VIA SICURA
L'abominevole figura del 'medico del traffico', un 'Godzilla burocratico' creato dalla politica per decidere le sorti degli automobilisti beccati brilli al volante. Un business da un milione all'anno su mandato cantonale che ha fatto esplodere i 'pazienti
Partendo da un caso vero, ecco la storia e i retroscena del mandato affidato alla dottoressa milanese Mariangela De Cesare. Prima la nascita dell'Unità di Medicina e Psicologia del traffico legata a Ingrado. Poi la decisione del medico di mettersi in proprio... Intanto prepariamoci alle prossime follie di Via Sicura: la scatola nera e "l'etilometro bocca-motore"
di Marco Bazzi

Oggi vi racconto una ‘piccola storia ignobile’, per dirla con Guccini, sperando che raccontarla contribuisca a metter fine a una delle tante follie politico-burocratiche di cui tutti noi, cittadini di una Nazione e di una Repubblica che si dicono libere e tolleranti, siamo diventati vittime impotenti. Con la complicità colpevole dei politici che, a Berna e a Bellinzona, non hanno le palle per dire ‘basta!’. E scusate se, nel raccontarvi questa storia, mi farò prendere la mano…

In questo caso siamo di fronte a una roba che sembra uscita più dal manuale dell’inquisitore spagnolo Torquemada che da un romanzo di Kafka. La caccia alle streghe continua, la persecuzione non è affatto finita con la fine dei secoli bui.

Visto che parliamo di sicurezza stradale faccio una premessa: sono il primo a dire che chi commette gravi infrazioni, chi usa le strade come piste di Formula 1 o di Moto GP, chi mette in pericolo la vita altrui, va severamente punito. Ma la pena, pecuniaria o detentiva che sia, va commisurata con equilibrio, raziocinio ed equità, e non col cieco rigore del fanatismo o con automatismi da aliquote fiscali.

Basta, quindi, con quelli che l’avvocato Rossano Guggiari ha giustamente definito “orrori giudiziari” sollevando il caso del pedofilo condannato a 9 mesi a fronte del “pirata della strada” condannato a 12.

Ma, già che siamo in tema, un granitico ‘basta!’ bisogna dirlo (e lo deve dire la politica) anche ai controlli di polizia a tappeto e sistematici, come quelli a cui abbiamo assistito in queste settimane di festa, con ripetuti blocchi serali, anche nelle gallerie di Locarno e Lugano.

Personalmente ne ho incrociati tre prima di Natale, e nonostante gli agenti siano stati estremamente gentili - quasi imbarazzati nel compiere il loro dovere -, il problema è il senso di terrorismo psicologico che tutte queste operazioni di ‘prevenzione’ creano nella gente. Soprattutto in uno dei pochi momenti dell’anno in cui ci si può rilassare, ci si può incontrare, e tirare qualche spensierato sospiro di sollievo.

Finita la premessa, ecco la storia, tutta vera, che inizia così…

Ieri ho incontrato un amico che mi ha raccontato la disavventura occorsa un paio di settimane fa in tarda sera a un suo conoscente. Ha alzato troppo il gomito e, maledetta incoscienza!, si è messo comunque al volante per percorrere i pochi chilometri che lo separavano da casa. Non sarebbe successo nulla se non avesse avuto un piccolo incidente, senza alcuna conseguenza per lui e senza coinvolgere altre auto. Ma qualcuno ha visto la scena e ha chiamato la polizia. Il resto è facilmente immaginabile…

“Questa storia la sta vivendo malissimo - raccontava il mio amico -, perché lui non ha mai avuto problemi alla guida e non è un ubriacone. È preoccupatissimo e continua a ripetermi ‘sono stato un cretino!’. E sai cosa?…”

Cosa?

“A inizio gennaio dovrà presentarsi dal medico del traffico. Ha rinunciato addirittura ai brindisi di Natale, perché è terrorizzato che gli trovino tracce di alcol nei capelli!”.

Il medico di che?

“Il medico del traffico. Ne hanno parlato un paio di settimane fa anche a Falò”.

L’abominevole figura del medico del traffico

Il medico del traffico? O cacchio! Questa mi era sfuggita. Abbiamo davvero creato anche questa abominevole figura kafkiana? E chi è mai questa sorta di ennesimo 'Godzilla burocratico' nato dall’immaginazione malata degli inventori della famigerata “Via Sicura”?

