Sugli esami di maturità dichiarazioni al vetriolo, sulla riapertura delle scuole dell'obbligo neanche un "cip"
di Andrea Leoni
È il Consiglio di Stato che ha deciso di riaprire le scuole dell’obbligo l’11 maggio con le modalità che tutti conosciamo. Ed è stato sempre il Governo a cancellare gli esami di maturità. È scorretto, per chi si è opposto a questa linea, prendere Manuele Bertoli e utilizzarlo come pungiball da menare davanti all’opinione pubblica per far contenti i propri tifosi.
La Lega era contraria alla riapertura delle scuole dell’obbligo, ma i suoi due ministri hanno appoggiato la linea di quello socialista. Lo stesso è avvenuto per gli esami di maturità, con l’opposizione di PLR e PPD, che non ha trovato però il voto nella stanza dell’Esecutivo di Christian Vitta e Raffaele De Rosa. In poche parole: i Consiglieri di Stato leghisti, liberali e pipidini hanno sempre sostenuto la linea proposta dal DECS. Punto e a capo.
Perché è successo? Quattro ipotesi. Uno: erano d’accordo. Due: nell’Esecutivo continua a dominare il “dipartimentalismo”, e quindi ognuno si occupa dei suoi dossier senza mettere troppo il naso in quelli degli altri. Tre: un voto unanime in questo momento vale più di una spaccatura sulla scuola dell’obbligo o sulla maturità. Quattro: Bertoli è capace d’imporsi e di convincere i suoi colleghi, e allora bravo lui.
Il PLR s’è incavolato di brutto per la decisione sulla maturità e ha espresso il suo malumore con una dura nota stampa (dove non è citata una sola volta la parola Governo). Immaginiamo che stoccate come “una scelta ideologica, che deriva da una concezione lassista della scuola” siano rivolte all’Esecutivo nel suo insieme, quindi anche al ministro Vitta.
Ma se è comprensibile il disappunto del PLR per una decisione ritenuta sbagliata, stupiscono invece le dichiarazioni del presidente Bixio Caprara che, ai microfoni dalla Regione, ha accusato il DECS di dirigismo: “È sempre la solita storia, parte lancia in resta con un approccio verticistico senza mai considerare altre opinioni, non c’è mai un pensiero laterale e mi dispiace molto”. Caprara, dopo la “tirata” contro Bertoli, ammette che la responsabilità è di tutto il Governo. E su questo punto aggiunge: “Mi lamento, e biasimo, che lascino la scuola in mano a un consigliere di Stato solo considerando che è uno dei pochi temi di esclusiva competenza cantonale. Mi aspetterei sicuramente un’attenzione condivisa da tutto il collegio”.
Peccato che l’accusa di dirigismo, venga strillata solo oggi dal vertice del partito. Per giorni e giorni la maggioranza dei docenti della scuola dell’obbligo ha espresso in ogni modo, inascoltato, lo stesso identico concetto. Sono state scritte lettere al DECS da parte dei direttori delle sedi, sono state fatte prese di posizioni pubbliche, interviste….addirittura i rappresentanti della Commissione degli esperti e della didattica hanno messo nero su bianco la loro ferma contrarietà. In tutto questo schieramento del mondo della scuola vi erano anche esponenti liberali radicale, come Elena Zaccheo, per citare un nome tra i più conosciuti. Liberali radicali erano anche diversi rappresentanti dei municipi che hanno espresso scetticismo. Eppure dal partito cantonale, e dal suo presidente, neanche un “cip” rispetto a quest’ondata di vibrante protesta.
Evidentemente il dirigismo del DECS, e del suo direttore, va bene se si tratta di elementari e medie, ma non se si parla di esami di maturità.