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I Liberi Pensatori: "Le Chiese aperte, gli altri luoghi di aggregazione no, è discriminazione"
Hanno scritto ad Alain Berset, la sezione ticinese si è rivolta al Consiglio di Stato: "Almeno a livello cantonale ticinese, si attuino delle ulteriori e nuove decisioni nel rispetto della vita e della dignità dell'insieme dei cittadini"

BERNA - "Luoghi per praticare la spiritualità dei fedeli in forma assembleare aperti (le chiese), ma chiusi tutti gli altri spazi per la frequentazione della cultura (musei, teatri, cinema e anche i centri del benessere psico-fisico)". L'Associazione Svizzera dei Liberi Pensatori la ritiene una discriminazione e si rivolge ad Alain Berset, la sezione ticinese scrive a sua volta al Consiglio di Stato.

"Il culto della spiritualità è personale e si può praticare ovunque, mentre l'approfondimento culturale, base della crescita cognitiva di ogni essere umano, esige ben altro. Si auspica, anche per il futuro, che si eviti dal prendere decisioni attuando il principio di due pesi, due misure", si legge nel comunicato.

La lettera scritta al Consigliere Federale si appella anche all'articolo 15 della Costituzione Federale, sulla libertà di fede e di coscienza, spiegando come qualsiasi tipo di incontro, non solo quelli religiosi, sono importanti per la salute dell'uomo.

La sezione ticinese è voluta andare oltre, rivolgendosi al Consiglio di Stato e chiedendo che "almeno a livello cantonale ticinese, si attuino delle ulteriori e nuove decisioni nel rispetto della vita e della dignità dell'insieme dei cittadini".

"La decisione governativa della chiusura di luoghi di cultura e la proibizione di relativi eventi con la presenza di pubblico, ma non, invece, quelli legati a un culto, è discriminatoria e sottolinea un trattamento differenziato. Infatti, riconoscendo il diritto di riunione a chi può svolgere il compito di gestire la spiritualità dei propri fedeli associati in forma assembleare, non si capisce perché debbano essere proibite tutte le attività collettive promosse da chi si occupa della diffusione della cultura (e non del culto)", si legge, facendo notare come "non è necessario essere storici per sapere che gli assembramenti religiosi siano sempre stati fra i maggiori vettori delle epidemie nel passato (e già si è ripetuto nel presente)".

Inoltre, "va anche ricordato che le persone non credenti nella Svizzera (anche in Ticino) superano il quinto della popolazione: persone che con certezza trarrebbero conforto a nutrire il proprio spirito in modo umanistico, con la cultura, cioè una formazione dell'individuo sul piano intellettuale e etico".

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