Una breve ricerca mi ha confermato che il mostro esiste e che ne avevo anche (pardon) sbadatamente scritto un anno e mezzo fa.

Il medico del traffico, al secolo la dottoressa Mariangela De Cesare, milanese specializzata in medicina legale, che lavorava a Losanna ma era “ben disposta a trasferirsi in Ticino” (Consiglio di Stato dixit) ha in effetti preso vita con la benedizione del Governo, il quale nel giugno dell’anno scorso ha diramato la seguente nota stampa, passata in sordina, forse a causa delle imminenti vacanze estive:

“Grazie alla collaborazione con l’Ufficio federale delle strade, la SSML (che starebbe per Società svizzera di medicina legale, ndr) e il Medico cantonale, in stretta relazione con Ingrado, è stato possibile individuare un medico con i requisiti richiesti dalla legislazione federale, competente e interessato a lavorare in Ticino”.

Pertanto, proseguiva la nota, “alla neo-costituita Unità di Medicina e Psicologia del traffico, con sede a Lugano (
abbiamo costituito cosa? Un’Unità di Medicina e psicologia del traffico?!
), è stato assegnato il mandato di effettuare, a partire dal mese corrente, le perizie specialistiche in medicina del traffico su richiesta dell’autorità competente”.

Si tratta di una soluzione di qualità (
di quale qualità stiamo parlando?!
), conforme ai requisiti legali e rispettosa delle esigenze cantonali (
esigenze di chi?!
). Il costo della prestazione, a carico dell’interessato (
sarebbe stato meglio usare il termine ‘sfigato’!
), sarà calcolato, come peraltro avviene nel resto della Svizzera, sulla base del tariffario medico (TARMED). A questo proposito le tariffe sono state adeguate secondo quanto disposto dalla legislazione federale e indipendentemente dalla volontà del Dipartimento delle istituzioni”.

L’ultima frase suona un po’ come una timida presa di distanza da parte del ministro Norman Gobbi, tipo una nota a protocollo.

Ma il problema è che questo Godzilla burocratico in camice bianco è nato per volontà del Governo, che invece di prendere una decisione all’insegna del ‘adesso basta!’, rivendicando almeno un briciolo di autonomia politica (come ha saputo fare quando bloccò i ristorni, o quando ha introdotto i controlli sui precedenti penali di chi chiede permessi di soggiorno o di lavoro, o rinviando per anni l’applicazione della tassa sul sacco nonostante i mugugni di Berna…), si è supinamente adeguato alle folli prescrizioni di una folle legge federale.

Si chiama ‘automatismo’, termine che definisce l’attitudine da funzionario da parte di chi ha invece ricevuto un mandato popolare per svolgere un ruolo politico.

Arriva il medico del traffico ed esplodono i pazienti del traffico!

E così, da quando è stata istituita la figura del medico del traffico, i casi di “pazienti del traffico” sono esplosi, passando da…

Citiamo da un servizio del Quotidiano del febbraio scorso: “Nei primi sei mesi di attività, le sono stati assegnati (all’Unità di Medicina e Psicologia del traffico) più di 600 mandati per verificare l'idoneità alla guida in caso di dubbio, soprattutto di automobilisti che si sono già distinti per un eccessivo consumo di alcol, abuso di stupefacenti e ripetute violazioni alle norme stradali. Un numero non indifferente considerato che in passato le persone che facevano capo a una perizia specialistica erano 300”.

La domanda è: oddio, ma come mai? C’è forse stata in Ticino una pandemia di alcolismo? È nata una società segreta che istiga alla guida in stati alterati di coscienza? O i controlli di polizia sono cresciuti a dismisura?

Niente di tutto questo: semplicemente, la Sezione cantonale della circolazione ha iniziato a inviare in modo sistematico all’Unità di Medicina e Psicologia del traffico i casi sui quali è chiamata a giudicare.

E l’Unità ha iniziato a fatture alla grande! In media 1'000 franchi a paziente, che il paziente paga di tasca sua, perché qui le casse malati non rimborsano un centesimo, nonostante le tariffe delle perizie siano state calcolate sulla base del “punto” che operatori sanitari e assicurazioni concordano tra loro.

Ma allora, siamo di fronte a una misura di ‘igiene sociale’ nell’interesse preponderante della collettività, o semplicemente a un business dagli introiti assicurati, visto che i pazienti piovono dal cielo come manna senza nemmeno il bisogno di andarseli a cercare?

