Intervista al Parroco di Chiasso che annuncia di voler replicare anche in Ticino quanto accadrà in Francia e in Italia domenica. E rivela: "Abbiamo già qualche rifugiato di fede islamica che, con estrema discrezione, prega insieme a noi. Molta gente non se ne è accorta, ma alcuni l'hanno notato vedendo queste persone togliersi le scarpe o pregare poggiando la testa contro una colonna"
CHIASSO - "Bello, bello, bello. Da questo attacco orribile sta nascendo qualcosa di buono". Don Gianfranco Feliciani è entusiasta dell'iniziativa del Consiglio del culto musulmano francese che ha invitato tutti gli islamici di Francia a recarsi a messa nelle chiese di tutto il Paese la prossima domenica, in segno di unità dopo l'attacco di Rouen. Un'iniziativa che è rimbalzata subito in Italia e in altri Paesi d'Europa, dove diverse comunità islamiche hanno confermato che anche loro faranno lo stesso.
"Nei prossimi giorni - spiega a Liberatv Don Feliciani – prenderò contatto con i rappresentanti della comunità islamica in Ticino per invitare anche loro a una messa una delle prossime domeniche nella chiesa di Chiasso. Anche nel nostro piccolo possiamo partecipare dando un segno visibile di fratellanza e pace".
Feliciani rivela come nella città di confine ci sono già dei musulmani che frequentano la chiesa: "Sì, abbiamo qualche rifugiato di fede islamica che, con estrema discrezione, prega insieme a noi. Molta gente non se ne è accorta, ma alcuni l'hanno notato vedendo queste persone togliersi le scarpe o pregare poggiando la testa contro una colonna. Oltre ai Santi che abbiamo in comune tra le nostre religioni, in diversi mi hanno confidato di apprezzare Padre Pio: è un saggio che a loro piace".
"La preghiera comune tra cristiani e musulmani, in una chiesa o in una moschea – prosegue Feliciani nel suo ragionamento - può sembrare qualcosa di nuovo o addirittura di un po' osé, ma se ci pensiamo bene è nella natura delle cose. Cristiani e musulmani sono due rami fioriti dalle stesso albero. Insieme agli ebrei condividiamo un'idea comune di Dio e abbiamo lo stesso Padre: Abramo. Abbiamo inoltre in comune l'amore per Gesù, per noi il figlio di Dio, per loro uno tra i profeti più importanti. Ma molta gente queste cose non le sa e l'ignoranza crea muri, crea diffidenza".
Una diffidenza contro cui, anche nei momenti più difficili, combatte Papa Francesco: "Il Papa – afferma Don Feliciani - è quello che tira il carro con più audacia di tutti. Non lo fa solo con bontà ma anche con grande intelligenza. È un segno vivo di pace per tutti".
L'audacia di Francesco, tuttavia, rischia spaccare il fronte interno alla Chiesa: "Questo sicuramente. Non tutti i cristiani saranno felici di condividere la messa con i musulmani. Ci sarà chi invocherà prudenza e una condivisione più a piccoli passi. Io sono convinto del contrario. Il nostro è un tempo in cui bisogna osare e avere coraggio. Abbiamo peccato troppo dentro la Chiesa di titubanze, con la scusa della prudenza. Quando si è in guerra bisogna essere coraggiosi".
E a proposito di tempi di guerra, Don Feliciani sposa totalmente la linea del Papa che ha parlato "di guerra ma non di di religione". "Farebbe tanto comodo a quelli dell'Isis se noi trasformassimo questi attacchi in una guerra di religione. È la trappola che ci hanno messo davanti e dobbiamo fare molta attenzione a non cadere in questo tranello. Ci sono tantissimi musulmani stufi di essere strumentalizzati dai terroristi. Stufi di essere confusi con questa banda di assassini. È successo spesso anche ai cristiani di essere strumentalizzati per colpa di una parte violenta. Pensi a quando il fascismo rivendicava la difesa della fede e della cultura cattolica. Non è successo molto tempo fa…."