Don Claudio Cacioli al Cdt: "Il gesto non è categorizzabile come violento: parliamo di un ragazzino di indole serena e tranquilla"
LUGANO – "Una bravata". Niente di più, niente di meno. È così che ha commentato il direttore dell'Elvetico don Claudio Cacioli al Corriere del Ticino l'episodio che ha visto un bambino di quinta elementare presentarsi a scuola, lunedì scorso, con una pistola vera e delle munizioni, seppure non compatibili con il modello dell'arma.
Il direttore dell'Elvetico ha spiegato al quotidiano che "l'arma era oltretutto priva del sistema di caricamento, non è mai stata mostrata in pubblico e non ci sono mai stati allarmi o momenti di panico. Abbiamo compiuto tutti i passi necessari, tra cui un esposto penale".
Secondo Cacioli, il gesto "non è categorizzabile come violento, perché parliamo di un ragazzino di indole serena e tranquilla. Come si procederà? Qualsiasi passo dovrà essere discusso con l'ispettorato delle scuole, ma parliamo di un ragazzino di quinta elementare. Credo debba prevalere un approccio pedagogico, piuttosto che punitivo".