Il gruppo specializzato in servizi di consulenza lancia la proposta: "Uniamoci per ripartire in maniera seria e rapida. È impossibile riaprire come se nulla fosse successo"
LUGANO – Redigere un protocollo che permetta ai clienti di ritornare a usufruire dei servizi ristorativi e alberghieri in modo sicuro e, allo stesso tempo, agli imprenditori di non assumersi una responsabilità senza essere tutelati. È l’invito della GOKTO Hospitality, gruppo specializzato in servizi di consulenza, formazione e servizi immobiliare con sede in Svizzera, Regno Unito, Giappone e Arabia Saudita.
L’obiettivo del Gruppo fondato da Giuseppe Fontani e Ottone Puopolo è quello di formare un team, composto da imprenditori, istituzioni e il mondo della sanità affinché il settore dell’ospitalità e della ristorazione possa tornare alla normalità dopo e durante l’emergenza coronavirus “in maniera più seria e con idee concrete e veloci da realizzare”.
In tal senso, delle linee guida sono già state tracciate da UNWTO (United World Tourism Organization), in collaborazione con il WHO (World Health Organization). Secondo le due organizzazioni, “la salute dei dipendenti e dei viaggiatori dovrà essere la preoccupazione e l’impegno principale; i viaggiatori dovranno sviluppare un forte senso civico e un totale rispetto degli altri; gli operatori dovranno lavorare insieme per trovare le soluzioni migliori e dare fiducia; i Governi dovranno supportare in maniera rapida ed efficace tutte le imprese operanti nel settore”.
“Serve – scrive la GOKTO lanciando l’idea – un protocollo chiaro e ben dettagliato che possa permettere agli operatori del settore di rivedere il proprio modello di business e allineare le scelte future. Per far questo serviranno però delle regole condivise a livello internazionale che permetteranno di affrontare nella maniera migliore le fasi a venire e non creeranno discrepanze fra i paesi”. Dell’idea della GOKTO Hospitality ne abbiamo parlato con il presidente della società Ottone Puopolo.
Presidente, perché secondo lei è tanto importante redigere un protocollo in vista della riapertura?
"In questo momento bisogna avere il coraggio di affrontare il problema in maniera diretta dando delle risposte chiare, soprattutto agli imprenditori che hanno investito e continuano ad investire in questo settore che è il turismo. Con questa nostra proposta, voglio far riflettere le istituzioni affinché adottino un protocollo a tutela delle persone che vogliono viaggiare, che vogliono andare nei ristornati, negli hotel e gli stessi imprenditori che devono riaprire ed ospitare queste persone".
Di cosa deve necessariamente tenere conto questo protocollo? E quale il suo scopo principale?
"Le cose delle quali dobbiamo tener conto in questa fase sono sicuramente: mantenere la distanza sociale, la sanificazione dei luoghi di fruizione dei servizi, di lavoro (cucine, reception), come gestire i flussi. Si dovrà definire un coefficiente da usare per capire quante persone un ristorante possa ospitare in base ai suoi metri quadri. Quindi, di conseguenza, cambierà anche il modello di business e quindi il revenue. Lo scopo principale è quello di permettere sia ai turisti sia agli imprenditori di viaggiare e di lavorare con le dovute garanzie per tutti".
Le citate “linee guida” del UNWTO possono essere fonte d’ispirazione?
"Le linee guida diramate dall'organizzazione mondiale del turismo sono assolutamente una fonte di ispirazione sulle quali riflettere per poi agire. La nostra proposta di un protocollo per ripartire meglio e in un modo sicuro ne è una diretta conseguenza. Purtroppo è impossibile pensare di riaprire come se nulla fosse successo".
Le regole però devono essere strutturate in ambito internazionale. Può essere questa una difficoltà nel mettere tutti d’accordo?
"Non si può pensare ad un protocollo internazionale in quanto ogni Paese ha le sue leggi. Ci può essere un’unica linea invece sulle normative igienico sanitari e le procedure di messa in sicurezza dei luoghi, come le camere di hotel e i ristoranti. Di sicuro il Ticino e la Svizzera con il loro protocollo possono essere fonte di ispirazione per altri Paesi e spronare gli altri ad adottare un protocollo, tenendo conto delle norme che disciplinano le categorie in ambito turistico alberghiero. Da uno studio pubblicato recentemente dalla Yale University la Svizzera è considerata il Paese più sicuro, più pulito e più attento alle regole. Quando le persone potranno riprendere a viaggiare, sembra che la Svizzera sarà una delle prime mete scelte: facciamoci trovare pronti e manteniamo alta la reputazione".