La dottoressa: "Io faccio solo il mio lavoro"

Intervistata da Falò, la dottoressa De Cesare ha detto: “Io devo fare il mio lavoro e il mio lavoro è mettere in evidenza se ci sono dei problemi nei pazienti che mi vengono inviati, e se ci sono li devo comunicare all’autorità. Tutto quello che facciamo lo facciamo nell’interesse dalla persona”.

Fantastico.

Nel silenzio della politica una voce fuori dal coro: quella di Franco Denti

Nel silente panorama di un Gran Consiglio impegnato negli ultimi mesi a discutere di ospedali, di preventivo, di ‘Prima i nostri’ e dell’applicazione del 9 febbraio, l’unica voce di protesta sul medico del traffico è stata quella del deputato (e presidente dell’Ordine dei medici) Franco Denti, che in maggio ha chiesto lumi sulla scelta organizzativa e sulle tariffe. La risposta del Governo è arrivata in agosto, in piene vacanze estive, ed è stata il classico ‘menavia’.

Il Governo nella risposta all’interrogazione di Denti ha spiegato che la scelta della dottoressa De Cesare era l’unica possibile, dopo vane ricerche di figure professionali ‘indigene’.

Così, “Grazie alla disponibilità di Ingrado, ente (senza scopo di lucro, ndr) che già collabora con la Sezione della circolazione nell’ambito della verifica dell’idoneità alla guida, è stato possibile formalizzare in tempi rapidi la creazione dell’Unità di Medicina e Psicologia del traffico, sotto la responsabilità della dottoressa De Cesare, così da garantire un’adeguata risposta logistica e amministrativa”.

Il Governo ha comunque precisato che “le nuove disposizioni legali federali permettono a chiunque abbia i requisiti di essere riconosciuto nel rispettivo livello” come medico del traffico.

Fantastico, si aprono nuove prospettive di carriera per i giovani ticinesi, e chissà che, nell’ambito della nascente Facoltà di medicina non si possa inserire anche una specializzazione per medici del traffico!

Ma a un certo punto il giocattolo si è rotto, e…

Però a un certo punto è successo qualcosa di imprevisto. La dottoressa De Cesare ha deciso di mettersi in proprio e di aprire uno studio a Chiasso, staccandosi da Ingrado. E quelli di Ingrado, il direttore Daniele Intraina in testa, non devono aver gradito.

Alla domanda di Denti se “il posto del medico del traffico è stato messo a concorso?” il Governo ha risposto: “Chi adempie ai requisiti viene riconosciuto, quindi non era necessario un concorso”.

Alla domanda se la dottoressa sia (o meglio fosse) dipendente o indipendente, il Governo ha risposto: “Dipendente”.

Alla domanda “che stipendio percepisce?” ha risposto: “È un tema che non rientra nella competenza dell’autorità cantonale”, in quanto riguarda il suo rapporto con il datore di lavoro (Ingrado e l’Unità di Medicina e Psicologia del traffico).

Alla domanda “Chi è il beneficiario economico degli utili connessi all’attività dell’Unità di Medicina e Psicologia del traffico?”, ha risposto: “L’UMPT svolge un’attività peritale, che finanzia con gli introiti delle stesse. Il Cantone non beneficia di alcun ristorno diretto, ma con questa soluzione ha potuto evitare l’assunzione in proprio di simile onere”.

Insomma, non ha risposto.

Un business da un milione all’anno

Veniamo alla domanda di Denti sui costi che tutti coloro che finiscono in questo kafkiano ingranaggio devono sostenere.

“Le prestazioni del medico del traffico – scrive il Governo - si differenziano di caso in caso, sulla base del dossier amministrativo messo a disposizione dell’Ufficio giuridico della circolazione (…). Spaziano da accertamenti e perizie semplici, per arrivare a perizie complesse, con svariate analisi di laboratorio e possibile ricorso a specialisti terzi”.

Infine, la risposta: “L’ammontare complessivo varia da Fr. 490 a 1'640. Di regola il costo delle perizie è comprensivo dell’esame del capello, l’esame medico e di laboratorio per un totale superiore a 500 franchi”.

Insomma, oggi il “paziente del traffico” ha un solo interlocutore, la dottoressa De Cesare, che gli presenta una fattura “comprensiva di tutti i costi”.

