Alla fine del mese l'assemblea della Lega dovrà scegliere il nome del nuovo coordinatore. Mazzoleni e Frapolli i principali indiziati. Ma le prospettive politiche restano difficili
di Andrea Leoni
Alla fine del mese l’assemblea della Lega dovrà scegliere il nuovo coordinatore. I due attuali vice Gianmaria Frapolli e Alessandro Mazzoleni, sono, ad oggi, i principali indiziati. L’interim di Norman Gobbi è durato poco più di un anno. Al netto di un buon risultato alle Comunali, dopo una serie di scoppole elettorali, il coordinamento istituzionalmente strampalato del Consigliere di Stato, non ha portato grandi benefici né a lui né al Movimento. Non poteva funzionare e non ha funzionato.
Sono state più le energie e il tempo che la Lega ha dovuto investire per difendere il suo coordinatore-ministro dagli avversarsi - tra la vicenda dell’incidente e le difficoltà del DI - che viceversa. Una difesa spesso toccata ai vice coordinatori, che hanno anche dovuto supplire all’impossibilità per Gobbi, a causa della doppia carica, di confrontarsi nell’arena politica alla pari con gli altri presidenti. Un compito difficile, svolto con diligenza e spirito di servizio, un apprendistato ruvido al ruolo, se vogliamo, che tuttavia non ha fatto emergere una leadership o un talento riconosciuto.
Frapolli o Mazzoleni dunque, due candidature che mostrano più fragilità politiche che punti di forza. Il primo fuori dal Parlamento, soprannominato perfidamente “Giangettone” per le cadreghe su cui siede grazie all’appartenenza partitica, con un profilo sostanzialmente liberale, sovrapponibile a quello delle associazioni economiche. Ha una bella presenza, un buon eloquio ed è competente sui suoi temi, ma oltre al fatto che desidera andare d’accordo con gli altri partiti, nei mesi non abbiamo registrato posizioni politiche degne di nota. Il secondo è un leghista dell’ultima ora, fresco anche di Gran Consiglio e con un inconfondibile dna da uregiatt. Ha però alle spalle un’esperienza istituzionale solida a livello comunale, tiene viva la sempre più fioca fiammella dell’anima sociale leghista ed è benvoluto all’interno del gruppo parlamentare. Tra gli altri vice Daniele Piccaluga è ancora in formazione, mentre Roberta Pantani sarebbe senza dubbio la persona con più curriculum e carisma, anche mediatico, per assumere la guida. Ma probabilmente, dopo essersi ritirata dalla politica attiva, non ne ha nessuna voglia.
Ma al di là delle persone, che possono sempre sorprendere mettendo in campo capacità inattese, le domande politiche di fondo restano irrisolte: che cos’è la Lega oggi? A cosa serve? L’opposizione da destra al Governo è stata quasi integralmente assorbita dall’UDC, così come buona parte dei macro temi o dei temi storici e identitari, questi ultimi asciugati in parte anche da Fiorenzo Dadò, leggi radar. Troppo spesso la Lega si trova con armi spuntate e poco spazio politico rispetto ai cugini e non solo, così è costretta a inseguire, a condividere, ad abbozzare. Le manca l'aria e la tendenza storica le soffia contro.
Francamente è difficile, in queste condizioni, immaginare una prospettiva che dia tangibili speranze di rilancio, ipotizzare una linea politica che porti a una svolta. Forse occorrerebbe sbattere per aria tutto, comprese le alleanze, ma ora come ora non è possibile farlo e forse è troppo tardi anche per quello. Magari le cose cambieranno con la prossima legislatura, quando verosimilmente finirà la maggioranza relativa in Governo, con l’ingresso dell’UDC, e si aprirà una fase nuova, con meno potere e più libertà. Il punto è arrivarci in piedi: ci riusciranno?