Mister Corona spiega di aver offerto più volte le sue dimissioni quando lavorava per la task force. "Per sviluppare SwissCovid si sono persi tempo e energie che si sarebbero potuti impiegare in altro. Ma ora c'è, dunque usiamolo"
BERNA – Daniel Koch è considerato da molti Mister Corona, uno dei simboli del virus in Svizzera. Fra poco uscirà nelle librerie un libro, scritto da Ruedi Grüring, su come egli stesso ha vissuto i momenti di emergenza.
E emergono particolari di visioni diverse fra lui e altri membri che si sono occupati in prima persona del picco, perché Koch preferiva puntare sulla responsabilità individuale piuttosto che sul proibizionismo. “Sebbene fosse chiaro a tutti fin dall’inizio che era possibile solo un mix di entrambe le cose, c’è stato un acceso dibattito sul rapporto tra questi due approcci. Le discussioni sono durate settimane. In diverse occasioni mi sono offerto di dare le dimissioni dalla task force al direttore dell’UFSP Pascal Strupler. Non avrei sostenuto una strategia di puro proibizionismo”, spiega Koch.
La sua filosofia era promuovere “solo quelle misure che la popolazione potesse comprendere e sostenere a lungo termine”.
Il libro è di per sé parecchio critico, anche con gli scienziati, pur se non fa nomi, rei di aver sempre parlato nei momenti più difficili. E a sorpresa, su SwissCovid, l’app pensata per segnalare eventuali positività a chi è stato a contatto coi soggetti malati, punta il dito sul tempo e l’attenzione impiegati per metterla a punto, sostenendo che potevano essere utilizzati meglio, per esempio nelle misure di protezione. Ma adesso, visto che c’è, consiglia di usarla.