CRONACA
L'estate nera della montagna: 8 morti. Fiorenzo Dadò: "Regole e buonsenso, ma non toccateci la libertà"
L’ultimo incidente è accaduto ieri su una via ferrata in valle Bedretto: due le vittime, un ticinese e un italiano, precipitati per 200 metri mentre salivano in cordata
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LOCARNO – È stata un’estate nerissima per la montagna quella che sta per terminare. La cronaca racconta di una sorta di ecatombe tra cime e sentieri ticinesi, con ben otto morti e un ferito gravissimo.

 

L’ultimo incidente è accaduto ieri su una via ferrata in valle Bedretto: due le vittime, un ticinese e un italiano, precipitati per 200 metri mentre salivano in cordata.

 

Due come le vittime dell’incidente avvenuto nelle scorse settimane sull’Adula. Dall’inizio di giugno a oggi la montagna ha mietuto altre vite in val Bavona, in Onsernone e in val di Blenio… Uomini e donne, giovani e meno giovani, esperti e meno esperti…

 

Abbiamo chiesto una lettura di questi dati e alcuni consigli su come comportarsi in alta quota a Fiorenzo Dadò, che non è solo un alpinista esperto ma anche un cantore delle meraviglie della montagna.

 

“Una premessa – dice –: di fronte alla tragedia della valle Bedretto voglio esprimere anzitutto il cordoglio ai famigliari e agli amici delle vittime a nome di tutti coloro che, come me, frequentano e amano la montagna. La montagna ha lo straordinario potere di unire le persone e di creare comunità, ed è per questo che ci sentiamo tutti profondamente colpiti da quanto è accaduto. Per noi la montagna è la ricerca di momenti sublimi, di gioia, di serenità, di bellezza… e quando siamo lassù non ci pare nemmeno possibile che queste esperienze interiori possano sfociare in tragedie. Ma a volte, purtroppo, succede”.

 

“La montagna è bellissima ma molto pericolosa è forse anche in questo sta il suo fascino – aggiunge Dadò, che fin da ragazzino frequenta le creste della sua Bavona -.  È pericolosa in Ticino, anche lungo i sentieri che sembrano più facili, come sulla catena himalayana. E il pericolo riguarda tutti: escursionisti e alpinisti, e indipendentemente dal grado di esperienza”.

 

“Per trovarsi confrontati ai pericoli – continua - non c’è bisogno di scalare pareti impegnative: basta un sentiero che corre lungo un precipizio. Anche se è chiaro che se pratichi l’alpinismo a un certo livello ti esponi a rischi maggiori. Diciamo che il livello di rischio è dato essenzialmente da due fattori: la capacità e la preparazione dell’escursionista e la difficoltà del percorso. Poi, lo sappiamo, c’è sempre la fatalità in agguato”.

 

Andare in montagna non è un gioco, aggiunge Dadò, e la montagna ha delle regole chiarissime, che vanno seguite alla lettera: “Bisogna essere allenati, sempre ben equipaggiati, con le scarpe giuste, vestiti caldi anche in un giorno di sole, perché il tempo può repentinamente cambiare, non fare mai nulla che vada oltre le nostre capacità, e considerare sempre l’imprevisto”.

 

Le condizioni principali sono l’allenamento e, se si affrontano percorsi impegnativi, la preparazione tecnica, spiega l’alpinista. “E determinanti sono il buonsenso e la consapevolezza dei propri limiti. Dopo 10 ore di cammino, anche su sentieri ‘facili’ se non hai un buon allenamento le gambe non ti reggono più ed è facile inciampare e cadere. Forse oggi, complice una montagna molto pubblicizzata, alcuni l’affrontano con troppa superficialità, senza considerare le insidie che nasconde. Capita per esempio di incontrare sui ghiacciai gente con calzoncini corti o con scarpe da ginnastica su sentieri impervi”.

 

E, aggiungiamo noi, è bene scaricare sul cellulare due app collegate al sistema satellitare: quella della Rega e quella di Swiss Map, che riproduce dettagliatamente la rete dei sentieri e ti dà sempre la tua posizione anche senza copertura di rete telefonica.

 

Comunque in montagna, dice Dadò, bisogna avere la libertà di andarci senza che nessuno imponga regole o divieti: “Le regole devono discendere dalla responsabilità individuale: ognuno deve essere cosciente dei propri limiti e delle proprie capacità. E poi ci sono guide alpine che organizzano corsi, che vale la pena di seguire. Io sono nato e cresciuto in montagna ma per diventare alpinista ho seguito la necessaria formazione. Non è che da un giorno all’altro mi son messo a scalare un ottomila… Detto questo, ripeto, nessuno è immune dal rischio”.

 

Quindi, conclude, “no a restrizioni, perché c’è chi le vorrebbe, perché la montagna è l’ultimo vero spazio di libertà che ci rimane. Occorre affrontarla con prudenza ma deve rimanere il regno della libertà”.

 

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