SCUOLA E LAVORO
Globalizzazione e digitalizzazione... Ecco come sta cambiando il lavoro nell'industria ticinese. E come deve cambiare la formazione per restare al passo coi tempi
Francesco Puglioli: "Negli ultimi 20 anni sono state le professioni amministrative ad avere assistito a un veloce mutamento delle proprie caratteristiche. La stessa ondata, seppure con tempi e modalità diverse, è arrivata oggi a toccare in massa anche le professioni più tradizionali della meccanica industriale"
di Francesco Puglioli *

Lo scorso 24 agosto Credit Suisse ha pubblicato i risultati del proprio sondaggio annuale tra le Piccole e medie imprese, individuando tra i fattori critici di successo quello della disponibilità di personale e qualifiche. Le aziende svizzere lamentano infatti, soprattutto nelle zone interne e meno accessibili a flussi frontalieri, una carenza di personale qualificato in grado di assumere la responsabilità di svolgere i compiti che la produzione richiede.

Non si tratta di una constatazione sorprendente. Lo studio non fa che confermare opinioni che da lungo tempo vengono espresse dagli imprenditori, supportandole ora grazie alla sua solida base statistica.

Il mercato del lavoro in Svizzera ha caratteristiche particolari: il livello di vita elevato della nostra Nazione può essere mantenuto soltanto garantendo attività di punta, ad alto valore aggiunto. Quindi, l’attività di trasformazione che l’industria svizzera propone deve sempre garantire competitività nei segmenti più alti del mercato, caratterizzati dalla qualità e dall’innovazione.

Politicamente la Confederazione persegue attivamente questa strategia. La Legge sulla Formazione Professionale definisce il modo in cui la Confederazione intende promuovere lo sviluppo dei cittadini, mettendoli in grado di contribuire attivamente in un’economia ad elevato valore aggiunto.

L’economia, le imprese e i cittadini affrontano in questi anni un importantissimo periodo di evoluzione, caratterizzato dalla globalizzazione dei mercati e dall’impetuoso sviluppo della digitalizzazione, in ogni campo.

Negli ultimi 20 anni sono state le professioni amministrative ad avere assistito a un veloce mutamento delle proprie caratteristiche, perché sempre più processi, una volta di pertinenza umana, sono stati sostituiti da tecnologie digitali. Pensiamo per esempio a tutti i processi legati all’archiviazione e catalogazione dei documenti, nonché a tutte le attività di calcolo.

La stessa ondata, seppure con tempi e modalità diverse, è arrivata oggi a toccare in massa anche le professioni più tradizionali della meccanica industriale.

Invece di assistere alla sostituzione di macchine da scrivere e calcolatrici con computer e software, quello che accade nell’industria è che le macchine convenzionali vengono sostituite da apparecchiature a controllo numerico sempre più sofisticate, da robot e da sistemi digitalizzati di gestione dei processi produttivi.

La dinamica è esattamente la stessa che ha toccato i settori commerciali, sebbene i costi d’investimento molto più elevati per il rinnovo del parco macchine l’abbiano resa meno repentina e più diluita nel tempo.

Lo sviluppo che deve essere impresso alle competenze della forza lavoro è esattamente lo stesso al quale abbiamo già assistito: i lavoratori abituati a lavorare su tecnologia convenzionale debbono essere riconvertiti alle lavorazioni su macchine a controllo numerico. I collaboratori delle industrie debbono apprestarsi a seguire in massa lo stesso percorso seguito dagli addetti del settore commerciale. Le lavorazioni convenzionali in Svizzera sono destinate a rimanere isolate in minuscole nicchie, mentre l’enorme patrimonio di esperienza accumulato dai lavoratori su materiali e tecniche di produzione dovrà essere capitalizzato e trasferito in un nuovo ambiente produttivo, sempre più caratterizzato da processi digitalizzati.

La conversione del personale dell’industria è però caratterizzata da sfide diverse rispetto a quella del settore commerciale che pure ha riservato non poche difficoltà. Le caratteristiche personali dei lavoratori dell’industria non sono le stesse che si trovano negli uffici amministrativi. Spesso, nelle fabbriche, si trova personale con un forte orientamento alla pratica, con meno dimestichezza e predisposizione per i processi di apprendimento teorico; notevolmente a proprio agio con le risoluzione dei problemi pratici, meno con i libri, le penne e le relazioni scritte.

Sono esattamente queste le caratteristiche che la formazione deve saper intercettare, per valorizzarle, accompagnandole verso i nuovi orizzonti. I percorsi formativi dovranno essere modulari, acquisibili e certificabili in tempistiche e modalità diverse; estremamente orientati alla pratica, flessibili e facilmente trasferibili in diversi contesti professionali dell’industria.

Il tipo di lavoro da svolgere è ben rappresentato come esempio dal progetto di ristrutturazione della formazione della Fondazione Terzo Millennio (FMT). La Fondazione, nata con il primo ingresso della digitalizzazione nelle lavorazioni meccaniche, già nel 1994 aveva allestito il corso di “Operatore e programmatore per macchine a controllo numerico (CNC)”. Per oltre 20 anni questo percorso formativo ha definito lo standard, consentendo a numerosissimi specialisti della produzione industriale di ottenere una qualifica molto quotata sul mercato del lavoro – il Diploma Cantonale – e garantendo alle imprese il reperimento di quel personale qualificato di cui l’industria oggi sente un estremo fabbisogno.

Tuttavia i formati dei corsi tradizionali si rivelano oggi troppo rigidi per le esigenze attuali del mercato: le durate pluriennali e i costi spesso molto elevati nonostante i sussidi della Divisione della Formazione Professionale si sono dimostrati essere un ostacolo per l’accessibilità.

Per questo i percorsi devono essere completamente rivisti, sulla base dei seguenti principi:

- Suddivisione in moduli brevi

- Possibilità di certificazione diversificata (validazione di competenze ed esperienze già esistenti)

- Possibilità di certificazione dei singoli moduli e di composizione del percorso formativo con modalità e tempi adeguati ai partecipanti e alle imprese

- Possibilità di fornire certificazioni con il massimo grado possibile di riconoscimento anche su acquisizioni parziali

La soluzione individuata da FTM per riuscire ad effettuare un intervento rapido già entro il 2017 è stata quella di costruire una base formativa su un piano di formazione riconosciuto (Meccanico di produzione con AFC), per poi potervi poi innestare la formazione specifica per la conduzione di macchinari a controllo numerico.

Idealmente quindi un lavoratore esperto della meccanica industriale, con molti anni di lavoro ma senza una qualifica spendibile, ha qui l’opportunità di riaprire la propria carriera anche a livello di formazione continua. In pochi mesi ha la possibilità di rientrare a pieno titolo sul mercato, grazie all’acquisizione di competenze altamente richieste dal mercato, e garantite da certificati riconosciuti su tutto il territorio nazionale.

Con questa riprogettazione dei corsi formativi, per i lavoratori del settore industriale lo standard per un nuovo modello di formazione continua è definito.

Ora si tratta, e il compito non appare semplice, di motivare le imprese e i lavoratori a cogliere questa e altre opportunità di questo genere, per costruire il proprio futuro.

* direttore di fondazioneterzomillennio.ch

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