CRONACA
La televisione secondo Matteo (Pelli): "Nel 2020 a TeleTicino cambiamo tutto. E per le comunali rifaccio Sotto a chi tocca"
Intervistona natalizia (in due parti) al direttore dell'emittente di Melide: "Con la RSI c'è stato qualche abboccamento, ma..."

di Andrea Leoni

Matteo, che anno è stato il 2019 per Teleticino?
“Un anno movimentato. Molto bello. Siamo partiti a febbraio in maniera scoppiettante con la novità di “Sotto a chi tocca”. E da quel momento abbiamo capito che il lungo ci piace”.

Cioè?
“Fare dei programmi senza limiti di tempi. Semplicemente, andando. Se hai dei buoni piloti lo puoi fare. E io ho la fortuna di avere in squadra degli ottimi piloti. Quindi abbiamo adottato un po’ questa linea che, quando ci sono i live, ci buttiamo dentro anima e corpo. E la squadra reagisce bene, con il sorriso. Perché ogni piccola impresa, diventa una grande impresa. E diventa una grande impresa di gruppo, al di là di chi è il conduttore”

 
Modello maratona?
“Sì. Seguiamo soprattutto il principio che se sei più piccolo degli altri devi trovare delle formule che ti rendano unico. Devi utilizzare l’handicap che hai in partenza trasformandolo in un elemento di forza. E noi ci riusciamo. Siamo un gruppo piccolo che però quando c’è da fare un sacrificio, non guarda mai l’orologio”.

In un momento storico a livello mediatico in cui tutto si accorcia, tu dici che la strada è allungare?
“La strada è diluire se hai l’evento, altrimenti devi saper raccontare con brevità. Però se c’è un ballottaggio, se hai le elezioni cantonali, oppure un altro momento importante per il Cantone, allora devi giocare al contrario”

Una strategia premiata dagli ascolti?
“È stato un 2019 molto buono anche da questo punto di vista. A livello di singoli spettatori è difficile da decifrare perché è stato un anno con temperature molto calde e quindi la gente ha guardato meno la televisione. Però la quota di mercato cresce. E questo dato è in netta controtendenza rispetto agli altri canali generalisti”.

E questo dato ti dà la motivazione?
“La motivazione me la dà l’entusiasmo. E l’entusiasmo da sempre me lo danno anche i numeri. Io nono sono uno di quelli che dice “basta essere creativi”. A me piace essere molto pragmatico. E i dati d’ascolto mi aiutano a capire se la strada è giusta. Non se è perfetta. Il numero di per sé non basta. Ci vogliono i contenuti, la creatività, l’esperienza del gruppo e la giusta energia. Però se hai tutto questo e non hai i numeri, diventa un po’ deprimente”.

È stata dura per te calarti in una dimensione di dati d’ascolto assai più piccoli, rispetto a quelli a cui eri abituato in RSI? Trovare la motivazione nei piccoli numeri?
“Molto. Anche perché, quando sono diventato direttore di Radio3i, siamo passati in maniera rapidissima dai 35’000 contatti agli 80’000. Ed è stato un percorso per me indimenticabile. La tv è diversa. È più lenta, più vecchia. Quante volte sentiamo persone che ci dicono “e vabbé la tele, però mio figlio guarda YouTube”…”

Infatti.
“Sì però la televisione resta un punto di riferimento. Ma per far crescere il pubblico il lavoro è molto più lungo. E a volte può essere demotivante. Anche perché sono convinto che questa televisione meriterebbe numeri ancora più importanti, nonostante questa sarà un’annata record. Nel 2019 abbiamo avuto diversi programmi che hanno passato i 10, 15, 20 punti di media. Per una struttura come la nostra è miracoloso”.

Qual è a tuo avviso la soglia critica, il tetto massimo al quale può ambire una televisione con i mezzi di TeleTicino?
“È difficile da dire. Un sogno potrebbe essere fare dai 3 ai 5 punti di media sulle 24 ore, però con una tv completamente riorganizzata. Ma sarebbe un colpo di magia, dovrebbe andare tutto bene. C’è un aspetto che mi dà molta motivazione in questo senso: sto lavorando con dei professionisti bravissimi. Persone che hanno grande passione ed autenticità, nonostante siano molto giovani. Questo aspetto mi permette di non pormi dei grandi limiti”.

Quanto pianifichi il futuro? Pensi che un giorno, quando non avrai più la motivazione, lascerai improvvisamente TeleTicino, oppure sarà un’uscita pianificata?
“La RSI l’ho lasciata in maniera super improvvisa. Per il rapporto che ho con questo gruppo, invece, non lo farei mai. Non dimentichiamo che mi è stata data carta bianca dalla proprietà, seppur con dei paletti chiari. Il rapporto con l’amministratore delegato Colombi è quasi fraterno e la famiglia che gestisce questo Gruppo mi ha sempre riservato le giuste attenzioni. Quindi no, non me ne andrò di punto in bianco”

Potresti restare fino alla pensione?
“Fino alla pensione è dura. Non sono una persona che guarda così lontano”.

Era per dire un periodo lungo. Diciamo dieci anni.
"Sì, certo, quello è possibile”

Domanda di rito, a questo punto. Con la RSI discorso chiuso per sempre?
“Non farò sicuramente il concorso”

E se ti vengono a cercare?
“Ho già avuto qualche abboccamento, ma non se ne parla”.

Capitolo chiuso, quindi?
“È un’azienda che non ha attualmente quella struttura che mi permetterebbe di lavorare in un certo modo. Sarebbe tempo perso per entrambi”

Torniamo a TeleTicino. La prima grande novità del 2020 sarà il ritorno di “Sotto a chi tocca”.
“Esatto, lo rifaremo per le elezioni comunali. Andremo in onda a fine marzo con un impianto leggermente diverso, ma sarà comunque una trasmissione molto lunga e con la stessa giuria che abbiamo messo in campo per le cantonali. La trasmissione sarà aperta ai candidati di tutti i comuni”.

Ma la vera grande novità, una specie di rivoluzione, la vedremo sempre in primavera. Ce la racconti?
“Avremo un nuovo studio, una nuova grafica, ma soprattutto un nuovo modo di fare informazione. Il merito è soprattutto di Sacha Dalcol che sta seguendo in prima persona questo progetto che cambierà radicalmente il nostro modo di fare televisione”.

Spiegalo in maniera semplice.
“Abbiamo acquistato un nuovo sistema operativo che ci permetterà di essere molto più snelli e più presenti, sia dal profilo televisivo che delle altre piattaforme multimediali. Inoltre dialogheremo in modo più intenso con il  Corriere del Ticino. Tutta questa impostazione ci permetterà di avere un flusso molto più fresco di notizie, dandoci la possibilità di scompaginare il palinsesto e le dirette, ogni volta che lo riterremo necessario. Se succederà qualcosa, ci saremo”.

Ci sarà quindi un po’ più d’informazione e un po’ meno intrattenimento?
“Per noi l’informazione è tutto. Però un’informazione che vorremmo giocare più sull’infotaiment. Penso che Sacha Dalcol sia un ottimo conduttore proprio perché riesce a coniugare il lavoro giornalistico con la battuta, con il sorriso. Ed è in quella direzione che deve andare la nostra televisione”.

Quindi, se capisco bene, più che nuovi programmi, un nuovo modo di concepire il palinsesto.
“Esatto. Non mancheranno i nuovi programmi, ma sarà soprattutto un nuovo modo di fare televisione. Sarà più importante esserci che la singola trasmissione che va in onda”.

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