CRONACA
No Billag. Tito Tettamanti (ancora) non si schiera ma intanto sgancia qualche siluro: " Il problema non è "sì o no Comano", ma "quale servizio pubblico e gestito come". Taglio del canone? Merito dell'iniziativa. Ma il problema del menù non è solo il costo
Il finanziere: " Se la persona alla testa del Dipartimento cultura alla televisione non soddisfa – come si sente dire – la soluzione non consiste nel raggruppare due dipartimenti per retrocedere praticamente la persona a vicecapo. Questo non è servizio pubblico, questa è cattiva gestione"
© Ti-Press / Gabriele Putzu
LUGANO - “Di «No Billag» parleremo a tempo debito…”. Per intanto Tito Tettamanti si limita a sganciare qualche siluro verso la SSR. Il finanziere, infatti, in un articolo apparso sul Corriere del Ticino, non risponde al quesito posto in votazione, ma critica duramente la SSR e alcuni dei temi avanzati nel dibattito dai contrari all’iniziativa (
).

 

“Cominciamo - scrive Tettamanti- con l’argomento «servizio pubblico o no», assolutamente specioso parlando della Svizzera italiana. Un bacino di utenti di 350.000 persone neonati inclusi non è un mercato che possa permettere ad una televisione privata (parliamo di televisione e non di radio) di sopravvivere. TeleTicino, che fa un egregio lavoro con pochi mezzi, chiuderebbe in rosso senza qualche milione che riceve da Berna. Da noi il problema non è «sì o no Comano», ma «quale servizio pubblico e gestito come». Un servizio pubblico affidato ad una corporazione autoreferente, un monopolio o un vero servizio pubblico nel quale trovino spazio le diverse componenti del Paese ed inoltre gestito con rigorosi criteri economici, anche tenendo conto che siamo in periodo di vacche magre e quindi maggiore è la suscettibilità dell’utente?”.

 

Tettamanti cita quindi un esempio pratico: “Se la persona alla testa del Dipartimento cultura alla televisione non soddisfa – come si sente dire – la soluzione non consiste nel raggruppare due dipartimenti per retrocedere praticamente la persona a vicecapo, quindi demotivarla e metterla in situazione di non far più niente continuando a ricevere lo stipendio. Non solo, ma i suoi numerosi vice dovranno sempre rapportarsi con la stessa persona ed avranno un gradino in più da salire per interagire con il nuovo vero capo. Questo non è servizio pubblico, questa è cattiva gestione”.

 

Altro argomento: “Sarebbe opportuno anche evitare iperboli e fantasie per sostenere il servizio pubblico. Una di queste è l’affermazione che la SSR è indispensabile alla coesione nazionale e comprensione tra le aree linguistiche. A parte che la Svizzera è nata prima della SSR ed è sopravvissuta abbastanza bene, l’affermazione è ridicola se rapportata ai fatti. Se prendiamo «10 vor 10», forse la più importante trasmissione con commento di notizie della Svizzera tedesca, viene vista da circa 5.600 romandi (1%) e 2.500 ticinesi (presumibilmente svizzeri tedeschi residenti in Ticino) pari al 2,2%. Il «Quotidiano» della RSI ai tempi dell’inchiesta aveva una quota d’ascolto dello 0% nella Svizzera tedesca e dello 0,1% in Romandia".

 

Infine il finanziere, nel suo articolo apparso sul CdT, tocca il tema di più stretta attualità. Il taglio del canone deciso ieri dal Consiglio Federale: “Grazie alla paura che l’iniziativa «No Billag» incute, la tassa è stata con abile manovra ridotta dal 2019 a 365 franchi. Ne siamo lieti e ringraziamo i «No Billag» senza i quali il Consiglio federale si sarebbe ben guardato dal ridurre il balzello. Due commenti sono però doverosi: il primo è che aveva ragione chi allora diceva che era possibile spendere meno. Il secondo è che il problema non è solo il costo se il menù anche a prezzo inferiore rimane quello non gradito”.

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