Cotti: "Non condivido la scelta della Direzione artistica". Sandivo: "Non andrò al ricevimento". Boneff: "Solari faceva meglio a tacare". Quadri: "Se a commettere il reato di Polanski fosse stato un poveraccio..."
LOCARNO – Non si placa la polemica sul caso Polanski. Le parole pronunciate ieri sera, mercoledì, dal presidente del Festival Marco Solari e dal ministro della cultura Manuele Bertoli hanno nuovamente infiammato i toni. E come sempre alcuni politici affidano le loro riflessioni a Facebook. Eccone alcune pubblicate oggi.
Giuseppe Cotti, municipale di Locarno
“Ieri sono stato alla cerimonia di apertura del Festival. Alcuni mi hanno chiesto cosa ne pensa il Municipio di Locarno della scelta del Festival di invitare Polanski a Locarno. Non so cosa pensano i miei colleghi. Quello che penso io l’ho espresso la scorsa settimana al Presidente del Festival. È un’opinione negativa rispetto alla scelta della direzione artistica. Oggi però vi è dell’altro. Con tutto il rispetto per chi dirige questa manifestazione di successo non posso negare che le parole pronunciate ieri dal Presidente abbiano un sapore alquanto amaro. Mi è parsa una difesa spericolata e anche un po’ maldestra. Piuttosto che chiedere compassione per l’uomo Polanski e il suo vissuto non sarebbe stato maggiormente confacente alle circostanze esprimere un qualche, pur minimo, rincrescimento se la decisione della direzione artistica ha offeso i sentimenti di qualche vittima?”
Paolo Sanvido, deputato Lega dei Ticinesi
“Per Marco Solari il compromesso è un atto di viltà.
A parte che il sistema Svizzero di concordanza é basato anche sul compromesso (perciò ieri sera a dato del vile al Consigliere Federale Berset),
mi piacerebbe sapere come il buon Solari definisce un atto di sodomizzazione di un minorenne da parte di un quarantenne "bavoso pervertito"? Io alla serata Festival del Gran Consiglio non presenzierò”.
Armando Boneff, deputato PPD
“Dopo aver letto le motivazioni di Marco Solari mi sono convinto che... faceva bene a tacere. Il Nostro conferma di ritenersi un dio tanto da poter impartire lezioni di perdono. Rispondendo a chi invoca la libertà d'espressione faccio notare che se fosse stata presentata un'opera di Polanski nessuno avrebbe avuto da ridire (in caso contrario si poteva parlare di ingerenza nel programma del festival), coltivare a fini di cassetta il culto del personaggio scegliendo un pedofilo è un'altra storia”.
Lorenzo Quadri, consigliere nazionale Lega
“Ah ecco: adesso la sinistra invoca il rispetto delle decisioni dell'autorità. Nel caso Arlind invece...
Avanti col festival dei due pesi e delle due misure! Se a commettere il reato commesso da Polanski fosse stato un poveraccio o - peggio ancora - un nemico politico, i kompagni ed i moralisti a senso unico si sarebbero prodotti nei consueti esercizi di giustizialismo forcaiolo. Del resto, lo fanno per molto meno. Invece prendiamo nota che se a stuprare una minorenne è un grande regista, ecco che improvvisamente il delitto diventa meno grave e i giustizialisti si arrampicano sui vetri per relativizzare”.
red