La morte di Mihajlovic ha suscitato cordoglio e tristezza universali, l'ex direttore Rai prova a capire come mai: "Aveva colto il senso della vita: sapeva che senza la sua famiglia non sarebbe mai diventato un campione"
ROMA - Un cordoglio universale, che va anche oltre il mondo del calcio e per una volta supera gli steccati del tifo, coinvolgendo tutti. La morte di Sinisa Mihajlovic, avvenuta ieri a 53 anni per leucemia, sta causando profonda tristezza.
Il tecnico serbo era entrato nel cuore di tutti e la sua scomparsa ha sconvolto fans e appassionati. A dare una chiave di lettura al lutto traversale che si vive in queste ore sono le parole di Marcello Foa, ex direttore della RAI,
"Perché la morte di Sinisa Mihajlovic sta suscitando tanta emozione?", si chiede.
"Non solo perché era ancora giovane, non solo perché era un campione, anche e secondo me soprattutto, perché aveva colto il senso della vita. Sapeva che le vittorie sul campo erano importanti, ma che ancora più importante era l’amore di sua moglie Arianna e della sua bella e numerosa famiglia. Sapeva che senza di loro non sarebbe mai diventato un campione. Da loro attingeva la forza per realizzare le sue imprese di sportivo, ricambiando da marito e da padre, il loro immenso amore", è la lettura di Foa
Che aggiunge: "Non ha mai dato scandalo, non è mai stato pararazzato con belle ragazze, sebbene le occasioni non manchino nel mondo del calcio. Quell’uomo così determinato e grintoso, nascondeva una grande sensibilità nel cuore, quella di un uomo autentico. Così antitetico rispetto a un’epoca in cui noi tutti siamo indotti ad amare soprattutto noi stessi".
"Sinisa era un eretico nell’era del grande egoismo. E per questo lo salutiamo con commozione e, nel nostro piccolo, riconoscenza", termina.