CRONACA
La nuova vita di Gianni Morici dopo la chiusura del 'Pit': "Ora guardo avanti. La legge va cambiata, mi pare da Far West"
Lo storico gerente del Peter Pan di Bellinzona ne ha per tutti: "La concorrenza? Forse invidiosa... E sui giovani dico che dovrebbero smetterla di stare al telefonino"
© Ti-Press / Benedetto Galli
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Le ultime serate al Peter Pan. Il ricordo di Gobbi: "Triste, se ne va un pezzo di storia". Morici: "Ci lascio il cuore e forse qualcosa di più"

06 DICEMBRE 2019
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Le ultime serate al Peter Pan. Il ricordo di Gobbi: "Triste, se ne va un pezzo di storia". Morici: "Ci lascio il cuore e forse qualcosa di più"

06 DICEMBRE 2019

BELLINZONA – Gianni Morici rappresenta un nome importante nella ristorazione ticinese. Il suo Peter Pan, chiuso da pochi giorni, ha fatto la storia. In una lunga e sentita intervista, ha raccontato a TicinoLibero cosa farà ora, cosa è cambiato e che cosa vorrebbe cambiare, lanciando anche qualche accusa.

Cosa ha provato al momento di chiudersi alle spalle per l’ultima volta la porta del Pit?

“Sicuramente è stata una svolta importante nella mia vita, ho passato quasi 28 anni in quel locale, in pratica metà della mia vita. Non è stato facile, oltretutto ho fatto direttamente io il lavoro di sbaraccare ed è stato dura, ogni cosa che prendevo in mano era un ricordo. Quale mi ha emozionato di più? Smontare il palco, l’ultima cosa che ho portato via, è stato il clou del locale, ci sono stati concerti, successi. Toglierlo è stata un’emozione forte”.

Cosa porterà nel cuore di questi anni?

“Adesso continuerò a organizzare concerti, quel che porto del Pit è la crescita, è stato il mio lungo apprendistato che mi ha fatto crescere in tutti i sensi, anche professionale. Ovviamente c’è il ricordo di mio fratello, quando lavoravamo assieme, con lui che si dedicava di un lato del bar e io di un altro, riuscivamo a fare tanto, la sua parte manca”.

Quali sono i suoi progetti ora?

“Abbiamo rilevato il bar che si chiamava Ramarro, l’abbiamo addobbato stile Peter Pan, sarà un bar pub con concerti soprattutto nel weekend, portando avanti la nostra linea”.

Di fatto un nuovo Peter Pan?

“Lo gestiremo nello stesso modo, abbiamo portato il juke box e alcuni cimeli, per far sentire a loro agio i clienti. Alcuni stanno già arrivando”.

Servono ancora a Bellinzona e in Ticino locali così?

“Per me sì. Negli anni ’90 il bar era praticamente la seconda casa dei giovani. Uscivi di casa e andavi al bar. Al Peter Pan abbiamo formato una grande casa, con tanta gente che veniva e si divertiva. Per me sono clienti, ma sono tutti amici e figli miei, eravamo una grande famiglia. Ritengo che locali simili, dove il giovane si senta a casa, sono utili per dare una svolta al modo di vivere che stiamo abbracciando, dove si sta ore e ore sul telefonino senza parlare con nessuno, senza scambiare due parole. Ci stiamo chiudendo e il bar dà l’opportunità di conoscere gente, di socializzare, di suonare. Spero che i miei figli quando avranno l’età potranno avere un bar come punto di incontro con gli amici piuttosto che vederli col telefonino sempre”

Negli anni è diventato più difficile fare l’esercente?

“Sì perché per il cliente è diventato più facile andare a comparsi una birra o farsi una cenetta a casa senza spendere troppo, dunque al ristorante o al bar si va al bisogno, per questo vanno inventati degli eventi per portare gente. Se non fai un concerto, non dai qualcosa in più i giovani bevono per strada o si trovano nelle loro case. Adesso è facile trovare bere, anche birra, e fare ristorazione più difficile”.

Sono aumentati, negli anni, i clienti maleducati che vi rendono la vita difficile?

“Diciamo che ci sono sempre stati. Noto che sono cresciuti i vicini senza un minimo di tolleranza, sono diventati molto più rigidi, non sopportano nulla. Hanno troppo in mano la situazione, chiamano la Polizia e 30-40 persone che si stanno divertendo devono smettere, stare in silenzio, togliere la musica, tutto per una persona che ha detto di sentire rumore. Mi pare poco democratico. Al Peter Pan per anni non ha chiamato nessuno, poi hanno costruito dei palazzi vicino e ogni tanto arrivava la telefonata, ma quando fanno la musica alla piscina all’aperto tutto va bene. Magari si tratta anche di un vicinato geloso del successo del tuo locale che funziona, basta chiamare la Polizia ed essa interviene. Rivedrei tutto a livello di legge, mi pare una legge del Far West, vecchissima. Io andrei a vedere che davvero il volume sia superiore alle norme e identificare che chi ha telefonato sia davvero chi dice di essere”.

Sta lanciando accuse a qualcuno in particolare?

“Presumo, anche se non possono dirmelo, che alcune chiamate contro di noi siano arrivate dal bar di fronte a noi, per concorrenza. I nostri clienti che parcheggiavano nei loro parcheggi erano sempre multati. Io prenderei nome e cognome del cittadino che avverte la Polizia, redigendo un verbale e se in effetti era tutto nella norma fargli pagare per aver distolto gli agenti magari da altri interventi. Non si può che ad ogni rumore arrivano a far spegnere la musica, per una sola reclamazione”.

Detto tutto ciò, vale ancora la pena investire nella ristorazione in Ticino?

“Se si parla di grossi investimenti no, non abbiamo i numeri e gli utenti di una grande città, come Como o Milano”

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