Quello più probabile non ritiene che ci sarà una seconda ondata pandemica e si aspetta che nella seconda metà dell’anno il graduale allentamento delle restrizioni porterà ad una normalizzazione della situazione economica
BERNA - Il coronavirus sta causando un crollo dell’economia svizzera di proporzioni storiche. Per fornire delle linee guida per affrontare questa situazione, BAK Economics ha aggiornato le sue previsioni per l'economia svizzera e ha sviluppato tre possibili scenari futuri sulla base delle informazioni attualmente disponibili.
Secondo un primo scenario di base, si prevede che durante il secondo trimestre del 2020 il PIL crollerà di oltre il 10%. Lo scenario base prevede inoltre che nel 2020 avverrà un calo complessivo del 5,3%. Nel 2021 si prevede però una ripresa importante, contraddistinta da una crescita del PIL svizzero del 5,6%. Bisogna tuttavia considerare che il corso dell'economia dipende in larga misura dall'ulteriore sviluppo della pandemia, motivo per cui l'incertezza delle previsioni è straordinariamente elevata.
Grazie anche a misure coordinate a livello internazionale, uno scenario alternativo e più roseo stima una rapida ripresa economica immediatamente dopo l’uscita dal lockdown, che limiterebbe al 3.8% il calo PIL complessivo del 2020. Infine, nel caso la pandemia costringesse a mantenere delle misure restrittive a lungo termine, ossia lo scenario più pessimista, saranno possibili perdite complessive del PIL attorno all’11.9%.
Scenario di base: normalizzazione graduale dopo il lockdown
Lo scenario di base - che BAK Economics prevede sia il più probabile – presuppone che le misure restrittive atte a evitare la diffusione del contagio vengano gradualmente allentate nel secondo trimestre del 2020, come annunciato dal Consiglio federale. Nonostante alcuni nuovi contagi, in questo scenario non ci si aspetta una seconda ondata pandemica. Questo anche perché alcune restrizioni, come le restrizioni di viaggio e il divieto di eventi importanti, rimarrebbero comunque in vigore almeno fino alla fine del terzo trimestre del 2020.
In questo scenario gli effetti negativi del blocco dell'economia saranno considerevoli soprattutto nel breve periodo. La diminuzione degli affari e la chiusura delle frontiere provocherà infatti un brusco crollo soprattutto per quel che riguarda i consumi privati e le esportazioni di servizi. Una sensibile diminuzione è inoltre prevista anche per le esportazioni di beni e per gli investimenti in attrezzature. Con il progredire dello scenario, ci si aspetta anche un aumento dei fallimenti e della disoccupazione.
Generalmente, l'attività economica nel secondo trimestre vedrà un calo di oltre il 10% rispetto al trimestre precedente. Questa situazione porterà il secondo trimestre del 2020 a
raggiungere il picco negativo degli effetti della crisi. Tuttavia, ci si aspetta che nella seconda metà dell’anno il graduale allentamento delle restrizioni porterà ad una normalizzazione della situazione economica, anche se limitato dalla diminuzione generale del reddito dovuta all'aumento del lavoro a tempo parziale e della disoccupazione.
Un altro effetto negativo della crisi è poi l’elevata incertezza che rallenterà il consumo e gli investimenti degli attori economici. Inoltre, per alcuni settori economici – come ad esempio il turismo, la gastronomia e i grandi eventi – nella seconda metà dell'anno saranno ancora in vigore notevoli restrizioni. A livello internazionale, gli Stati Uniti e alcuni paesi europei avranno bisogno di più tempo della Svizzera per contenere il virus ciò che influenzerà la ripresa dell'economia globale, che si riprenderà inizialmente “a singhiozzo”.
Complessivamente, nel 2020 l'economia svizzera subirà una contrazione del 5,3%. Tuttavia, grazie a un’importante ripresa nel 2021, la Svizzera compenserà gran parte della perdita dell’attività economica (+5,6%). Anche se la ripresa continuerà nel 2022, il livello del PIL alla fine del 2022 sarà di 1,3 punti percentuali inferiore a quello che sarebbe stato senza la pandemia di Covid-19. Entro la fine del 2022, ci si aspetta che l’economia svizzera si sia completamente ripresa. Tuttavia, il 2022 segnerà il livello più basso del PIL, un dato che mostra la portata dei danni economici provocati dalla pandemia. Complessivamente, entro la fine del 2022 si registrerà una perdita di valore aggiunto pari a 81 miliardi di Franchi.
Scenario positivo: ripresa rapida
Nello scenario più positivo, si presume che le misure adottate contengano la diffusione del Coronavirus con successo e che sarà quindi possibile revocare le restrizioni imposte. Ciò sarà anche dovuto al rispetto delle misure igieniche e ai rapidi progressi della medicina, che faciliteranno ulteriormente l’uscita dall’emergenza sanitaria.
Di conseguenza, la situazione economica tornerà rapidamente alla normalità e, con poche eccezioni (settore del turismo e degli eventi), l'economia tornerà in gran parte alla normalità a partire da luglio 2020. L'aumento della fiducia dei consumatori e delle imprese unito al il rapido ripristino delle catene di fornitura internazionali favoriranno la ripresa, che sarà inoltre sostenuta da misure politiche quali pacchetti fiscali espansivi e approcci coordinati per l'apertura delle frontiere e il ripristino del traffico internazionale.
In generale, questo scenario positivo porterà a una ripresa dinamica a forma di V a partire dalla seconda metà del 2020 sia in Svizzera, sia a livello globale. A causa del massiccio crollo registrato nel secondo trimestre, nel 2020 il PIL svizzero diminuirà comunque del 3,8%. Tuttavia, la forte crescita del 2021 (+6,0%) potrà compensare gran parte delle perdite. Complessivamente, ciò comporterà una perdita di valore aggiunto di 47 miliardi di Franchi entro la fine del 2022.
Scenario negativo: lockdown prolungato con conseguenti danni
Questo scenario negativo prevede che il lockdown sarà riuscito a limitare la prima ondata della pandemia, ma che dopo le prime misure di allentamento si verifichi una nuova ondata di contagi. Questo porterebbe a limitare ulteriori misure di allentamento e a mantenere in vigore notevoli restrizioni fino alla primavera del 2021.
Se la diffusione della pandemia portasse nella direzione di questo scenario, oltre alle perdite causate dal prolungato blocco delle attività economiche, ci sarebbero sempre più danni conseguenti. Infatti, oltre ai fallimenti, alla disoccupazione e alla riduzione del commercio mondiale, il forte aumento del debito pubblico e privato potrebbe anche causare notevoli turbolenze per i mercati finanziari globali.
Questo scenario negativo suppone un ulteriore massiccio peggioramento della recessione, con una perdita di PIL del 11,9% nel 2020. Il danno a lungo termine sarà inoltre ancora più grave: anche dopo la fine del lockdown nella primavera del 2021, la ripresa sarà infatti modesta, in quanto l'avversione al rischio delle imprese e dei consumatori rimarrà ancora alta per molto tempo. Inoltre, l'ondata di fallimenti porterà a gravi perdite di potenziale produttivo. Nel 2021 l'economia svizzera crescerà soltanto di un minimo del 2% rispetto al precedente crollo. In questo scenario si dovrà attendere fino al 2022 per poter parlare di una sensibile ripresa, che poterà però a chiudere l’anno con un valore del PIL svizzero inferiore di quasi il 7% rispetto a quello che sarebbe stato senza la diffusione del Coronavirus. Complessivamente, entro la fine del 2022 si registrerà una perdita di valore aggiunto di 242 miliardi di Franchi.