CORONAVIRUS
I Verdi vogliono chiudere negozi e scuole. "Essere gli ultimi della classe a difendere la salute non ci fa migliori garanti dell'economia"
I co-cordinatori Samantha Bourgoin e Matteo Buzzi.inviano al Governo una lettera dove elencano ulteriori misure che a loro avviso andrebbero introdotte. "Se la Confederazione non muoversi lo faccia Bellinzona"

BELLINZONA - La speranza di vita in Ticino è diminuita per la prima volta dal 1918, quando ci fu l'influenza spagnola. Per i Verdi, dunque, il Ticino, cantone più colpito, deve fare ben altro rispetto a quanto proposto da Berna e in vigore oggi.

In una lunga lettera, ha proposto altri provvedimenti al Consiglio di Stato. "Sorpende il tentativo, più o meno mascherato ma purtoppo ben presente in tutta la Svizzera, di mettere al primo posto l’economia, pensando che poi, se il sistema sanitario non dovesse reggere, prenderemo altre misure. Stiamo ormai vivendo le seconda ondata portatrice di ancora più morte rispetto alla prima, e come lo sta mostrando la stagnazione ormai in atto, l’imminenza delle Feste mostra scientificamente che se non riuscissimo a diminuire drasticamente contagi e ricoveri, il sistema sanitario non reggerebbe la terza ondata di contagi, data ormai per scontata dopo Natale".

"Essere gli ultimi della classe a difendere la salute delle nostre cittadine e dei nostri cittadini – anche se involontariamente, le cifre nel confronto internazionale parlano ormai chiaro e non si
tratta purtroppo di illazioni - non ci fa migliori garanti dell’economia, anzi. La mancanza di scelte chiare e l’assenza di garanzia delle giuste protezioni economiche per aziende e collaboratori che si vedono limitare le attività, ipoteca più a lungo termine la ripresa economica del Paese come lo dimostrano i due esempi all’opposto di Svezia e Cina. I primi, come evidenziato dalle informazioni di questi giorni, non avendo adottato misure dastiche si trovano ora con un sistema sanitario al collasso; i secondi, che con le misure draconiano hanno stoppato i contagi, sono tornati ad una crescita economica invidiabile, la migliore degli ultimi 6 anni".

Le misure ventilate dal Consiglio Federale e dal Consiglio di Stato non sono sufficienti, nè per combattere la pandemia nè per sostenere economicamente chi ne ha bisogno. "indipendentemente da chi questa settimana dovesse vincere il balletto delle cifre, tra orari di apertura e chiusura imposti a negozi o ristoranti. Le coperture economiche dell’economia devono essere prese a carico dalla Confederazione, ma se quest’ultima non dovesse accettare di farlo con il corretto tempismo, con il coraggio che ha saputo dimostrare in primavera, il Consiglio di Stato deve scegliere e prendersi a carico l’onere, per il bene di tutti noi", prosegue la missiva. 

"Stimato Consiglio di Stato, per proteggere le fasce di popolazione più fragili e non solo, diminuire il più possibile la mortalità e dare sollievo immediato al sistema sanitario, è indispensabile ridurre ulteriormente le possibilità di contagio e di propagazione della pandemia Covid-19 e così scongiurare l’arrivo precoce della terza ondata quando ancora la seconda è in pieno svolgimento. Tenuto conto che il Ticino sta vivendo una propagazione del virus tra le più elevate a livello mondiale, non c’è più tempo per tergiversare. A questo scopo i Verdi del Ticino chiedono al Consiglio di Stato, oltre alle misure già in vigore, di adottare da subito e fino a data da definire:

1. l’insegnamento in remoto nel post obbligatorio in tutto il Cantone (anche per sgravare i mezzi di trasporto pubblici);
2. l’obbligo del telelavoro per tutte le attività dell’economia pubblica e privata, in cui ciò è possibile;
3. l’obbligo della mascherina sia all’interno che all’esterno degli edifici se non si possono mantenere le distanze;
4. la chiusura delle attività nei settori del commercio e dei negozi per tutti i beni che non siano di prima necessità con le relative coperture economiche per le aziende e i collaboratori, con
un'indennità per lavoro ridotto del 100% per salari inferiori a 5000 franchi al mese;
5. la chiusura delle attività nei bar, nella ristorazione e nell’alberghieria e le relative coperture economiche per le aziende e i collaboratori, con un'indennità per lavoro ridotto del 100%
per salari inferiori a 5000 franchi al mese;
6. la chiusura di tutte le attività sportive di gruppo con più di 5 persone (incluse palestre e centri fitness) salvo quelle degli sport professionistici;
7. l’apertura degli impianti si sci in misura del 50% della capacità, assembramenti o gruppi di al massimo 5 persone sulle piste, bar e ristoranti sono chiusi;
8. la chiusura di Casino, case da gioco e locali della prostituzione;
9. un maggiore controllo dei piani pandemici in tutti i settori che rimangono aperti, con sanzioni severe in caso di non osservanza;
10. l’obbligatorietà della messa a disposizione di disinfettanti in tutti i mezzi di trasporto pubblici.

Tutte queste limitazioni devono ottenere un giusto e adeguato compenso per permettere a imprese, indipendenti e collaboratori, di sopravvivere economicamente a questa situazione di
emergenza che cade in un momento particolare dell’anno. Le indennità di lavoro ridotto devono essere del 100 %, e non dell’ 80%, per salari inferiori ai 5'000 franchi mensili", termina la lunga lettera, firmata dai

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