POLANSKI
Polanski rinuncia al Festival. Caratti: "La Direzione ha sottovalutato il caso". Pontiggia: "Dadò, crociata arbitraria"
Le letture di Regione e Corriere. Caratti: "Un brutto risveglio. Non si è tenuto conto delle sensibilità". Pontiggia: "Un brutto film. Polanski non è un pedofilo"

LUGANO – Matteo Caratti e Fabio Pontiggia dedicano oggi il loro editoriale alla rinuncia di Roman Polanski di partecipare al Festival di Locarno. Due letture diverse della clamorosa conclusione del caso – di cui vi proponiamo alcuni stralci – comunque giudicato “un brutto risveglio” da Caratti e “un brutto film” da Pontiggia.
Scrive Caratti su LaRegione: “Il dietrofront di Polanski è senza dubbio un brutto risveglio per il Festival di Locarno, che, prima di invitarlo, avrà fatto tutte le riflessioni del caso. Riflessioni non solo di carattere formale (cioè sul fatto che il regista sia un uomo libero, che abbia pagato penalmente per reati commessi quasi quarant’anni fa eccetera), ma anche valutazioni di opportunità. Il Festival si tiene in un determinato luogo, ossia in Ticino, che è anche lo specchio (come ogni comunità) di determinate sensibilità. E oggi come oggi, quando di mezzo ci sono la protezione dell’infanzia e la lotta senza quartiere contro gli abusi, volenti o nolenti, la sensibilità dell’opinione pubblica (si badi bene: di tutta la Svizzera e non solo nel nostro cantone) è forte”.

“Il Festival e la sua dirigenza – prosegue Caratti - hanno probabilmente sottovalutato le polemiche sorte e continuate per giorni e giorni già prima dell’inizio della manifestazione. Fra gli organizzatori non c’è stato qualcuno in grado di confrontarsi pubblicamente per tempo. Cattiva comunicazione”.
E conclude: “La valutazione sul cineasta geniale e sull’uomo non possono essere disgiunte. Ci sono passati che non passano mai e che non possono essere confinati fra le mura della sola responsabilità individuale e delle sole questioni personali di coscienza. E non ci sono due Polanski, ma uno solo, con i suoi pregi e i suoi notevolissimi talenti, ma anche con le sue contraddizioni”.

Gli fa da contraltare Pontiggia sul Corriere: “E così siamo al paradosso tutto ticinese: il terrorista omicida, non pentito, artisticamente nullo, a Locarno c’è stato, onorato e riverito; il regista che ha fatto sesso con una minorenne, pentito e pubblicamente scusatosi, perdonato dalla sua vittima, artisticamente eccelso, non sarà a Locarno. Spiace dover contraddire il deputato Fiorenzo Dadò, spesso artefice di sacrosante battaglie politiche, ma la sua pretesa di aver condotto questa crociata a nome «delle vittime di uno dei peggiori reati» (la pedofilia) è un arbitrio totale e anche un’abnormità”.

Pontiggia spiega perché: “a) Polanski si è macchiato di un solo grave reato, la sua vittima è una sola; nella nostra società fondata sul diritto non esistono singole azioni individuali alle quali possano essere attribuite colpe plurime e che possano essere promosse al rango di azioni rappresentative di comportamenti illeciti generalizzati; sarebbe un’aberrazione; b) nessuno ha il diritto di parlare né di agire a nome della vittima di Polanski: solo la vittima ha e conserva, in modo esclusivo, questo diritto (…) ed è stata lei a chiudere moralmente il caso, non solo perdonando l’uomo che con lei, ragazzina, fece sesso, ma sollecitando autorità giudiziarie e opinione pubblica a non perseguire più Polanski”.

red

 

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