Mentre il centrodestra spadroneggia a suon di successi e iniziative popolari, il campo avverso non è in grado di proporre un'alternativa
di Andrea Leoni
La presenza di un centrodestra attivo e organizzato, è l’elemento di maggiore novità sullo scacchiere politico ticinese. Un’area che si manifesta con sempre maggiore forza ed efficacia, più fuori dalle istituzioni che al suo interno. È composto da UDC, Lega, rappresentanti di PLR e Centro, oltre alle associazioni economiche, sempre più in prima linea a supporto dello schieramento politico.
Questo mondo qui è sempre esistito in Ticino, ma dopo l’epoca masoniana, si era frammentato e disperso. Negli ultimi due o tre anni ha invece ritrovato vigoria e una piattaforma comune, raccogliendo più di un successo. Ha approvato il decreto Morisoli, la riforma fiscale, ha lanciato iniziative popolari (tassa di collegamento, stime immobiliari, riduzione dei dipendenti pubblici). Ha eletto Fabio Regazzi e Marco Chiesa agli Stati, se vogliamo. Spesso e volentieri detta l’agenda della politica cantonale.
La rinnovata forza del centrodestra coincide con la crescita dell’UDC. Coincide ma non è una coincidenza. I democentristi sono la testa d’ariete della "coalizione", oltre che la fucina che sforna le proposte. Abilmente Marchesi&co attovagliano gli altri segmenti dello schieramento al tavolo delle loro pietanze, incatenando i partiti-commensali a un dubbio perenne: lasciare l’esclusività della ricetta ai democentristi, oppure condividere la cucina e quindi gli eventuali successi? L’UDC vince comunque, gli altri lo scopriremo alle prossime elezioni.
Il centrodestra, come si accennava, trova le sue fortune soprattutto al di fuori della palude istituzionale. In Consiglio di Stato e in Gran Consiglio, resistono regole e codici, scritti e non, che impediscono a chi si riconosce in quell’area la libertà d’azione che consente la via popolare. I numeri per realizzare l'agenda sia in Governo che in Parlamento, ci sarebbero tutti. Ma poi vai a gestire ministri, rapporti con gli altri partiti e tutto il resto…molto più comodo passar da fuori Palazzo.
La forza del centrodestra evidenzia anche un assenza, ormai quasi un fantasma: il centrosinistra. Esiste ancora? Certamente nell’elettorato c’è un blocco sociale che si riconosce nei valori di quell’area, dai rossoverdi ai cristiano sociali, con le relative sigle sindacali, fino ai radicali e all'Avanti di Amalia Mirante che come forza di centrosinistra, socialdemocratica, si era presentata al Paese. A questo blocco, almeno su temi puntuali, potrebbe aggiungersi anche la sinistra più radicale. Ma ciò che manca è un motore e un aggregatore, il ruolo che svolge l’UDC nell’altro campo. Oltre a una storica mancanza di pragmatismo da parte del centrosinistra, incapace di concentrarsi su ciò che unisce anziché su ciò che divide, pratica in cui invece la destra eccelle.
Il punto è che nell’area che dovrebbe frapporsi al centrodestra, nessuno si pone neppure il problema. Molto più semplice lanciare qualche referendum su questo o quel taglio e lagnarsi di quanto il centrodestra sia brutto e cattivo, anziché mettere in campo un'iniziativa politica in grado di proporre un menù alternativo.