ANALISI
Ex agente di Argo 1 sospeso da Securitas: Paolo Beltraminelli chiarisca bene e chiarisca subito. Perché il DSS ha giocato un ruolo attivo (in accordo con l'agenzia di sicurezza) per mettere fuorigioco il lavoratore definito "infiltrato di UNIA"? Fuori le
Una sospensione quella dell’agente che, stando alle dichiarazioni del direttore dell’agenzia Stefano Moro, è stata decisa “in accordo con il DSS”. Una frase che non può che suscitare qualche interrogativo allarmante. Sul punto potrebbe infatti profilarsi un conflitto di interesse politico grande come l’intero skyline di New York
Ti Press
di Andrea Leoni

Chiarire bene, chiarire subito. La sospensione dell’ex agente di Argo 1, oggi a Securitas, dal suo impiego al centro richiedenti l’asilo di Camorino, anima sospetti sinistri di vendetta e di intimidazione: punirne uno per educarne cento. Può darsi non sia così ma è così che appare la vicenda, per come è stata narrata stamane dalla Regione. E si tratta dell’ennesima dose di ambiguità, insopportabile a questo punto della storia. Urge antidoto.

 

Una sospensione quella dell’agente che, stando alle dichiarazioni del direttore dell’agenzia Stefano Moro, è stata decisa “in accordo con il DSS”. Una frase che non può che suscitare qualche interrogativo allarmante. Per il semplice motivo che non può che generare inquietudine il fatto che il Dipartimento al centro dello scandalo Argo 1, abbia in qualche modo contribuito a punire quello che potrebbe essere un suo accusatore. Staccandosi in questo modo una possibile spina dal fianco che lavora per un’agenzia di sicurezza che opera anche pagata dal DSS.

 

Sul punto potrebbe quindi profilarsi un conflitto di interesse politico grande come l’intero skyline di New York. Per questo urge un chiarimento da parte del ministro Paolo Beltraminelli: per capire su quali basi è stato avallato dal suo Dipartimento un provvedimento la cui gravità, e il cui peso politico, non possono sfuggire a nessuno. Fuori le prove, se esistono.

 

Il lavoratore, secondo quanto dichiarato sempre da Moro alla Regione, sarebbe stato sospeso “a titolo cautelativo, finché la fattispecie non sarà chiarita”, nonostante lo stesso impiegato “neghi ogni addebito”. “Stando a quanto riportato dal Corriere del Ticino - ha aggiunto il direttore di Securitas - gli si addebita di aver trafugato informazioni”.

 

Quali informazioni? Solo su Argo1 o anche su Securitas? Sul centro asilanti? Sul DSS? Erano informazioni che hanno dato un contributo alla ricerca della verità oppure no? Che cosa significa concretamente essere "un infiltrato di UNIA"? Chi deve chiarire?

 

Non esiste giornalismo senza fughe di notizie. Non può esserci inchiesta, qualunque inchiesta in casi come quello di Argo 1, se qualcuno non decide di parlare, violando un qualche segreto più o meno vincolante. L’unica cosa importante è sapere se ciò che la fonte afferma è la verità ed è utile all’indagine, non le ragioni per le quali è spinto a farlo o se nella vita ha commesso altre scorrettezze o addirittura altri reati. Altrimenti chiunque ha uno scheletro nell’armadio sarebbe condannato al silenzio assoluto sine die. Neanche in paradiso nessuno potrebbe più cantare, figuriamoci fra noi comuni e mortali peccatori.

 

Il fatto che il DSS abbia voluto giocare una parte attiva, “condividere”, per usare le parole direttore della Divisione dell’azione sociale Renato Bernasconi, lascia molto perplessi. È una mossa di un’imprudenza o di una spregiudicatezza quasi incredibile, se non sarà confortata da elementi molto ma molto sostanziali. In questo scandalo non è stato ancora sospeso (giustamente, essendo le inchiesta in corso) alcun funzionario pubblico. Funzionari su cui gravano ombre ben più pesanti. E lascia attoniti il fatto che nel caso dell’agente sembra aver prevalso la presunzione di colpevolezza, anziché di innocenza. Il tutto sulla base di un articolo di giornale, secondo quanto raccontano i protagonisti.

 

Un altro punto su cui vale la pena riflettere è il fatto che Securitas non ha trovato al momento un ricollocamento all’interno dell’agenzia del lavoratore sospeso: risulta difficile, è stato spiegato dal direttore, in quanto sono terminati alcuni mandati (il principale quello della sorveglianza del Centro nell’ex caserma di Losone) “e quindi abbiamo un certo esubero di personale”. Ma guarda un po’…si potrebbe affermare con qualche accento malizioso. Ma fuor di malizia viene da chiedersi, mossi dal più banale senso dell'ovvio, come mai Securitas abbia messo fuorigioco il suo collaboratore. Si è rotto il rapporto di fiducia - e allora, ribadiamo: fuori le prove, anche se si tratta di un’azienda privata perché la vicenda è intrecciata con il pubblico e con i nostri soldi - oppure si è voluto compiacere il committente? Insomma anche solo per ragioni di astuzia, o per convenienza, in attesa che la situazione venga chiarita, sfugge come mai non sia stato trovato un posticino all’agente. Anche a fotocopiare fogli bianchi, se del caso.

 

Questo lavoratore rischia di essere la prima vittima collaterale, di questo clima forcaiolo e di isteria collettiva che si è creato intorno allo scandalo Argo 1. Una vicenda su cui gli unici complotti, per il momento, esistono solo nella testa di chi da un lato ha già deciso che ci sia stata corruzione e che vi sia una sorta di spectre politico-giudiziario-mediatica per insabbiare lo scandalo, e di chi dall’altro immagina la grande combutta per far fuori Paolo Beltraminelli e il PPD.

 

Più andiamo avanti e più ci convinciamo che solo il Ministero Pubblico può rispondere all’unica vera domanda rilevante su cui ruota tutta questa faccenda sul versante dell'ente pubblico: sono girate mazzette? Per il resto, chi continua ad agitare i cappi a fronte di sospetti e non di prove, sia consapevole che in un contesto di caos e di lotta politica, è molto più probabile che a finire giustiziati siano gli innocenti, o i meno colpevoli, e non i responsabili. E per noi vale sempre il principio che è meglio avere un delinquente libero, anziché un incolpevole in galera.

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