POLANSKI
Caso Polanski, Morisoli: "Ma nel regno laico del Festival non c'è perdono senza pentimento"
Il presidente di Arealiberale: "L’errore commesso dal regista è abominevole, solo nell’unicità cristiana e nella nostra cultura millenaria che da essa discende c’è la speranza di questo perdono, senza che chi lo invochi e chi lo concede venga lapidato"

di Sergio Morisoli*

Si può ancora affermare che esiste il bene e il male? C’è un bene e un male non relativizzabili o opinabili? Il caso Polanski mette in luce il dramma (nel suo significato etimologico) del momento attuale che esperti e storici definiscono postmoderno, e che io aggiungo forse ormai postcristiano. Ci sono molti livelli di lettura di questo “caso”. Ne tocco alcuni giocoforza sommariamente.

Il livello artistico

Primo, quello artistico, è il più facile. Il regista nel suo lavoro e nelle sue opere fa parte dei grandi di questa disciplina. Le liturgie laiche di premiazione pubbliche sono il normale riconoscimento per quel che ha prodotto, quindi il festival di Locarno non fa altro che celebrare un rito pagano già fatto altre volte per lui e che officerà anche  per altri in futuro. Se si considera il lavoro in senso stretto e disgiunto dalla persona che l’ha prodotto è difficile sostenere che Locarno sbaglia in questo caso e in altri casi simili.

Il livello politico

Il secondo è quello politico. A sapere se nell’ambito culturale è applicabile il principio di chi paga comanda e di chi comanda paga, tanto più che la manifestazione è parecchio “ statale” siccome tenuta in piedi con i soldi di tutti i contribuenti. Qui il discorso diventa politico puro e infinito, e a seconda della maggioranza che si crea, la libertà di chi organizza sarà assoluta oppure sarà libertà vigilata. Ci sarà censura o non ci sarà.  

Il terzo livello: tra diritto e morale

Il terzo livello però è quello più complesso. E’ quello che sotto sotto affiora in modi diversi negli interventi di molti: il diritto prevale sulla morale o viceversa? Un atto legalmente corretto è automaticamente morale? Il male se fatto conformemente al diritto vigente diventa bene ? O ancora, tutto quello che non è proibito può essere fatto? Qui è il confine, le colonne d’ercole, di molte situazioni dell’epoca postmoderna e postcristiana, qui è i busillibus che non permette di sindacare a colpo sicuro su molti fatti quotidiani che concernono tutti e quindi pure sul caso Polanski.

Già a suo tempo Hanna Aarendt, poi Romano Guardini per citarne solo alcuni, hanno lavorato una vita attorno a questo quesito. L’allora cardinal Ratzinger in un dialogo eccelso con il filosofo Habermas di qualche anno fa, concludeva che, vado a memoria: i nostri problemi “moderni” non troveranno soluzione se non si tornerà a riscoprire quale è la vera origine del diritto.

Il bivio

Polanski quindi potrebbe anche essere perfettamente nella legalità (svizzera o americana che sia) per ciò che commise, ma la conformità al diritto sarebbe sufficiente per ritenerla morale? Qui addirittura, a quanto sembra, in virtù di diritti diversi in base alla sovranità territoriale degli Stati risulta essere colpevole in un posto ma non in un altro! E’ questo bivio forzato: da una parte il diritto e dall’altra la morale, che molti cittadini e alcuni politici sentono istintivamente come qualcosa di storto.

La scappatoia legalista portata come giustificazione per una premiazione che fa scoppiare la critica e il biasimo di chi soffre questa divaricazione tra diritto e morale è poco edificante. Non è una questione riducibile banalmente, come si fa, a una  lotta tra progressisti e reazionari, o peggio ancora tra destra e sinistra . E’ un problema antico di greci e romani, Ponzio Pilato chiedeva a Gesù: cos’è la verità? Cioè cosa è il bene e cosa è il male.

"Si condanna il peccato, non il peccatore"

La vicenda di Locarno mette in luce che in situazioni terribili ed estreme, la pedofilia ne è una, il diritto non basta per tenere in piedi la separazione tra l’orrore causato da chi l’ha commesso. I rimasugli sbrandellati della nostra tradizione e fede cristiana, ci dicono che si condanna il peccato ma non il peccatore; era uno scandalo duemila anni fa e lo è tutt’oggi.

"Solari e la pietas"

Il presidente del Festival se ne è ricordato e invoca pietas e perdono perché si rende conto, intelligente com’è, che l’unica risposta esaudiente non è il legalismo ma il cuore caritatevole di chi giudica. Invoca non dimenticanza ma perdono.  L’errore commesso da Polanski è abominevole, solo nell’unicità cristiana e nella nostra cultura millenaria che da essa discende c’è la speranza di questo perdono, senza che chi lo invochi e chi lo concede venga lapidato.

Temo purtroppo che il perdono a senso unico non è decretabile nel regno laico del Festival se il suo entourage non favorisce una forma di pubblico pentimento da parte di chi è in colpa.  Finora il trucco, per schivare l’oliva, è l’insistenza a disgiungere l’opera dalla persona che l’ha prodotta. Questa cultura schizofrenica, quella che la persona è secondaria rispetto ciò che fa o non fa, continua a martellare adducendo che una  cosa è il regista e un’altra cosa è la persona. E’ corretto?

"La sfida impossibile"

In una logica materialista, in cui ciò che conta è il risultato, certamente si. In una logica umanista e io dico cioè cristiana, invece no. L’opera d’arte è il risultato espressivo, spesso sofferto e travagliato tra spirito e materia di chi l’ha prodotta. Tratti artistici sublimi e di paradiso a volte dipinti con le mani dell’artista che escono dall’inferno. Caravaggio era uno di questi. Questo è il mistero dell’uomo, capace del meglio ma anche del peggio. S.Paolo diceva vagliate tutto e trattenete il buono; diceva anche che l’uomo vuole il bene ma non riesce a non commettere il male.

La sfida impossibile e la grande vittoria del Festival sarebbe trovare il modo di premiare il regista ammettendo nella laudatio che Polanski, come noi del resto, non è immune alla  bassezza, alla fallibilità, al male e  ai limiti che ci caratterizzano come persone. Lunga vita al Festival, ma che la sua vita non sia ogni estate polemiche per sesso, sangue e soldi; continuando così non esce dal gregge ma si conforma alla mentalità dominante.  

* deputato in Gran Consiglio e Presidente di Arealiberale

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