La strategia comunicativa scelta dalla radiotelevisione pubblica, in accordo con la SSR, è quella di non partecipare, almeno per il momento, all’escalation delle dichiarazioni. Anche perché tra ieri sera e stamattina la macchina negoziale è ripartita.....
Ma la strategia comunicativa scelta dalla radiotelevisione pubblica, in accordo con la casa madre, è quella di non partecipare, almeno per il momento, all’escalation delle dichiarazioni. Una degenerazione polemica che potrebbe portare a un conflitto aperto con UPC. Meglio tacere per ora e, soprattutto, trattare in silenzio per giungere al risultato che tutti si aspettano e che a tutti conviene: un accordo per trasmettere sulla RSI i cinque derby tra Ambrì e Lugano della regular season.
Fin qui le indiscrezioni, ora proviamo a disegnare una prospettiva sulla base degli elementi in nostro possesso. Sono state due le notizie importanti messe sul tavolo ieri dal dirigenti di UPC durante l’intervista a TG Talk. La prima riguarda le cifre: per una somma tra i 70 e i 100’00 franchi a partita si può trovare un accordo. La seconda: Cablecom vuole ardentemente un lieto fine. E proprio su questo punto si concentreranno gli sforzi della RSI.
Non crediamo di sbagliarci se immaginiamo che tra ieri sera e questa mattina, la macchina negoziale si sia rimessa in moto, con contatti più o meno formali tra le parti. Sul piatto solo i derby ticinesi, come lasciato intendere ieri dal rappresentante di UPC: per il resto del pacchetto si negozierà in seguito, eventualmente.
Stando così le cose risulta davvero difficile pensare che l’affare non si chiuda. Cablecom ha infatti dichiarato di essere disponibile a fare ancora un passettino avanti dai 100’000 franchi richiesti, in direzione dei 70’000 dell’ultima offerta targata SSR. Economicamente dunque il problema non esiste: è un buon contratto per tutti. Per UPC che incasserebbe qualche soldino, in un territorio dove non ha ancora sfondato, per usare un eufemismo, e dove i numeri sono talmente piccoli da non rappresentare un interesse preminente di mercato per il colosso americano. Dall’altra la RSI che certo non si svenerebbe per regalare i derby al suo pubblico. Anzi, giunti a questo punto, con le carte in tavola, se Comano non si accordasse a queste cifre farebbe addirittura una figura da “piccola fiammiferaia”.
Ma c’è anche un piano più squisitamente politico. Nell’orizzonte della votazione No Billag, per la RSI questo è un investimento, un’operazione simpatia, una campagna pubblicitaria, dagli accenti formidabili. Talmente formidabili che non avrebbe senso lasciarsi scappare l’occasione. Soprattutto dopo aver dimostrato al pubblico, con la mancata trasmissione della prima partita, cosa significherebbe non avere più una radiotelevisione pubblica in Ticino. Ecco i privilegi che porta il canone, il messaggio subliminale.
Su questo piano una piccola parentesi, anche se forse si tratta di una speculazione un po’ troppo generosa sulle attitudini machiavelliche dei massimi dirigenti della SSR. Ma vedendo le cifre, e leggendo la filigrana della storia, a qualcuno potrebbe passare per la testa che qualche mammasantissima bernese con il pelo sullo stomaco, abbia voluto e cercato questo stop alle trattative con UPC, proprio per dare una prova tangibile ai telespettatori su cosa accadrebbe se passasse l’iniziativa No Billag. Ma, ribadiamo, può darsi che questa sia un’interpretazione buona per la fantapolitica e non per la realtà. Però…
Quindi, per ora, silenzio e lavoro dietro le quinte. Per tornare a parlare solo al momento del nuntio vobis gaudium magnum: habemus accordum. Voi non fareste così?
AELLE