Per finire, un paio di conti della serva. Se i dossier trattati dal medico del traffico nei primi sei mesi di attività sono stati oltre 600, possiamo stimare che sull’arco dell’anno saranno circa 1'200. Se tutti i “pazienti del traffico” pagassero solo 500 franchi, arriveremmo a un fatturato annuo di 600'000. Ma in base alle somme indicate dal Governo possiamo stimare una media di 800 franchi a paziente, che porta il fatturato vicino al milione. Poi vanno naturalmente dedotte le spese e i costi di analisi.

Ma diciamo che qui, di “oneri” derivanti da questa attività, non ne vedono nemmeno all’orizzonte. Qui ci sono solo guadagni.

Falò nel suo servizio è arrivato alle stesse conclusioni. E lo stesso Intraina ha ammesso che l’introito delle perizie, proiettato su un anno, sfiora il milione di franchi, e che “dedotti i costi, tutto il resto è guadagno”.

Secondo i conti presentati dalla trasmissione televisiva, metà dell’oltre mezzo milione incassato nei primi nove mesi di attività del servizio sotto la gestione di Ingrado, è servito a pagare i salari della dottoressa e delle sue due segretarie a metà tempo (quindi un solo stipendio) e il 40% è andato in analisi varie.

Una donna, intervistata sempre da Falò, ha raccontato di essere stata fermata dalla polizia in seguito a un incidente. Aveva l’1,67 per mille di alcolemia. “Dopo qualche mese - ha raccontato – ho ricevuto una lettera da Camorino con l’invito a presentarmi allo psicologo del traffico di Ingrado. Costo delle prime analisi 650 franchi, da pagare in anticipo”.

Poi c’è stato un lungo percorso, altre analisi del capello, e alla fine l’operazione è costata alla sventurata ben 6'000 franchi. Oltre a una multa di 5'000.

Dai, anche un imbecille capisce che abbiamo superato i limiti della decenza.

Isolini: “Questa attività non deve creare utili”. Ok, ma chi controlla?

La domanda è comunque: se proprio bisognava inventare il medico del traffico, non sarebbe stato meglio che il Cantone incassasse direttamente i “dividendi”, pattuendo un salario fisso con la dottoressa De Cesare, sul modello adottato per esempio con il medico cantonale (evitando, ovviamente, di creare megastrutture burocratiche)?

E adesso che (da ottobre) la signora De Cesare si è resa indipendente, che cosa accadrà, e che fine farà l’Unità di Medicina e Psicologia del traffico di Ingrado?

Il capo della Sezione della circolazione, Michele Isolini, ha detto alla RSI: “Questa attività non deve creare e utili, ma se ci saranno utili l’obbligo è che vengano reinvestiti a favore della collettività e nella prevenzione stradale”.

Però, sappiamo che gli utili sono gli importi residui che restano alla fine di tutto, pagate spese e salari. E chi controllerà incassi e fatturazioni della ditta individuale “Centro medico del traffico” che la dottoressa De Cesare ha aperto a Chiasso?

Per Franco Denti, la dottoressa è “un elemento fuori controllo che gestisce un mandato pubblico”. Questo è quanto mi ha ribadito ieri sera al telefono.

Via Sicura 2017, le prossime follie

Bene, questa è la storia che volevo raccontarvi… Adesso non ci resta che attendere le nuove follie previste da ‘Via sicura’ per il 2017: la scatola nera e l’etilometro bocca-motore! Ecco la sintesi delle disposizioni.

“La licenza di condurre revocata per almeno 12 mesi o a tempo indeterminato per infrazione alle norme sulla velocità viene restituita a condizione che l’interessato guidi per i cinque anni successivi solo veicoli a motore dotati di un apparecchio per la registrazione dei dati (scatola nera).

La licenza di condurre revocata a tempo indeterminato per guida in stato di ebrezza è restituita in presenza di una prognosi positiva al termine della terapia cui si è sottoposto l’interessato, al quale è consentito circolare per i cinque anni successivi soltanto con veicoli dotati di etilometro blocca-motore”.

Tutto questo accade nonostante i tentativi di alcuni coraggiosi consiglieri nazionali, come il ticinese Fabio Regazzi, che stanno tentando di mettere in discussione ‘Via sicura’. Ma i tempi della politica sono lunghi, molto più lunghi di quelli della burocrazia.

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