Una nuova versione dei fatti smentisce la prima ricostruzione sulla tragica fine della ragazza olandese. Ma diversi punti restano da chiarire...
AMSTERDAM - È giallo sulla morte di Noa Pothoven, la ragazzina 17enne olandese morta a seguito di una terribile depressione. In un primo momento la stampa internazionale, in particolare quella italiana che ha dato ampio risalto alla vicenda, aveva parlato di eutanasia legale per la giovane che soffriva anche di stress post traumatico e di anoressia a causa delle violenze subite da bambina.
Con il passare delle ore, però, è emersa una versione diversa. I medici a cui la ragazza si era rivolta - nei Paesi Bassi è legale l’eutanasia anche per i minorenni, soddisfatti naturalmente dei rigidi criteri - hanno negato la dolce morte a Noa. I dottori incaricati di esaminare il suo caso, secondo quanto riferito dai media olandesi, avevano infatti indirizzato la ragazza verso cure di psicoterapia, pronti se del caso a riesaminare la sua richiesta al compimento dei 21 anni.
Secondo il sito online il Post, che cita sempre i media olandesi, Noa si sarebbe lasciata morire di fame e di sete. “in un letto d’ospedale nel salotto di casa sua”. Non è chiaro se questo processo sia stato in qualche modo seguito da un equipe medica. Un altro punto da chiarire riguarda il ruolo di amici e famigliari negli ultimi giorni di vita della ragazza.
Quelle che rimangono sono le ultime parole di Noa, pubblicate in un post su Instagram, nel frattempo rimosso, dove la ragazza annunciava che sarebbe morta da lì a dieci giorni. Una scelta che la 17enne rivendicava con estrema convinzione, invitando i suoi follower a non provare a dissuaderla.