Era il soprannome che si dava l'ex infermiere dell'OBV accusato di aver alterato le dosi dei medicamenti per accelerare la morte di alcuni pazienti. Anche in camera mortuaria avrebbe manipolato bruscamente almeno un cadavere
MENDRISIO - "In quel reparto, in quelle corsie… sospetto ci sia un clima di omertà". Secondo il Caffè, così avrebbe detto una caporeparto dell’OBV. Non si sa se la donna lavori ancora lì e con che ruolo. Fatto sta che le sue dichiarazioni sull’infermiere accusato di aver manipolato le dosi dei medicamenti per velocizzare la morte di pazienti terminali fanno dubitare che ci fosse chi sapeva.
D’altronde non è di oggi la notizia che nel cellulare dell’uomo sia stato trovato un video dove si vedono dei colleghi e si sentono le loro voci. C’erano delle chat WhatsApp in cui l’infermiere inviava anche foto di pazienti, in situazioni imbarazzanti o addirittura di parti intime. C’è di peggio, il Caffè riferisce che lo stesso è stato visto manipolare bruscamente un cadavere in una camera mortuaria. Da qui anche l’accusa di turbamento della pace dei morti.
Le foto, però, a quanto pare, non solo le mandava, ma le riceveva anche, malgrado non ne sia stata trovata traccia.
Altro inquietante dettaglio: l’uomo, ora libero dopo mesi di carcere, si definiva l’angelo della morte, verso cui aveva degli impulsi sessuali. E usava in modo anomalo le pompe siringhe usate per alterare i dosaggi.
Trovare una correlazione con la morte dei pazienti non è a livello medico-scientifico molto semplice. Lui ha sempre negato tutto, ammettendo solo di aver maltrattato qualche persona ricoverata.