Il tennista non si arrende alla cancellazione del suo visto di entrata. Il padre lo paragona a un simbolo del mondo libero, a Spartaco che "non tollera ingiustizia, colonialismo e ipocrisia e combatte per l'uguglianza"
MELBOURNE - Non si placa il caso Djokovic. Il tennista aveva annunciato di poter partecipare agli Australian Open anche senza vaccino per una esenzione medica, ma le autorità del Commonwealth si erano dette subito contrarie e avevano avvisato che lo avrebbero rispedito a casa.
Ieri, al suo arrivo, è stato a lungo bloccato sull'aereo, poi in una stanza all'aeroporto: il suo visto di entrata era stato cancellato, per mancanza del vaccino. Le autorità lo volevano espellere dal paese, parlando di una cancellazione del visto perchè ne era stata richiesta una sottoclasse non corretta per il suo caso, ovvero esenzione medica.
Gli avvocati del tennista avevano annunciato da subito ricorso e sono riusciti a ottenere un’ingiunzione provvisoria che impedisce alle autorità australiane di espellerlo, almeno sino a lunedì. Ieri si è svolta una udienza e la prossima sarà appunto lunedì, sino a lì Djokovic potrà restare nel paese.
Nel mentre il padre del tennista ha usato parole forti, definendo il figlio "un simbolo, un leader del mondo libero, il mondo dei paesi e dei popoli poveri e oppressi (...). Possono imprigionarlo stanotte, possono metterlo in catene domani, ma la verità è come l'acqua e trova sempre la sua strada. Novak è lo Spartaco del nuovo mondo, che non tollera l'ingiustizia, il colonialismo e l'iprocrisia ma combatte per l'uguglianza".