C’è stata la possibilità di parlare immediatamente con il mio collega Luigi Di Maio, capire cosa stessero facendo precisamente e dire loro quali aspettative aveva il Governo ticinese: il Consiglio di Stato temeva molto che Roma potesse bloccare il traffico per i frontalieri, il che significava mettere in ginocchio le strutture sanitarie del Ticino”.
Un problema fortemente sentito nel nostro Cantone e anche a Ginevra, dove resta lo spauracchio che Francia e Italia possa precettare il personale sanitario frontaliere. Per il momento, spiega Cassis, al CdT, questo pericolo non è all’ordine del giorno: “Entrambi i miei omologhi hanno voluto essere rassicuranti sul fatto che prima di precettare il personale sanitario scorrerà ancora molta acqua sotto i ponti. Però non hanno detto: no, non lo faremo mai. Evidentemente ogni Stato, quando deve fare fronte a situazioni straordinarie, usa strumenti straordinaro".
Il ministro degli esteri smentisce l’ipotesi che la Confederazione possa decidere di chiudere il Gottardo: “Mi sento di escludere questa percezione di cui ho avuto eco. Posso rassicurare: non corrisponde al vero. Non c’è nessun altro Cantone i cui consiglieri di Stato abbiano così tanti scambi telefonici con quasi ogni consigliere federale. Non c’è un altro Cantone che sia stato così osservato, seguito, aiutato come il Ticino in questa crisi. Perché il Ticino, data la geografia, si è trovato in una situazione particolare vicino al centro nevralgico dell’epidemia. Il Ticino ha vissuto prima degli altri Cantoni l’emergenza. Di conseguenza dovrebbe essere anche il primo Cantone nella curva di discesa dei contagi e dei malati”.
Infine, Cassis, fa una previsione sulla fine dell’emergenza: “A dipendenza di quanto riusciamo a rallentare la curva epidemica potrebbe durare quattro, sei, otto, dieci settimane. Direi due o tre mesi. Ci aspettiamo che per l’estate il peggio sia passato. Ma ogni prognosi è ardua”.