Le prenotazioni sono ripartite da fine maggio e si attestano a circa il 20% meno rispetto a quelle di un anno fa. Sui dati estivi inciderà il calo della domanda dai paesi lontani e andrà capito quanta crisi ci sarà nel mondo
BELLINZONA - Secondo i dati provvisori forniti dall’Ufficio Federale di Statistica (UST), nel corso della primavera 2020 (marzo-maggio) la domanda di turismo nel canton Ticino ha subito una flessione della domanda alberghiera pari all’83.9% per quanto riguarda gli arrivi (44'733 unità rispetto alle 278'579 del 2019) e del 77.6% per i pernottamenti (127'916 rispetto ai 572'024 del 2019). Tale dato non sorprende alla luce degli avvenimenti legati alla pandemia di Covid-19, originata in Cina alla fine del 2019 e sviluppatasi in Europa e nel resto dell’Occidente fin dall’inizio di quest’anno.
Durante il periodo di confinamento i pernottamenti si sono pressoché azzerati, il contraccolpo dell’emergenza sanitaria si è sviluppato a partire dalla seconda metà del mese di marzo e ha investito tutto il mese di aprile. A maggio la domanda di turismo alberghiero ha visto una timida ripresa, anche in virtù dell’allentamento delle misure straordinarie imposte dalle autorità; nonostante ciò, il dato è ampiamente al di sotto della media stagionale.
Come il Ticino, l’intera Confederazione ha subito gli effetti dell’emergenza sanitaria: nel corso del trimestre primaverile, gli arrivi alberghieri in Svizzera si sono attestati a 855'090, per un calo dell’81.1%, e i pernottamenti sono stati 2'093'849, per una flessione del 76.8%. Nel panorama elvetico, le regioni che hanno maggiormente sofferto il crollo della domanda sono state quelle di Ginevra e quella di Zurigo.
Tornando al canton Ticino, il crollo della domanda nel periodo primaverile non ha risparmiato nessuna delle quattro OTR. In particolare, nel Bellinzonese e Alto Ticino i pernottamenti sono stati 13’574 (-66.8), nella regione del Lago Maggiore e Valli le presenze si sono fermate a 51'077 (-81.8%), nel Luganese si sono registrati 52'303 pernottamenti (-76.9%) mentre nel Mendrisiotto e Basso Ceresio le presenze sono state 10'962 (-55.4%).
Per le diverse categorie alberghiere, il dato più negativo è quello dei 5 stelle ma la crisi ha colpito indistintamente tutti gli alloggi alberghieri. Durante il trimestre primaverile, nelle strutture da 0 a 2 stelle le presenze sono state 35'696 (-79.0%), nei 3 stelle 54'527 (-75.4%), nei 4 stelle 30'507 (-78.1%) e, infine, nei 5 stelle le presenze registrare sono state appena 7’186 (-82.6%).
Per quanto riguarda la provenienza degli ospiti, la chiusura delle frontiere ha implicato un azzeramento degli arrivi da fuori confine. Chiaramente anche la domanda interna di turismo in Ticino ha sofferto grandemente, soprattutto per la situazione particolarmente difficile vissuta dal cantone rispetto alle regioni della Svizzera tedesca. In particolare, nel corso della primavera i pernottamenti elvetici negli hotel ticinesi sono stati appena 86’808, per un calo del 76.9% rispetto al 2019. Relativamente alla domanda da oltre confine, i pernottamenti sono stati 41'108 (-79.1%) e questi sono rappresentati per la grande maggioranza da ospiti italiani i quali hanno pernottato nel cantone molto probabilmente per motivi di lavoro.
Per il periodo estivo si prevede un miglioramento rispetto alla profonda crisi vissuta durante la primavera. Come già osservato, anche se i mesi di marzo e aprile sono stati molto difficili, il settore alberghiero ha ripreso a marciare a partire dalla fine del mese di maggio. Con la cancellazione di alcune restrizioni e la fine della fase acuta dell’emergenza, le prenotazioni hanno ricominciato a fluire. Infatti, a maggio sono state vendute il 59% di stanze in più rispetto ad aprile. Per il mese di luglio il livello di prenotazioni è poco meno del 20% inferiore rispetto a quanto fatto registrare nel corso del 2019.
È ovvio che sulla performance estiva inciderà il calo della domanda dai paesi lontani, i quali rappresentano un bacino importante per la regione del Luganese (molto più che per le altre regioni del cantone). È probabile che anche dai paesi UE vi sarà un minor flusso di turisti, sia per la diffidenza a spostarsi fuori dai confini nazionali sia per le ristrettezze economiche in cui alcune fasce di popolazione si trovano a causa delle ripercussioni della pandemia sul mercato del lavoro.
Statistica e infografica O-Tur