CORONAVIRUS
A scuola in Ticino durante la pandemia. I risultati dell'indagine del DECS: più lavoro per docenti e genitori
Sull’efficacia della scolarizzazione a distanza è emerso un quadro moderatamente positivo. È stato ritenuto efficace dalla maggioranza degli allievi; dal 56% degli insegnanti delle scuole comunali e dal 41% dei docenti delle scuole medie
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BELLINZINA – Viene oggi pubblicata la sintesi dell’indagine ‘A scuola in Ticino durante la Pandemia di COVID-19’, commissionata nel maggio 2020 dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) al Dipartimento formazione e apprendimento (DFA) della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI). Il sondaggio ha voluto indagare i vissuti, le esperienze, le difficoltà e i bisogni emersi durante la fase di scuola a distanza e durante quella parzialmente in presenza (periodo marzo-giugno 2020). Il quadro descritto da allievi, docenti, genitori e quadri scolastici è variegato: aspetti positivi e critici appaiono strettamente connessi.

Due i temi che si evidenziano chiaramente: l’impossibilità di sostituire la scuola in presenza con quella a distanza, e il riconoscimento dell’impegno messo in campo da tutti gli attori per dare vita a un’"altra scuola" in cui flussi di comunicazione, metodologie di insegnamento e ruoli sono stati modificati per far fronte a un’emergenza inedita.

La rispondenza all’indagine è stata notevole: circa il 50% delle famiglie e il 70% dei quadri scolastici e del corpo docente attivo sul territorio ticinese ha compilato il questionario. 

Uno degli elementi che emerge frequentemente è il riconoscimento del grande impegno profuso per assicurare il diritto all’istruzione degli allievi nonostante l’emergenza. A fronte di questo dato molto positivo, l’indagine mostra tuttavia alcune criticità. I docenti hanno visto il loro carico di lavoro aumentare – 2 docenti su 3 sottolineano di aver lavorato molto più o più del solito – e hanno dovuto rimodulare notevolmente le pratiche didattiche normalmente attuate (una riprogettazione importante degli interventi è stata necessaria per il 61% dei docenti e una rimodulazione globale delle unità didattiche per il 59%). La situazione appare altrettanto onerosa per i genitori che hanno segnalato accresciute difficoltà di conciliazione tra attività lavorative e personali. In particolare, le difficoltà sono associate all’accudimento dei figli (per il 30% dei rispondenti) e alla necessità di accompagnare gli stessi nelle attività scolastiche fornendo spiegazioni o alimentando la motivazione allo studio (con solo il 3% dei bambini di scuola dell’infanzia e il 5% dei bambini di scuola elementare che ha lavorato da solo; la percentuale nella scuola media sale tuttavia al 40%).

Sull’efficacia della scolarizzazione a distanza è emerso un quadro moderatamente positivo. È stato ritenuto efficace dalla maggioranza degli allievi; dal 56% degli insegnanti delle scuole comunali e dal 41% dei docenti delle scuole medie. Solo il 4% dei docenti delle scuole comunali e l’8% dei docenti delle scuole medie ritiene che questa modalità didattica non sia stata efficace. I restanti docenti (40% nelle scuole comunali e 51% nelle scuole medie) sostengono che l’insegnamento a distanza sia stato efficace unicamente per una minoranza di allievi. Confrontando questo dato con le risposte di genitori e allievi si riscontra come più della metà dei genitori (il 64%) ritiene che durante la scuola a distanza i figli abbiano imparato cose nuove spesso o sempre; il 51% degli allievi delle scuole comunali e il 43% degli allievi delle scuole medie è dello stesso avviso. Sebbene la scuola a distanza sembri essere stata apprezzata, il ritorno a una scuola parzialmente in presenza lo è stato ancora di più: il 93% di genitori dichiara infatti che il proprio figlio è stato contento di rientrare a scuola dopo il lockdown.

Secondo l‘80% dei genitori, i figli sono apparsi sereni e felici durante la scuola a distanza ma 8 allievi delle scuole comunali su 10 hanno sentito la mancanza dei compagni di scuola e 7 su 10 quella dei maestri. Stare a casa è piaciuto agli allievi (il 30% ha risposto “sì”, e il 53% ha risposto “a volte”), ma molti di loro si sono anche annoiati (16% “sì” e 59% “a volte”). Anche tra i docenti le emozioni positive hanno avuto la prevalenza su quelle negative. Ciononostante dalle risposte appare una certa preoccupazione sulla pressione e sull’incertezza vissuta dagli insegnanti, soprattutto durante il primo periodo. Con la scuola a distanza il 57% dei docenti di scuola media ha dichiarato di essersi sentito spesso o sempre sotto pressione e il 30% ha affermato di essersi sentito spesso o sempre ansioso. Con il passaggio alla scuola parzialmente in presenza, la situazione è generalmente migliorata.

Da segnalare infine il giudizio positivo espresso da docenti e direttori su come il DECS e gli istituti scolastici hanno gestito l’emergenza. In generale, per i due periodi, le linee guida formulate dalle direzioni degli istituti sono state ritenute utili e tempestive da ogni categoria di docenti. Quelle emanate dal DECS, pur essendo considerate utili, secondo una buona parte dei quadri scolastici non sono state emesse con sufficiente anticipo; una valutazione, quest’ultima, che può anche essere ricondotta al comprensibile stato d’incertezza del momento

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