La richiesta di una abolizione delle misure restrittive si fa sempre più pressante. Per diversi politici ticinesi è ora di pensarci, anche in modo prudente. Stando a Berset dal 2 febbraio si potrebbero togliere quarantene e telelavoro
BERNA - Larga parte della società e dell'economia, pur senza scordare la dovuta prudenza, chiede un Freedom Day o quanto meno un rapido ritorno alla normalità, con l'abolizione delle restrizioni. La richiesta di togliere l'obbligo del telelavoro, delle quarantene e anche del certificato Covid è arrivata nei giorni scorsi da un gruppo di associazioni economiche. Alain Berset ha dichiarato che almeno le prime due misure potrebbero vedere la fine entro pochi giorni, dal 2 febbraio.
Liberatv ha chiesto ai suoi lettori se sarebbero favorevoli a un Freedom Day, come avvenuto altrove. Il 64% dei partecipanti ha detto sì, denotando voglia di ritorno ad una vita simile a quella che conoscevamo prima dell'avvento del Covid. Cosa ne pensano politici ed esperti? La Lega dei Ticinesi con una mozione ha fatto sapere di volere l'abolizione delle misure restrittive.
Oggi il Mattino della Domenica ha raccolto un po' di voci e si è espresso anche il presidente della Conferenza dei direttori della sanità (CDS) Lukas Engelberger.
Per i politici è ora di accelerare senza scordare la prudenza
Come accennato, dalla Lega si chiede un'accelerazione decisa verso la libertà e infatti per Andrea Censi, granconsigliere, "sicuramente questo passo non può più attendere. Sensibilizzare vaccinazione è la sola strada che ancora resta giustificabile. Il resto va smantellato, o la malattia che ci contagerà sarà ben più grave del Covid".
Anche il liberale Fabio Kaeppeli ritiene che "con i vaccini a disposizione possiamo tornare alla normalità senza timori". Più prudenti la democentrista Lara Filippini, secondo cui "fare quattro passi avanti per farne dieci indietro in questi due anni ci è costato moltissimo, sia in termini economici che psicologici", dunque "a breve, passato il picco dei contagi e con dati alla mano, si potrà sicuramente fare il punto della situazione per capire se siamo effettivamente passati a una sorta di fase endemica, e quindi se è opportuno decretare un “Freedom Day” come in Inghilterra: cosa che tutti, nessuno escluso, auspichiamo", e Nicola Schönenberger dei Verdi ("lanciare un Freedom Day da programmare per una data X definita senza l’ok da parte di scienza e medicina, pare più una boutade estemporanea che una saggia decisione. Piuttosto è necessaria la revoca graduale delle misure cercando la normalizzazione il più presto possibile, nella speranza che non arrivi un’ulteriore variante più letale").
Freedom Day? Per gli esperti la pandemia non ha una data di scadenza
Sul fronte degli esperti, il Presidente dell'Ordine dei Medici ticinesi Franco Denti, frena. "Parlare di “Freedom day” adesso, oltre ad essere prematuro come ha sottolineato la task force Covid e come ci ha confermato la recente decisione del Consiglio Federale di prolungare ulteriormente gli aiuti economici ai settori più colpiti, sarebbe irriverente verso quelle famiglie che anche in questi giorni perdono i propri cari a causa del virus". Dato che una pandemia non ha una data di scadenza, "sul piano politico non sono per un “liberi tutti”, ma per allentamenti graduali e motivati".
Il presidente della Conferenza dei direttori della sanità (CDS) Lukas Engelberger auspica prudenza e anzi ritiene azzardate le dichiarazioni di Berset. Al SonntagsBlick ha detto che con quelle parole si alimentano le speranze della popolazione. A suo avviso non siamo ancora fuori pericolo e, un po' come Denti, sostiene che non ci sarà una data di fine della pandemia. Abolire l'obbligo delle mascherine, come avvenuto in Gran Bretagna e non solo, non sarebbe per lui da seguire.
Intanto, la cancellazione di quarantene e telelavoro potrebbe arrivare già il 2 febbraio, stando a quanto detto da Berset.