POLANSKI
Solari chiude il caso Polanski: "Ho sottovalutato l'emotività del dibattito. Menzogne sugli sponsor disturbati dalla nostra scelta"
Il presidente del Festival traccia il bilancio dell'edizione e torna sulla polemica che l'ha infiammata: "Le mie dimissioni? Ditemi chi le ha chieste e perchè". E aggiunge: "La direzione artistica deve essere libera da condizionamenti non da critiche"

LOCARNO – Prima di tutto, niente dimissioni: “La mia risposta a questa domanda è molto semplice: spiegatemi chi le ha chieste e perché”. Marco Solari intende rimanere alla presidenza del Festival del film di Locarno. In un’intervista al Corriere del Ticino fa il punto sull’edizione appena conclusa e torna sul caso Polanski.

Prima di tutto dice: “Non abbiamo mai cercato la provocazione. In nessuno dei tre casi sollevati negli ultimi anni che del resto sono completamente diversi tra loro” (Polanski quest’anno, l’ex brigatista Senzani lo scorso, il film LA Zombie nel 2010).

Racconta che “tutto è nato nel novembre 2012, al Centro Paul Klee di Berna, in occasione del Gala in omaggio ad Ursula Andress per i 50 anni del primo film di James Bond. C’erano più di mille invitati e tra questi anche io e Roman Polanski. Qualcuno me lo ha presentato e lui si è subito lanciato in un elogio del Festival di Locarno, vantando la nostra tradizione e la nostra capacità di rimanere fuori dalle logiche commerciali che dominano altre rassegne. Alla fine di quei due minuti di elogi ho fatto ciò che probabilmente qualsiasi persona di buona educazione avrebbe fatto: gli ho detto venga a trovarci.”

Solari racconta di non aver più saputo niente fino a poco prima dell’inizio del Festival, quando ha ricevuto una telefonata dell’ambasciatore polacco che gli comunicava che “Polanski era disponibile a tenere una masterclass a Locarno.
“Ho analizzato la situazione dal punto di vista giuridico e umano e non potevo certo dire alla direzione artistica di non accettare questo invito. Solo in quel momento si è pensato di creare un nuovo Pardo, il “Pardo bianco” da attribuire solo in occasioni specifiche a grandi maestri del cinema”.

E prosegue: “Quello che mi si può rimproverare è di aver sottovalutato le reazioni che questo annuncio ha poi suscitato. Pensavo che tutto dal punto giuridico fosse chiaro, che dal punto di vista umano il caso fosse superato, mai e poi mai mi sarei aspettato che ne nascesse un caso simile, che si protrae ancora oggi parlando, a torto, di pedofilia. Ho sottovalutato l’emotività della discussione alla quale hanno partecipato persone – quasi sempre – spinte da motivi nobili ma che hanno fatto anche confusione”.

Solari torna sul concetto di libertà artistica del Festival: anche qui, spiega, è stata fatta confusione: “perché un conto è l’ingerenza con lo scopo di modificare il programma del Festival, piegandolo ai propri voleri, e un conto è, una volta che il programma è stato stabilito, la critica assolutamente legittima, a 360 gradi, sui contenuti della rassegna. Il direttore artistico deve rimanere libero da condizionamenti, non da critiche, perché sennò perderemmo ciò che fa la caratteristica di Locarno e su questo continuerò ad insistere”.

Solari aggiunge nell’intervista che oggi il Festival è quasi schiavo del proprio successo: il pubblico cresce e ci vogliono nuovi spazi. “Un problema che dimostra come l’intuizione di Carla Speziali riguardo alla realizzazione della Casa del cinema sia giusta, ma che anche la nostra richiesta di porre mano pure ad altre strutture, in primis il FEVI, è più che giustificata”. 

Quindi ci vorranno più soldi, anche di sponsor privati, e a questo proposito Solari dice: “Quel che mi ha più disturbato nella polemica legata alla presenza di Roman Polanski a Locarno sono proprio state le voci, del tutto ingiustificate, secondo cui i nostri sponsor sarebbero stati disturbati da questa scelta. Si tratta di vere e proprie menzogne e chi mette in giro queste voci dovrebbe perlomeno pensarci su un po’: o lo fa in malafede o lo fa per rendersi interessante. La verità è che di sponsor ne abbiamo sempre di più e ne avremo bisogno ancora se vogliamo fare questo passo avanti”.

red

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