CORONAVIRUS
Riaperture scuole, Borradori: "De facto non c'è obbligo di frequenza". Cotti: "Massima comprensione per chi non manderà i figli a scuola"
Il sindaco di Lugano: "In Ticino si replicherà sostanzialmente il modello francese. La libertà delle famiglie è tutelata". Il municipale di Locarno: "Accoglieremo tutti, ma non rincorreremo nessuno"

LUGANO/LOCARNO - Dopo giorni di tensioni e di polemiche, Lugano e Locarno hanno deciso di rinunciare a un nuovo strappo con il Cantone sul tema della riapertura delle scuole. Le due Città che, insieme a comuni come Cadenazzo e Monteceneri, lo scorso mese di marzo avevano guidato la “ribellione” che portò alla chiusura degli istituti scolastici,  stavolta si sono fermati sulla soglia della critica, senza sconfinare nel rifiuto d’ordine che avrebbe provocato la seconda frattura istituzionale nel giro di pochi mesi.

A quietare la protesta verso un modello di riapertura che i due Municipi avevano severamente criticato, vi è anche il fatto che, seppur con un artificio retorico, il Cantone ha de facto sospeso l’obbligo di frequenza, ritenendo tutte le assenze giustificate a priori. Nessuna sanzione, nessuna obbligo, insomma.

Il sindaco di Lugano Marco Borradori sottolinea in premessa come i direttori degli istituti scolastici cittadini, insieme a tutti i docenti e al personale scolastico, stiano lavorando duramente per implementare quanto richiesto dal Cantone e per offrire il miglior servizio possibile ad allievi e famiglie. La Città, insomma, non si è mai sottratta ai suoi doveri e alle sue responsabilità istituzionali. 

“Le perplessità che avevo espresso la scorsa settimana sulle riaperture delle scuole dell'obbligo in base alla decisione del Consiglio di Stato e alla relativa direttiva del DECS - dichiara il sindaco a Liberatv- restano immutate. Così come permane la mia preferenza per il modello che avevamo condiviso con il Municipio di Locarno. Tuttavia dopo le discussioni accese di giovedì scorso con il Cantone, è intervenuto un elemento importante che dal mio punto vista mitiga un po’ la situazione”.

“Nel corso del weekend lungo del 1 maggio - spiega il sindaco di Lugano - abbiamo ricevuto comunicazione scritta da parte delle istituzioni scolastiche cantonali circa la non sanzionabilità delle assenze, le quali saranno quindi tutte giustificate indipendentemente dal motivo. Ciò vuol dire che in pratica, anche se non esplicitamente espresso, viene a cadere l’obbligo di frequenza. In questo modo si replica de facto il modello francese che per me era sempre stata un’ipotesi di compromesso interessante”.

“Questa libertà di scelta implicita concessa alle famiglie termina Borradori - tutela la libera scelta dei genitori sia rispetto a una valutazione della situazione sanitaria, sia rispetto alle direttive emanate dal Cantone. Quindi da questo punto di vista si tratta per me di un passo avanti”. 

Sulla stessa lunghezza d’onda vi è anche il capo dicastero educazione di Locarno Giuseppe Cotti: “Accoglieremo tutti, ma non rincorreremo nessuno. Coloro che in questo momento non se la sentiranno di mandare i figli a scuola, hanno la mia massima comprensione e il mio rispetto”.

“Il modello del DECS - aggiunge il municipale del PPD - è rigido e contorto. Ma siamo un'autorità comunale responsabile e, in questo caso, dobbiamo farci carico di decisioni che non condividiamo per nulla. Apriremo e cercheremo di fare stare in piedi questo pasticcio. Ma non potremo purtroppo, come fatto sinora, garantire un servizio di accudimento di qualità e tantomeno il servizio mensa per tutti coloro che ne hanno bisogno”.

Giuseppe Cotti conserva il rammarico che la proposta elaborata con Lugano non sia stata accolta dal Cantone. Le due Città, ricordiamo, avevano proposto il rientro in classe per le quinte elementari e i bambini dell’ultimo anno di asilo, garantendo però al contempo il servizio di accudimento per tutte le famiglie che ne avessero fatto richiesta. 

“La nostra proposta, sulla quale non vi è stato purtroppo alcun margine di discussione - conclude il municipale locarnese - meglio conciliava la sicurezza sanitaria, l'esigenza di portare a termine il programma per le quinte elementari e le necessità delle famiglie. È un vero peccato che il Consiglio di Stato non abbia garantito agli isituti comunali quella flessibilità gestionale che lo stesso governo cantonale auspica dalla Confederazione per altri settori. Mi scuso sin d'ora con le famiglie se, per volontà di altri, non potremmo garantire la qualità e la sicurezza che avremmo desiderato. Detto questo, so che i nostri docenti faranno il massimo per i nostri bambini e sin d'ora li ringrazio”.

AELLE

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