La famiglia dell'allenatore serbo: "Morte ingiusta e prematura. Sinisa vivrà sempre con noi"
ROMA – Il mondo del calcio è in lutto. È morto all'età di 53 anni l'allenatore serbo Sinisa Mihajlovic dopo una lunga battaglia contro la leucemia che durava dal 2019. A inizio dicembre aveva fatto la sua ultima apparizione pubblica, a Roma, in occasione della presentazione di un libro. Ex difensore con spiccate propensioni offensive di Vojvodina, Stella Rossa Belgrado, Roma, Sampdoria, Lazio e Inter, Mihajlovic era poi diventato un apprezzato tecnico, rimandendo in sella, sulla panchina del Bologna, fino all'esonero dello scorso 6 settembre. In precedenza aveva guidato, tra le altre squadre, Milan, Torino, Fiorentina e la nazionale serba. Da calciatore, con la Lazio, ha vinto lo scudetto del 2000 rimandendo fortemente legato alla città di Roma, dove viveva tuttora.
Nel luglio del 2019 aveva annunciato pubblicamente la sua malattia, senza mai lasciare la panchina del Bologna. Nel marzo scorso, durante un'altra conferenza, aveva reso pubblico il ritorno della leucemia. A dare la dolorosa notizia è stata la famiglia con una breve nota.
"La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen, nel dolore comunicano la morte ingiusta e prematura del marito, padre, figlio e fratello esemplare, Sinisa Mihajlovic".
"Uomo unico professionista straordinario, disponibile e buono con tutti - prosegue il comunicato della famiglia Mihajlovic -. Coraggiosamente ha lottato contro una orribile malattia. Ringraziamo i medici e le infermiere che lo hanno seguito in questi anni, con amore e rispetto, in particolare la dottoressa Francesca Bonifazi, il dottor Antonio Curti, il Prof. Alessndro Rambaldi, e il Dott. Luca Marchetti. Sinisa resterà sempre con noi. Vivo con tutto l'amore che ci ha regalato".